Natale senza Amazon, la petizione francese rimbalza in Italia
Arriva anche in Italia l’eco della petizione “Per un Natale senza Amazon”. L’appello è stato lanciato in Francia e impegna a non comprare regali sulla piattaforma di Bezos privilegiando i piccoli negozi. Ma c’è di più
Arriva anche in Italia l’eco della petizione Per un Natale senza Amazon. L’appello è stato lanciato in Francia da un collettivo che riunisce personalità politiche e culturali, associazioni ambientaliste e di consumatori, che hanno lanciato l’iniziativa “Per un Natale senza Amazon” (Pour un Noël sans Amazon!) in cui si impegnano a non comprare regali di Natale sulla piattaforma, privilegiando i negozi locali e dei centri storici.
Caro Babbo Natale, quest’anno un Natale senza Amazon
«Caro Babbo Natale, quest’anno prendiamo l’impegno di un Natale senza Amazon».
Inizia così la petizione, che in realtà è molto più di un impegno a fare regali di Natale in un contesto diverso dalla piattaforma di Jeff Bezos. È un manifesto che usa parole molto dure verso Amazon, accusata di essere una “compagnia predatrice”, e rivendica la necessità di una legislazione che metta i giganti delle piattaforme al pari delle imprese locali.
«Leggi che finalmente consentono di tassare gli immensi profitti di Amazon e il cui ricavato potrebbe integrare un fondo eccezionale per il mantenimento delle attività commerciali locali».
Il collettivo Noël sans Amazon è stato lanciato su iniziativa di personalità politiche, personalità culturali, associazioni ambientaliste, organizzazioni di solidarietà o di difesa dei consumatori, federazioni di commercianti e cittadini impegnati. Spicca la firma della sindaca di Parigi Anne Hidalgo.
«Per le vacanze, ci impegniamo a non acquistare regali su questa piattaforma».
Alternative ad Amazon
I promotori parlano di una «compagnia predatrice di posti di lavoro» perché per un posto di lavoro creato in Amazon ce ne sono fra 2,2 e 4,6 distrutti a livello locale, «predatrice di commercio e di terra perché «contando i magazzini Amazon attualmente in cantiere, la sola azienda occuperà 2.000.000 m2 di terreno in Francia, ovvero l’equivalente di 185 campi da calcio!». Senza contare le questioni fiscali.
L’impegno della petizione è quello di privilegiare i negozi locali e quelli dei centri storici.
«Fortunatamente, esistono alternative ad Amazon per un e-commerce responsabile, come i dispositivi “click & collect” collegati a commercianti locali, piattaforme di shopping online locali. Ci sono anche aziende che puntano sull’economia circolare per offrire online prodotti riciclati o ricondizionati che siano sia più economici e più responsabili. Per non parlare dei prodotti di seconda mano, del “fai da te”, il riutilizzo di materiali usati per l’artigianato o la creazione».
Natale senza Amazon e leggi che mettano fino all’ingiustizia fiscale
La petizione in senso ampio vuole poi «leggi che mettono fine alla concorrenza sleale e all’ingiustizia fiscale tra i colossi digitali e le imprese fisiche e locali». Una legislazione insomma che consenta di tassare i profitti di Amazon, immensi e balzati del 30% solo nei primi tre mesi della pandemia. Con leader che osino affrontare la battaglia contro società con un potere superiore a quello degli stati. Un manifesto politico, insomma.
È possibile un Natale senza Amazon?
La vis polemica e la parola d’ordine di un Natale senza Amazon sono arrivate anche in Italia. Colorandosi, c’è da dirlo, di un orientamento politico che sembra contrastare con quello espresso da parte dei francesi. In realtà dietro alla petizione francesce emerge una questione più ampia, legata al potere delle piattaforme web, alla loro pervasività, alla loro accessibilità e all’esigenza che vadano regolamentate in modo equo.
In linea generale, certo, la questione è cruciale per i commercianti che ancora non conoscono con quali orari e quali limitazioni potranno lavorare sotto Natale.
È possibile un Natale senza Amazon in un contesto caratterizzato da lockdown “leggeri”, restrizioni di vario tipo, chiusure nel weekend e una situazione di emergenza sanitaria che richiede di evitare assembramenti? Non saranno già cambiate tante abitudini dei consumatori, per necessità, emergenza e scelta?
Confesercenti: il web avrà il monopolio
Per Confesercenti «con la chiusura forzata dei negozi il web avrà il monopolio sul Natale».
«Questa seconda ondata sta creando uno squilibrio di concorrenza gravissimo tra i negozi reali e il web: mentre i primi sono chiusi d’ufficio da governo e regioni, il canale delle vendite on line di fatto agisce ed opera in condizioni di monopolio. Un problema serissimo per i negozi, soprattutto in vista del Natale».
Così Confesercenti ha commentato la petizione Natale senza Amazon.
«Il rischio è che il commercio, un settore già in crisi da circa un decennio, venga definitivamente condannato a morte da questo squilibrio. Il problema non è impedire le vendite online, ma rendersi conto della necessità non più differibile di garantire un mercato realmente concorrenziale, nel rispetto del pluralismo distributivo. A maggior ragione nella situazione attuale, che vede le imprese di vicinato chiuse per scelta amministrativa».
UNC: i piccoli negozi vendano online
A stretto giro risponde però l’Unione Nazionale Consumatori, che invoca la necessità di aumentare l’offerta. I piccoli negozi, insomma, devono spostarsi online.
Sostiene il presidente dell’UNC Massimiliano Dona: «I piccoli negozi vendano anche loro online. Lo fanno già piccolissime botteghe. La soluzione al problema di uno squilibrio della concorrenza dovuto all’emergenza Covid e al lockdown non è tornare all’età della pietra, fare boicottaggi o limitare la possibilità dei consumatori di poter scegliere liberamente dove acquistare, anche se questo dovesse significare favorire colossi come Amazon».
La crisi va affrontata ricorrendo alle vendite online, anche da parte dei piccoli. Per Dona «la concorrenza si fa aumentando l’offerta, non riducendola».