Pil: Istat conferma, su anno +1,5%. UNC: dati positivi, ma strada ancora lunga
Nel secondo trimestre del 2017 il prodotto interno lordo (PIL) è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% nei confronti del secondo trimestre del 2016. Rispetto al trimestre precedente, specifica l’Istat che ha diffuso oggi i dati, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano aumenti. In particolare, si rileva una crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dello 0,7% gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, dello 0,7% e dello 0,6%.
La domanda nazionale ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita del PIL (+0,2 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,1 gli investimenti fissi lordi e contributo nullo della spesa della Pubblica Amministrazione, PA). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del PIL (+0,1 punti percentuali), mentre il contributo della domanda estera netta è risultato nullo.
Andamenti congiunturali positivi sono stati registrati anche per il valore aggiunto dell’industria (+0,6%) e dei servizi (+0,4%), mentre il valore aggiunto dell’agricoltura è diminuito del 2,2%.
“Dato positivo e incoraggiante, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga“, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“I dati, infatti, presentano ancora luci ed ombre”, specifica Dona. Il valore aggiunto dell’agricoltura, ad esempio, è diminuito del 2,2% rispetto al primo trimestre e del 2,4% su base annua. Quanto alla spesa delle famiglie residenti, vera cartina di tornasole per il rilancio della nostra economia, gli incrementi sono inferiori rispetto a quelli del Pil: +0,3% sul trimestre precedente e +1,2% rispetto al secondo trimestre 2016. Il contributo alla variazione congiunturale del Pil è inferiore rispetto al 1° trimestre 2017″.
“Un buco di circa 1.500 euro per nucleo familiare che, di questo passo”, aggiunge Confesercenti, “impiegheremo tre anni per recuperare”.
Il gap dei consumi è ancora più pesante se si considera che la ripartenza della spesa degli italiani, negli ultimi tre anni, ha riguardato soprattutto servizi e beni durevoli, in particolare l’automobile. Ed ha avuto dunque un impatto limitato sulle imprese del commercio al dettaglio, le cui vendite continuano ad essere sostanzialmente ferme. A parte lo stallo del commercio però, la nostra economia lancia nel complesso segnali positivi, che dovrebbero essere confermati anche nel III trimestre, viste le buone performance del settore turistico: è stata un’estate record, e ci attendiamo una crescita del 2% circa delle presenze tra giugno e luglio.

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