Riparto: azioni e reti di contrasto al sovraindebitamento in Italia

Riparto: azioni e reti di contrasto al sovraindebitamento in Italia

Quali contorni ha il sovraindebitamento in Italia? E qual è l’identikit della persona sovraindebitata? I diversi aspetti di questo fenomeno, con una fotografia aggiornata della situazione in Italia, con le difficoltà e le opzioni di uscita dal sovraindebitamento, viene dal progetto Riparto di Movimento Consumatori e Acli, che oggi hanno svolto l’evento conclusivo dell’iniziativa – durata quasi due anni. Le due associazioni hanno presentato una serie di proposte per fronteggiare il sovraindebitamento in Italia. Fra queste, la necessità di istituire un osservatorio nazionale, di garantire servizi gratuiti di consulenza sul debito, di prevedere un minimo vitale impignorabile dello stipendio.

Sovraindebitamento, il progetto Riparto

Il progetto nazionale si chiama “Riparto, percorsi di inclusione finanziaria e di accompagnamento per la gestione e soluzione delle situazioni di sovraindebitamento per la ripartenza“, è stato promosso da Movimento Consumatori APS e Acli aps e cofinanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

«In un contesto nazionale ed internazionale che vede un preoccupante aumento delle situazioni di povertà e di esclusione sociale, MC e Acli – informa una nota – hanno dato vita alla prima rete nazionale specializzata nella prevenzione, risoluzione e ripartenza da situazioni di sovraindebitamento. 27 sportelli, distribuiti su 17 regioni, un servizio di assistenza online e una rete di realtà del Terzo settore che già operano attraverso l’erogazione di servizi sociali o alla persona hanno permesso a cittadini e a micro imprese di trovare una via d’uscita dal sovraindebitamento attraverso percorsi gratuiti di sostegno, gestione e accompagnamento alle procedure di composizione della crisi e di individuare i tratti essenziali di un modello di debt advice per l’Italia».

Ci sono stati inoltre incontri formativi per gli operatori delle rete Riparto, seminari con gli studenti insieme alle università, una ricerca-studio con taglio multidisciplinare che ha restituito una fotografia aggiornata sul fenomeno del sovraindebitamento in Italia. I risultati sono diversi, i principali: 22 mesi di attività per il progetto; in questo arco di tempo si sono rivolti alla help line nazionale oltre 1.727 consumatori e piccole imprese con problemi legati all’indebitamento; gli sportelli territoriali hanno assistito 2.467 sovraindebitati, di cui 2.210 persone fisiche e 257 imprese o professionisti.

 

Sovraindebitamento, l’identikit del sovraindebitato e le proposte per ripartire (Immagine tratta da progettoriparto.it)

 

Sovraindebitamento, l’identikit del sovraindebitato che si è rivolto agli sportelli

Un’indagine ha poi delineato un profilo della persone sovraindebitate che si sono rivolti agli sportelli. Su un campione di 574 utenti, il 58% erano uomini; di questi il 45% nell’età 36-55 anni e il 35% in quella 56-70 anni.

Più della metà dei partecipanti all’indagine è in possesso di un titolo di studio di media superiore, il 30% di una licenza media inferiore, mentre è residuale l’utenza con livelli alti (laurea 10%) o elementari (5%) di istruzione. I

casi più numerosi ci sono stati nelle aree urbane del centro sud, a Roma, Napoli e Reggio Calabria.

La maggior parte delle persone che si sono rivolte agli sportelli ha cercato sostegno per l’analisi della propria situazione debitoria (35%) e per un successivo aiuto nella sua gestione (47%). Grazie all’assistenza dei consulenti, gli utenti si aspettavano principalmente di poter ristrutturare il proprio debito, aumentando la consapevolezza in merito alla propria situazione debitoria e migliorando il proprio livello di educazione finanziaria.

Da dove viene il debito?

Da dove viene il debito? Si tratta soprattutto di debiti personali per l’acquisto di beni mobili.

«I debiti sono stati contratti in larga misura (76%) a titolo personale e in misura minore come titolari d’impresa (18%) oppure come garanti di debiti sottoscritti da terzi (4%). Aggregando i dati raccolti – informa una nota del progetto – si osserva che il titolo (personale, impresa, fideiussione) per il quale è stato contratto maggiormente il debito (60%) è l’acquisto di beni mobili (automobili, televisori, tecnologia), seguono le spese legate alla casa, quali affitti o utenze (11%) o l’acquisto di immobili (10%) attraverso il mutuo. In misura minore il debito è dipeso dalla ristrutturazione della situazione debitoria (9%), da spese per i figli (6%) oppure da imprevisti (separazioni, spese mediche, funerali o altro). I principali creditori risultano essere banche (33%) e società finanziarie e di leasing (circa il 22%), oppure l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia per debiti nei confronti dello Stato (20%)».

Il profilo principale degli utenti in sovraindebitamento che si sono rivolti agli sportelli rimanda soprattutto a lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (34%) e a pensionati (19%) mentre sono al 10% sia gli imprenditori sia i lavoratori autonomi. Nell’ipotesi dei ricercatori, quello che incide è l’accesso al credito.

«I soggetti più a rischio sovraindebitamento sono quindi i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato che possono accedere al credito, ma a causa del ridotto potere d’acquisto e della pluralità dei debiti assunti, si possono ritrovare in gravi situazioni di povertà e di esclusione sociale – spiegano dal progetto – L’irrilevanza della presenza di categorie di lavoratori a tempo determinato e dei collaboratori, si ipotizza possa derivare dall’esclusione finanziaria di queste categorie, che difficilmente riescono ad accedere al credito».

Naturalmente fra gli effetti del sovraindebitamento c’è il disagio psicologico, unito al fatto che la maggior parte delle persone dichiara di non avere una rete sociale forte che possa aiutarla.

Sovraindebitamento, qualche proposta

Nell’evento finale del progetto, MC e Acli hanno presentato anche un documento per ripartire da situazioni di sovraindebitamento che contiene numerose proposte. Fra queste (ma l’elenco è più numeroso) ci sono l’istituzione di  un osservatorio nazionale sul sovraindebitamento e sulla consulenza sul debito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; la strutturazione di servizi gratuiti di consulenza sul debito fisici e online di natura multidisciplinare in modo da assicurare che i cittadini possano ottenere consulenza legale, economico-finanziaria, psicologica e supporto sociale. Gli enti erogatori dei servizi devono essere indipendenti dai creditori o da loro associazioni di categoria e dovrebbero essere individuati negli enti non lucrativi del Terzo settore.

Un’altra proposta è quella di “prevedere un minimo vitale impignorabile dello stipendio: per un’adeguata tutela della dignità della persona è necessario equiparare il regime del pignoramento dello stipendio a quello della pensione, introducendo un’identica soglia di impignorabilità dei redditi da lavoro (doppio dell’assegno sociale con il minimo di mille euro) e consentendo il pignoramento del solo quinto residuo, come previsto per i redditi da pensione”.

Un’altra proposta è quella di rendere sostenibili i costi delle procedure con strumenti che possano consentire alle persone sovraindebitate di affrontare i costi necessari per avviare e per portare a termine le procedure al fine di ottenere l’esdebitazione.


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