
Lo Sprecometro non perdona: “Questa settimana hai sprecato 350 grammi di cibo” (fonte immagine Pixabay)
Lo Sprecometro non mi perdona: “Questa settimana hai sprecato 350 grammi di cibo”
Ho fatto il test dello Sprecometro sullo spreco alimentare. E ahimè ho scoperto di aver sprecato tre etti e mezzo di cibo solo in quest’ultima settimana…
«Questa settimana hai sprecato circa 350 grammi di cibo». Il responso arriva così, come uno schiaffo in faccia: ai miei impegni, alla mia lista della spesa e alla corsa dei prezzi, che sta cambiando i miei acquisti e li sta rendendo (credevo) più oculati. E invece il test mi dice che spreco cibo, un po’ troppo.
Eppure con i listini che rincarano di continuo, una delle occupazioni più faticose che s’è abbattuta sugli impegni quotidiani è quella di fare la spesa senza far piangere il portafoglio. Di riempire il carrello senza svuotare il conto corrente. Dunque via alla ricerca dello sconto e delle promozioni e delle offerte speciali e dei tre per due e del 50% sul secondo pezzo. “Non sarà che il mio spreco dipende dall’eccesso di acquisto? Che la mia lista della spesa è del tutto fittizia, perché contiene dieci voci e io esco dal supermercato col carrello pieno?”
È questo il flusso di pensiero che si impadronisce di me quando arriva l’esito del test. Il test è quello dello Sprecometro, l’app antispreco lanciata dalla campagna Zero Sprechi in occasione della Giornata di prevenzione dello spreco alimentare. Lo Sprecometro è applicazione ideata e sviluppata dall’Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità, nata dal lavoro congiunto del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e Last Minute Market. L’app vuole contribuire a scelta di consumo sostenibili, alla riduzione e prevenzione dello spreco alimentare e all’adozione di una dieta sana e sostenibile.

Il test dello Sprecometro dice che sono una sprecona
Un po’ perché avevo tempo, un po’ per curiosità, un po’ per capire se predico bene e razzolo male, ho fatto oggi il test dello Sprecometro per capire qual è il mio profilo di eventuale sprecona sulla base delle abitudini di acquisto, di consumo e ahimè di spreco che si verificano in casa.
La prima batteria di domande è più generale, la seconda chiede espressamente di guardare alle abitudini alimentari degli ultimi sette giorni e di tracciare una sorta di autopercezione del proprio spreco – di frutta, verdura, pane, pasta e quant’altro.
Ecco allora che il test mi restituisce una risposta non proprio ideale. Se si considera che chi scrive… scrive ahem anche di spreco alimentare, c’è poco da stare allegri.
«Questa settimana hai sprecato circa 350 grammi di cibo – dice impietoso il test – Per te lo spreco di cibo è legato a eventi fortuiti e occasionali più che a vicende abituali. E’ necessario aumentare quindi l’attenzione e soprattutto stare più attenti alla pianificazione degli acquisti e dei consumi. Sei sulla buona strada, continua così!».
Spreco cibo, perché?
Insomma: sono sulla buona strada ma la via è ancora lunga. Ci provo ma non ci riesco. E perché non ci riesco? Ripercorriamo le prime domande e le risposte date cercando di esser (il più possibile) sincera.
Spreco perché acquisto troppo. Devo per forza rispondere spesso, perché pur con tutte le cautele, pur con la lista della spesa messa nero su bianco, pur con tutto l’impegno morale e materiale che ci metto… spesso il mio spreco, e quello che viene dalla mia abitazione, è legato al fatto che ho comprato troppa roba, in offerta o meno, che mi serviva (ma certo che serviva!). O forse no?
Il cibo si deteriora perché sono lunghi i tempi di attesa fra una spesa e l’altra. Raramente, in realtà da queste parti la spesa è una pratica continua e per deteriorarsi ci vuole tempo.
Calcolo male le cose che servono? Qualche volta, non sempre, non spesso, ma chi non capita mai?
Ho sempre paura di non avere a casa cibo a sufficienza. Qualche volta accade, lo confesso, nonostante la dispensa contenga al momento almeno dieci pacchi di pasta e due confezioni di biscotti e quattro barattoli di fagioli. Ma bisogna pur comprendere, mica vivo da sola, devo almeno contare su latte e biscotti e una scorta di pasta e passata di pomodoro. “Non sia mai arriva qualcuno”, lo dicevano sempre i nonni.
Compro confezioni troppo grandi, dice un’altra domanda. La risposta non può che essere raramente e la motivazione è ovvia. Ed è seria. Complice la shrinkflation ormai le confezioni grandi bisogna cercarle col lanternino. Ho visto con i miei occhi un pacco di biscotti contenere tre-dico-tre biscotti confezionati e la grammatura ormai giocare con i numeri, 200 grammi diventati 190, 100 grammi snelliti a 90, cose da 240 grammi (che non è 250 e non è 300) e insomma non sono pratica di numeri ma se la confezione s’è rimpicciolita e il prezzo no, alla fine me ne accorgo pure io che vado sempre di corsa.
Cucino troppo. Risposta sincera: spesso. Eh già. Non c’è verso di fare un risotto che non possa sfamare mezzo condominio, o un tegame di lenticchie che non possa bastare per due Capodanni.
Ci sono troppe offerte. Spesso, vero, la posta è sempre piena di volantini. Ma considerata la congiuntura economica e l’aumento dei prezzi, forse non è poi una cattiva cosa.
Me ne dimentico e qualcosa scade o si deteriora. Qualche volta. Non sono mica perfetta!
Ci sono poi le domande sulle abitudini alimentari degli ultimi sette giorni. Sono stata il più sincera possibile, perché non sempre posso dire di non sprecare – a chi non sfugge una fetta di pane o un peperone dimenticato in frigorifero? – ma il responso non è affatto un vanto. Dice che questa settimana avrei sprecato 350 grammi di cibo. E che devono stare più attenta alla pianificazione degli acquisti.
Il flusso di pensiero e di coscienza continua. Lo sapevo io: compro troppo. La mia lista della spesa è un elenco infinito di buoni propositi che si scontrano col carrello da riempire, il marketing, la gola e il timore di non avere in dispensa quello che serve per oggi, per domani e per il fine settimana. ‘Ché non sia mai arriva qualcuno.

Scrive per noi

- Giornalista professionista. Direttrice di Help Consumatori. Romana. Sono arrivata a Help Consumatori nel 2006 e da allora mi occupo soprattutto di consumi e consumatori, società e ambiente, bambini e infanzia, salute e privacy. Mi appassionano soprattutto i diritti, il sociale e tutti quei temi che spesso finiscono a fondo pagina. Alla ricerca di una strada personale nel magico mondo del giornalismo ho collaborato come freelance con Reset DOC, La Nuova Ecologia, Il Riformista, IMGPress. Sono laureata con lode in Scienze della Comunicazione alla Sapienza con una tesi sul confronto di quattro quotidiani italiani durante la guerra del Kosovo e ho proseguito gli studi con un master su Immigrati e Rifugiati. Le cause perse sono il mio forte. Hobby: narrativa contemporanea, cinema, passeggiate al mare.
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