L’Europa chiede a Facebook e Twitter di rispettare norme tutela consumatori
Se c’è una controversia con i social media, non è pensabile che i consumatori europei possano rivolgersi solo a un tribunale della California. O debbano subire clausole più o meno illegali e un potere illimitato di rimozione dei contenuti. Sono solo due esempi fra tanti – che dire della pubblicità occulta o delle vere e proprie truffe? – del rapporto a volte problematico fra consumatori e social media, che Commissione europea e autorità responsabili della tutela dei consumatori nei diversi Stati hanno deciso di affrontare. Chiedendo a Facebook, Twitter e Google+ di rispettare le norme europee sulla tutela dei consumatori.
Le autorità e le organizzazioni dei consumatori dell’UE, denunciano da Bruxelles, hanno ricevuto un numero crescente di reclami da parte di consumatori che sono stati vittime di frodi o truffe durante la consultazione di siti di social media e ai quali sono state imposte alcune condizioni di utilizzo non conformi alle norme UE di tutela dei consumatori. Così nel novembre scorso le autorità Ue di tutela dei consumatori, sotto la guida dell’omologa autorità francese e col sostegno della Commissione europea, hanno inviato una lettera a Facebook, Twitter e Google+ chiedendo loro di affrontare questi aspetti. Il 16 marzo c’è stato un incontro: gli operatori dei social media hanno un mese di tempo per presentare le misure che intendono adottare per rispettare le norme europee.
Sostiene la commissaria per la giustizia e la tutela dei consumatori Vera Jourová: “Vista la crescente importanza delle reti sociali online è ora il momento di garantire che in questo settore ci si conformi alle solide norme UE, che sono state elaborate appositamente per tutelare i consumatori dalle pratiche sleali. Non è concepibile che i consumatori dell’UE possano solo ricorrere a un tribunale della California per risolvere una controversia, né possiamo accettare che gli utenti siano privati del diritto di recedere da un acquisto online. Gli operatori di social media – prosegue la Commissaria – devono inoltre cominciare ad occuparsi con maggior senso di responsabilità del problema delle truffe e delle frodi perpetrate sulle loro piattaforme. A partire da oggi, gli operatori di social media hanno un mese di tempo per presentare soluzioni che consentano loro di conformarsi alle norme dell’UE.”
I settori interessati dai cambiamenti richiesti riguardano in particolare clausole e condizioni abusive, e frodi e truffe che vengono veicolate via social network. L’Europa chiede maggiore chiarezza nelle condizioni d’uso dei servizi e l’eliminazione delle clausole illegali: le condizioni di utilizzo delle piattaforme di social media devono essere rese conformi al diritto europeo riguardante i consumatori. All’atto pratico, spiega la Commissione europea, questo significa ad esempio che le reti di social media non possono privare il consumatore del diritto di rivolgersi a un tribunale dello Stato di residenza e non possono chiedere di rinunciare a diritti quali quello di recedere da un acquisto online. I contenuti sponsorizzati devono essere chiaramente identificabili e le reti di social media non possono modificare unilateralmente le clausole e le condizioni di utilizzo, senza informare chiaramente il consumatore circa la motivazione di tale modifica e senza dargli la possibilità di recedere dal contratto in tempo utile. Le clausole d’uso del servizio, prosegue la Commissione europea, non possono dare ai social media potere illimitato e discrezionale di rimozione dei contenuti.
L’altro campo cui si chiede a Facebook, Twitter e Google+ di intervenire è quelle delle frodi e delle truffe: gli operatori dei social media, chiede l’Europa, devono eliminare truffi e frodi dai loro siti web e le autorità di tutela dei consumatori dovrebbero poter contare su un canale di comunicazione diretto per segnalare le irregolarità, quali le violazioni delle norme sulle pratiche commerciali sleali o delle regole sui diritti dei consumatori. Le pratiche ingannevoli segnalate riguardano ad esempio le truffe sui pagamenti, gli abbonamenti ingannevoli, o le finte promozioni – “vinci uno smartphone con 1 euro” – che si rivelano veri e propri concorsi che, in realtà, comportano la sottoscrizione occulta di un abbonamento a lungo termine e anche molto costoso.