Mutui per giovani precari, Altroconsumo: banche ignorano Fondo di garanzia
Ottenere un mutuo per una coppia di giovani precari non dovrebbe essere un’impresa impossibile: c’è un Fondo di garanzia statale ad hoc destinato a loro. Il problema è che viene ignorato dalle banche, che non rinunciano però a rifilare polizze e conti. Altroconsumo ha condotto un’inchiesta su oltre 60 istituti di credito: la maggior parte ignora l’esistenza del fondo. Chi invece lo conosce lo concede solo ad alcune condizioni (scorrette) ovvero se si apre anche un conto corrente o se si acquistano polizze vita o casa.
Per i giovani precari è difficile sperare in un mutuo, perché le banche non sono così disponibili nel concedere loro dei crediti. Ma nel 2015 c’è stato un primo segno di svolta: il mercato dei mutui è ripartito e il “Fondo di garanzia per la casa” istituito dallo Stato e gestito da Consap ha favorito la partecipazione anche di coloro che ne venivano esclusi perché considerati a rischio dalle banche, in particolare i giovani con contratti di lavoro precari.
Attraverso il Fondo di garanzia, lo Stato garantisce alla banca la copertura del 50% della quota capitale dei mutui ipotecari erogati per l’acquisto, la ristrutturazione o per l’accrescimento dell’efficienza energetica, degli immobili adibiti ad abitazione principale. Viene data priorità per l’accesso al credito alle giovani coppie o nuclei mono-genitoriali con figli minori, e infine giovani di età inferiore ai 35 anni titolari di un rapporto di lavoro a tempo determinato. Il Fondo è attivo da ottobre 2014. Ma c’è un però: le banche non sono obbligate ad aderire al Fondo; a oggi, infatti, lo hanno fatto solo in 147 (circa il 70% degli sportelli bancari italiani).
Dall’inchiesta condotta da Altroconsumo sembrerebbe che la maggior parte delle banche abbia ignorato questo fondo, nonostante le garanzie dello Stato. Altroconsumo ha visitato 61 agenzie bancarie di Milano, Bologna, Napoli e Bari nei panni di una giovane coppia trentenne con contratti di lavoro precari e senza santi in paradiso che potessero fare da garante per un mutuo. Un profilo che allo sportello non ha molte chance di ottenere un mutuo, se non con la garanzia che ci mette lo Stato grazie al Fondo. Peccato che nella maggior parte delle filiali visitate i consulenti erano del tutto all’oscuro dell’esistenza del Fondo. Che viene ignorato anche sulla maggior parte dei loro siti, nonostante le banche aderenti si siano impegnate con il ministero del Tesoro. In questi casi, è stata la nostra coppia a giocarsi la carta del Fondo per avere un’offerta di mutuo. In ben 9 casi ci hanno chiesto la garanzia di un terzo, cioè lafideiussione di un parente o di un co-obbligato. Annullando, quindi, il senso dell’esistenza di un fondo che dà alla banca la garanzia dello Stato. Lo stesso regolamento del Fondo prevede che l’istituto di credito non possa chiedere garanzie aggiuntive, se non le coperture assicurative. Anche sul fronte del Taeg (il tasso di interesse complessivo del mutuo) il regolamento stabilisce che non debba superare il 3,6% per i mutui a tasso fisso e il 2,83% per quelli a tasso variabile. Nel nostro giro per banche, invece, in molti casi il Taeg è superiore a questi valori.
Non sono mancate le pratiche scorrette: nel 52% dei casi la banca ha chiestol’apertura di un conto corrente come condizione necessaria per concedere il finanziamento; nel 30% l’offerta è stata vincolata all’acquisto anche di una polizza vita Cpi (Creditor protection insurance) a garanzia del mutuo. Infine, tutti gli istituti che hanno fatto un’offerta, tranne uno, hanno fatto capire che dovevamo acquistare la polizza casa venduta dalla banca stessa a copertura dell’immobile ipotecato.
In conclusione, abbiamo scoperto che il Fondo di garanzia viene usato dalle banche quando si ricordano di essersi convenzionate, per offrire credito a tassi di mercato, quindi senza perderci niente e lasciando il rischio di insolvenza sulle spalle dello Stato. Porteremo i risultati dell’inchiesta all’attenzione di Bankitalia,ministero del Tesoro e Abi. Una segnalazione che speriamo porti a maggiori controlli e a una revisione delle condizioni di accesso alla garanzia del Fondo statale.