Politecnico Milano: pagamenti digitali, nel 2019 arriveranno a 100 miliardi di euro
2 carte su 5 sono contactless. E lo stesso vale per 1 POS su 2. Numeri che parlano di un nuovo approccio tra consumatori ed esercenti. Nel 2016, in Italia, i pagamenti digitali con carta sono cresciuti del 9%, raggiungendo quota 190 miliardi di euro, pari al 24% dei consumi degli italiani. A lievitare, in particolare, è l’infrastruttura contactless: oggi 40 milioni di carte e 1 milione di POS sono abilitati, nel 2019 potranno transare tra i 50 e i 70 miliardi di euro. Gli italiani scoprono, così, la comodità di pagare semplicemente appoggiando la carta al POS.
I possessori di carte contactless hanno acquisito maggior consapevolezza dello strumento che hanno nel portafoglio (in precedenza molti non sapevano nemmeno che la propria carta fosse contactless) e gli esercenti (soprattutto nelle grandi catene) hanno orientato il POS verso il cliente, permettendogli di avvicinare la carta in autonomia, generando un effetto trascinamento. In sostanza, il vedere compiere sempre più spesso il gesto di avvicinare la carta e velocizzare il pagamento ha generato la curiosità di testare questa modalità in prima persona. I numeri dimostrano come il “tap & go” non sia utilizzato solo per i micro pagamenti sotto i 25 euro (per cui non serve inserire il pin), ma anche per i pagamenti con un ammontare superiore, segno che la possibilità di non inserire la carta nel POS è reputata più comoda e veloce in qualsiasi circostanza. Lo scontrino medio si aggira infatti poco sotto i 50 euro, inferiore allo scontrino medio con carta che è di circa 63,5 euro. Sono i dati dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano, presentati il 9 marzo a Milano in occasione dell’evento Il Mobile Payment & Commerce alla conquista del mondo.
«Questa crescita è ampiamente riconducibile ai “new digital payment” – le modalità più innovative di pagamento digitale (eCommerce, ePayment, mobile payment & commerce a distanza e in prossimità, mobile POS e contactless payment) – che complessivamente superano i 30 miliardi di euro (+51% rispetto al 2015) e valgono ormai il 16% del totale dei pagamenti digitali con carta (nel 2015 erano il 12%)» spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce. «Nel 2016, i “new digital payment” hanno dimostrato di essere il motore in grado di avvicinare gli italiani ai pagamenti elettronici in sostituzione del contante. Tale crescita proseguirà nei prossimi anni (raggiungendo nel 2019 i 100 miliardi di euro, pari al 44% del totale dei pagamenti digitali), andrà a sostituire gli “old digital payment” e, soprattutto, allargherà la quota dei “digital payment” rispetto a strumenti di pagamenti più inefficienti come il contante» aggiunge Portale.
L’eCommerce e l’ePayment rappresentano, inoltre, la componente di maggior valore nei “new digital payment”. L’acquisto di beni e servizi e il pagamento di ricariche, bollette e tasse tramite pc o tablet con carta di credito o tramite wallet, crescono del 14%, arrivando a valere 18,7 miliardi di euro. E poi c’è lo smartphone. L’acquisto di prodotti e servizi attraverso il telefono cellulare (mobile payment & commerce), sia attraverso app e mobile site, sia utilizzando lo smartphone in modalità di pagamento proximity (Nfc, Qr code e geo-localizzazione), cresce del 63% e raggiunge i 3,9 miliardi. Questa componente è trainata soprattutto dalla crescita del 63% di chi effettua l’intero processo di acquisto online (mobile remote commerce), che raggiunge i 3,3 miliardi di euro di transato, pari a circa il 17% del totale transato eCommerce, con questo tipo di acquisti che fa segnare il proprio picco nei mesi festivi di agosto e dicembre. Grazie a iniziative volte a convogliare gli acquisti su mobile, anche per categorie generalmente più associate al mondo pc per facilità di consultazione delle foto e personalizzazione del prodotto come quella dell’arredamento, si stima che nei prossimi tre anni il “mobile remote commerce” potrà raddoppiare e valere tra i 6,7 e i 7,7 miliardi di euro.
