#WithRefugees, UNHCR: 68 mln di persone in fuga e non vanno nei paesi ricchi
Scappa da guerre e persecuzioni una persona ogni due secondi. E non arrivano affatto nei paesi ricchi, che stanno sollevando muri e barriere di ogni tipo, umani e materiali al tempo stesso: l’85% dei rifugiati si trova nei paesi in via di sviluppo, spesso molto poveri. Moltissimi sono sfollati interni. E oltre la metà sono minori, giovanissimi spesso non accompagnati o separati dalle loro famiglie. Nella Giornata mondiale del rifugiato che si celebra oggi è importante fare un po’ di chiarezza. E chiarezza viene dal rapporto Global Trends diffuso dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo che, costretti a fuggire da guerre e violenze, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della loro vita. Dietro ogni rifugiato c’è una storia che merita di essere ascoltata, ricorda l’UNHCR, che prosegue la campagna WithRefugees. Con questa petizione l’Agenzia per i rifugiati chiede ai governi di garantire che ogni bambino rifugiato abbia un’istruzione, che ogni famiglia rifugiata abbia un posto sicuro in cui vivere, che ogni rifugiato possa lavorare o acquisire nuove competenze per dare il suo contributo alla comunità. La petizione verrà presentata all’Assemblea delle Nazioni Unite entro la fine del 2018 in occasione dell’adozione del Global Compact per i rifugiati.
Di quale fenomeno si tratta? Nel 2017, evidenzia Global Trends dell’UNHCR, oltre 68 milioni di persone sono state costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni e violenze, numero record per il quinto anno consecutivo. Si tratta di una situazione causata soprattutto dalla crisi nella Repubblica Democratica del Congo, dalla guerra in Sud Sudan e dalla fuga in Bangladesh di centinaia di migliaia di rifugiati rohingya provenienti dal Myanmar. I paesi maggiormente colpiti sono per lo più i paesi in via di sviluppo. Nel 2017 sono state costrette alla fuga 68,5 milioni di persone, 44500 al giorno, una persona ogni due secondi. Fra questi sono compresi anche 25.4 milioni di rifugiati che hanno lasciato il proprio paese a causa di guerre e persecuzioni, 2.9 milioni in più rispetto al 2016 e l’aumento maggiore registrato dall’UNHCR in un solo anno. Nel frattempo, i richiedenti asilo che al 31 dicembre 2017 erano ancora in attesa della decisione in merito alla loro richiesta di protezione sono aumentati da circa 300.000 a 3.1 milioni. Le persone sfollate all’interno del proprio paese erano 40 milioni del numero totale, poco meno dei 40.3 milioni del 2016.
L’analisi non riguarda invece il contesto globale relativo all’asilo. Nel 2017 ci sono stati casi di rimpatri forzati, di politicizzazione e uso dei rifugiati come capri espiatori, di rifugiati incarcerati o privati della possibilità di lavorare, e diversi paesi che si sono opposti persino all’uso del termine “rifugiato”. I numeri dell’Agenzia delle Nazioni Unite servono a sgombrare il campo da una serie di equivoci e false informazioni. La prima, forse la più diffusa: non è vero che le persone costrette a fuggire si trovino soprattutto nei paesi del nord del mondo. È esattamente il contrario. “L’85% dei rifugiati risiede nei paesi in via di sviluppo, molti dei quali versano in condizioni di estrema povertà e non ricevono un sostegno adeguato ad assistere tali popolazioni – denuncia l’UNHCR – Quattro rifugiati su cinque rimangono in paesi limitrofi ai loro”. Anche gli esodi di massa non sono così frequenti come si pensa, perché dei 68 milioni di persone costrette alla fuga quasi due terzi sono sfollati all’interno del proprio paese. Dei 25.4 milioni di rifugiati, poco più di un quinto sono palestinesi sotto la responsabilità dell’UNRWA. Dei restanti, che rientrano nel mandato dell’UNHCR, due terzi provengono da soli cinque paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.
La maggior parte dei rifugiati, prosegue l’UNHCR, vive in aree urbane (58%) e non nei campi. E le persone costrette alla fuga sono in maggioranza giovani: nel 53% dei casi sono minori, molti dei quali non accompagnati o separati dalle famiglie. Anche i paesi che ospitano rifugiati sono in realtà pochi. In termini di numeri assoluti, la Turchia è prima con una popolazione di 3,5 milioni di rifugiati soprattutto siriani, mentre il Libano è il paese che ne ospita di più in rapporto alla sua popolazione.