In questi giorni si sono sbloccate le trattative per portare a termine un nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea. Si tratta del mercato di beni e servizi più grande al mondo per il quale si vogliono abbattere barriere doganali e dazi. Le ricadute sui cittadini europei copriranno tutti i principali settori di consumo. La Commissione europea rappresenterà i 28 Paesi dell’Unione. A luglio il primo incontro ufficiale dopo il via libera dato dai ministri al commercio internazionale europei.
Il mercato più grande al mondo. Gli scambi commerciali tra Usa e Ue ammontano a circa 760 miliardi di euro l’anno, in percentuale si tratta del 40 per cento del commercio mondiale. Ad oggi le tasse di dogana sono circa del 3 per cento. L’accordo tra le due sponde dell’Atlantico, in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), mira ad abbattere questi balzelli per permettere ad imprese e consumatori di comprare e vendere beni e servizi senza alcun sovrapprezzo.
400mila nuovi posti di lavoro solo in Europa. Secondo gli esperti, questo accordo porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro grazie alle nuove opportunità di lavoro e investimento che verrebbero aperte (molti di più negli Stati Uniti, si stima oltre un milione). Nel dettaglio, le stime parlano per l’Italia di circa 140.000 nuovi posti, in Germania 181.000, in Francia 121.000 e in Gran Bretagna 400.000.
Resta fuori il cinema. Una delle condizioni per dare il via libera alla Commissione europea a trattare, è stato il fermo rifiuto della Francia di includere i prodotti cinematografici e audiovisivi. Si chiama “eccezione culturale” e prevede l’esclusione di tutti i prodotti di questo tipo indipendentemente dal loro supporto, proiettore, tv o internet (ricadono nell’accordo i prodotti editoriali, notizie, archivi e foto). L’obiettivo francese è mantenere la propria industria cinematografica al riparo dalla forte influenza di Hollywood. Il rischio, secondo i critici di tale posizione, è che questo possa fornire il pretesto agli Stati Uniti di chiedere altre deroghe per servizi per i quali non sono gradite intromissioni europee, ad esempio quelli finanziari.
Poco coinvolgimento della società civile. L’European Consumers’ Organisation BEUC avverte che l’intero processo pecca di poca partecipazione pubblica, almeno su sponda europea. Monique Goyens, Direttrice generale della BEUC ha commentato: “Queste negoziazioni riguarderanno più o meno tutti gli aspetti della nostra vita, dalla protezione dei dati personali, alla sicurezza alimentare alle apparecchiature mediche. Purtroppo registriamo una certa riluttanza dell’Unione europea a condividere con l’opinione pubblica documenti e i progressi fatti nelle negoziazioni così come fanno, invece, organizzazioni come l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Organizzazione mondiale del commercio.
Le reazioni. Il via libera alle negoziazioni è stato accolto con entusiasmo da tutti i leader europei. La Cancelliera tedesca Angela Merkel, ha detto che “abbiamo bisogno di grandi progetti che ci uniscano”. Il Premier inglese David Cameron ha parlato di “grande e irripetibile opportunità che dobbiamo assolutamente cogliere”.
Prossimi passi. Dopo il via libera dato dai ministri al commercio internazionale europeo alla Commissione per proseguire con le negoziazioni, si terrà un incontro ufficiale a luglio tra i rappresentanti dell’Ue e degli Stati Uniti, che sarà seguito da altri due incontri dopo la pausa estiva. Alla fine, su sponda europeo, dovranno dare il via libera sia il Parlamento che il Consiglio europeo.
@AlessioPisano


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