Nel 2016 il “mobile remote payment” ha raggiunto i 600 milioni di euro (+61% rispetto al 2015). Crescono i pagamenti di bollette e bollettini, arrivando a oltre 115 milioni pagati tramite i “mobile wallet” (escludendo i pagamenti da “mobile banking”) inquadrando il codice 2d con lo smartphone (+54% rispetto al 2015). Raddoppiano inoltre i pagamenti da cellulare legati ai trasporti (biglietti del bus, pagamento delle soste, taxi e car/bike sharing), raggiungendo i 90 milioni di euro (+97%). In particolare, grazie alla crescita dell’offerta di questi servizi, nel 2016 sono stati acquistati oltre 8 milioni di biglietti, pagate quasi 7 milioni di soste e oltre 10 milioni di corse di car sharing. Anche il settore dei taxi conta oggi quasi 4,5 milioni di euro pagati tramite smartphone. I servizi di “mobile remote payment” hanno un valore medio della transazione molto bassa, ma una frequenza di utilizzo sempre più alta e interessante da parte degli utenti: hanno quindi il merito di abbattere progressivamente le barriere all’utilizzo del cellulare da parte degli utenti e fare da traino anche agli altri servizi di “mobile payment & commerce”. Si stima che nei prossimi tre anni la frequenza di utilizzo aumenterà ulteriormente e che nel 2019 il transato di “mobile remote payment” raddoppierà raggiungendo 1 miliardo di euro.
L’evoluzione del settore passa inoltre anche attraverso l’utilizzo dello smartphone come strumento di accettazione: a fine 2016 si stima ci siano stati circa 85.000 unità (+21%, erano 70.000 nel 2015) di mobile POS. Cresce il transato, che raggiunge gli 800 milioni di euro (+75% rispetto al 2015), a dimostrazione che chi lo ha provato ne è rimasto soddisfatto e lo utilizza sempre più quotidianamente. Il transato annuo per ogni singolo mobile POS si attesta sopra i 9.500 euro, in crescita rispetto ai 7.000 euro scarsi del 2015. Se l’offerta evolverà verso sistemi di POS evoluti (ad esempio con integrazione di servizi di couponing e gestione del magazzino) nei prossimi tre anni i mobile POS attivi arriveranno a transare tra gli 1,2 e gli 1,6 miliardi di euro all’anno.
Ma qual è il punto di vista dei consumatori e degli esercenti in Italia? Il 2016 è stato l’anno in cui, forse per la prima volta, a fare da promotori nella direzione dei pagamenti innovativi sono stati gli esercenti. Dall’indagine condotta su 68 top retailer italiani, è emerso che l’innovazione dei sistemi di pagamento è una delle priorità (il 44% degli intervistati dichiara di volerci lavorare nel 2017). I grandi esercenti italiani, in particolare nel campo della ristorazione, si sono messi in gioco in due modi: da un lato integrando alcuni sistemi di pagamento all’interno delle loro app e dall’altro accettando i pagamenti offerti da altri attori. È necessario, tuttavia, educare consumatori ed esercenti attraverso campagne di comunicazione mirate a far emergere le opportunità di questi strumenti e per far sì che siano conosciuti ed utilizzati da tutti. I pagamenti, non solo da mobile, stanno vivendo infatti un periodo di profonda trasformazione portata dalle innovazioni digitali in cui lo smartphone può diventare strumento abilitante. Tutti gli attori in gioco dovranno dunque guardare con forte attenzione alle future evoluzioni.
«L’oggetto di conquista principale all’orizzonte sono i pagamenti in negozio, i più frequenti tra i consumatori, per lo più gestiti in contante o tramite carte di pagamento» afferma Ivano Asaro, ricercatore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce. «Sono molteplici le direttrici di innovazione in ambito pagamenti: dal “mobile wallet” evoluto che integra pagamento digitale e carte fedeltà, alla geo-localizzazione per pagare senza estrarre il telefono dalla tasca; dai pagamenti con password biometriche (scansione dell’iride o dell’impronta digitale) all’evoluzione delle nuove monete virtuali (blockchain e criptovalute); senza dimenticare le applicazioni legate “all’internet of things”, con automobili in grado di pagare il parcheggio e frigoriferi “smart” capaci di valutare automaticamente le scorte».
di Marianna Castelluccio

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