Taxi, i Consumatori: liberalizzare il servizio (Foto Pixabay)

Liberalizzare il settore dei taxi. La richiesta torna fra le associazioni dei consumatori, dopo l’intervento dell’Antitrust che ha evidenziato le criticità del servizio in diverse città italiane e ha chiesto di adeguare il numero delle licenze taxi, di garantire adeguato monitoraggio del servizio e flessibilità dei turni. Sotto i riflettori ci sono città come Roma, Milano, Napoli, Firenze e Palermo, comuni nei quali emerge soprattutto la carenze dell’offerta. In una città come la Capitale, l’immagine è immediata: lunghe file di potenziali clienti in attesa alla Stazione Termini di taxi introvabili. Secondo il Codacons, in alcune città nelle ore notturne il 42% delle chiamate di chi ha bisogno di un taxi rimane senza risposta.

Adoc: liberalizzare il mercato

Davanti all’intervento dell’Antitrust, dunque, torna la richiesta di liberalizzare un settore sul quale è stato finora molto difficile (se non impossibile) intervenire. Adoc chiede di dare ai consumatori e agli utenti “un servizio efficiente e moderno”.

E spiega: “Nonostante l’intervento dell’Antitrust e il Dl Asset tutto sembra immobile. Cittadini e turisti si trovano ad affrontare quotidianamente disagi e disservizi inaccettabili. Come Associazione dei consumatori, l’avevamo già denunciato a dicembre – prosegue l’Adoc – quando assistevano a file vergognose e interminabili alle stazioni, tempi di attesa lunghissimi e con il 50% di richieste inevase: una situazione che si protrae da anni e che non può più essere tollerata. Ancora una volta la lobby dei taxi la fa franca: è tempo di avviare una vera e propria liberalizzazione del mercato che ad ora privilegia i propri interessi a discapito degli utenti”.

L’Adoc chiede ai Comuni di aumentare le licenze dei taxi, ferme da venti anni, e di attivare tavoli di confronto con le associazioni dei consumatori per avviare un monitoraggio territoriale e trovare soluzioni al problema.

“Al Governo – conclude l’Adoc – chiediamo di completare il riordino del settore, così come previsto, a partire dalla liberalizzazione del settore. In un Paese in cui si liberalizza tutto, anche ciò che non andrebbe liberalizzato, i taxi continuano a essere una lobby più potente di milioni di utenti”.

 

Servizio taxi, Antitrust chiede ai Comuni di aumentare licenze e flessibilità dei turni (Foto Pixabay)

 

Codacons: sanzioni ai sindaci

Il Codacons chiede “sanzioni verso i sindaci che non aumentano le licenze a fronte dell’inadeguatezza del servizio”.

L’associazione ricorda che l’offerta di auto bianche è del tutto insufficiente: “Basti pensare che in alcune città, nelle ore notturne, il 42% delle chiamate degli utenti che necessitano di un taxi rimane senza risposta, percentuale che scende a circa il 30% all’ora di cena nei giorni feriali. A Roma addirittura fino a 1,3 milioni di chiamate al mese vanno al vuoto”.

Taxi, UNC: “flop totale” della riforma

Nel frattempo l’Antitrust col suo provvedimento conferma che il limite del 20% delle licenze introdotte col dl Asset “impedisce di risolvere il problema dei taxi insufficienti”, spiega il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona.

«Se a questo si aggiunge che pure quel 20% è rimasto solo sulla carta, ecco che il flop diventa totale – prosegue Dona – Era evidente e scontato, come abbiamo subito denunciato, che vincoli come quello di riservare le licenze aggiuntive per fronteggiare grandi eventi esclusivamente in favore dei soggetti già titolari di licenza, limitando la durata a dodici mesi, prorogabili per un massimo di ulteriori dodici mesi, avrebbe fatto fallire qualunque incremento di taxi. Non è un caso che per la prima volta i tassisti non abbiano protestato di fronte a questa falsa riforma».

Torna dunque la richiesta di aprire questo mercato. Sostiene Dona: «Urge ora una liberalizzazione vera in questo settore, ad esempio eliminando i vincoli territoriali, in modo che sia i tassisti che gli Ncc possano svolgere il servizio dove vogliono, dando la possibilità ai tassisti di poter uscire dall’ambito comunale e agli Ncc di non dover rientrare in rimessa dopo ogni servizio, obbligo che ancora parzialmente permane nonostante una sentenza della Consulta».


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