Troppe fake news sulle Città30. Legambiente smonta le “bufale ambientali”
Troppe fake news sulle Città30. È la denuncia di Legambiente che con la campagna unfakenews vuole smontare le principali “bufale” circolate in questi giorni sul limite dei 30 km/h in città
Troppe fake news sulle Città30. È la denuncia di Legambiente che torna sul limite dei 30 km/h in città e sulle informazioni circolate dopo che Bologna, dal 16 gennaio, è diventata il primo grande comune italiano ad adottare il limite dei 30km/h in gran parte delle strade.
Ebbene sulle Città30 e sul caso Bologna “si è sollevato un gran polverone di fake news e disinformazione”, afferma Legambiente che, dopo aver espresso nei giorni scorsi il suo sostegno al sindaco di Bologna Matteo Lepore, oggi risponde alle polemiche circolate sul limite dei 30km/h con uno speciale unfakenews “Città 30” per “fare chiarezza e corretta informazione smontando, con dati e numeri alla mano, le cinque principali “bufale”.
Quali sono le bufale sulle Città30?
“Non è vero che andare a 30 km/h o a 50 km/h è la stessa cosa in termini di sicurezza stradale, la scienza ci dice ben altro – spiega Legambiente – Non è vero che con la città 30 “i problemi, soprattutto per i lavoratori, rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”. Non è vero che a 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi e che si inquina di più. Non è vero che per salvare vite basta inasprire pene per chi abusa di sostanze e alcool. È staticamente accertato che nei casi di incidenti mortali una delle cause è dovuta all’elevata velocità”.
Con la campagna Unfakenews, che Legambiente realizza dal 2020 insieme al mensile Nuova Ecologia per contrastare le bufale ambientali, l’associazione intendere rispondere in questo modo anche al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, guidato dal ministro Matteo Salvini, che ha definito il limite dei 30km/h una scelta non ragionevole.
«Le polemiche di questi giorni accompagnate anche da tante fake news- dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sono del tutto sterili e lasciano il tempo che trovano, così come troviamo incomprensibile la posizione presa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito al tema città 30. Sulle strade italiane si registra un morto ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti e il 50% delle vittime sono pedoni e ciclisti, un’emergenza da codice rosso su cui bisogna al più presto intervenire. Il modello delle Città 30 è una rivoluzione importante che mette al centro la riduzione della velocità e che deve essere accompagnata da campagne di informazione e sensibilizzazione e non da fake news come invece sta accadendo».
«Al ministro Matteo Salvini chiediamo di non fare campagna elettorale su un tema così importante – prosegue Ciafani – e ricordiamo che diverse città europee hanno scelto di moderare la velocità registrando dati rilevanti a breve termine: a Londra dall’introduzione dei 20 km si sono abbassate del 25% le morti e del 63% gli investimenti di pedoni, mentre a Bruxelles dopo un anno dall’ingresso del provvedimento, nel gennaio 2021, sono diminuiti del 28% gli incidenti e del 50% i morti e feriti gravi».
Le fake news sulle Città 30
L’associazione riporta dunque quelle che considera le principali fake news sulle Città 30 (Qui) smontando come false le obiezioni che vengono mosse sulla limitazione della velocità. Ad esempio non è vero che andare a 30 km/h o a 50 km/h sia la stessa cosa in termini di sicurezza stradale.
“A livello scientifico – spiega la campagna – è stata stabilita come regola quella dei 30 km/h perché è un limite che, senza rallentare la circolazione, diminuisce drasticamente le percentuali di rischio di mortalità: a 30 km/h la mortalità è praticamente residuale e avviene soltanto in meno del 10% dei casi in cui l’impatto equivale a una caduta dal primo piano, mentre già a 50 km/h la collisione coincide con una caduta dal terzo piano e la probabilità di un incidente mortale cresce oltre il 50%. Inoltre, andando a 30 km/h si riesce ad avere una distanza di arresto di 13 metri, mentre a 50 km/h non sarà più possibile perché la distanza di arresto è più che doppia e si attesta intorno ai 28 metri. A 30 km/h l’angolo visuale del conducente raddoppia rispetto ai 50 km/h e quindi è molto più semplice che si abbia un controllo dei movimenti sulla strada e una capacità di intervento molto più ampia e meglio controllata”.
Non è vero, ancora, che a 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi. E questo già a partire dal fatto che la velocità media di spostamento in città già oggi è molto bassa e non supera mai i 30 km/h. In Europa si va dai 19 km/h di Londra e Berlino ai 26 km/h di Varsavia. In Italia, caratterizzata dal più elevato numero di auto pro-capite d’Europa, i centri urbani sono intasati e le medie di percorrenza sono tra le più basse e comunque ben al di sotto di 30 km/h. A Bologna, in particolare, secondo TomTom traffic index, la velocità media nelle ore di punta (2023) si attestava già a 32 km/h.
Un altro falso sulle Città30 evidenziato dall’associazione: per salvare vite non basta inasprire le pene per chi abusa di sostanze e alcool. Il provvedimento generale più efficace è quello di abbassare il limite di velocità perché nel 55% dei casi mortali in città (dove si verificano il 73% degli incidenti) le cause sono l’eccesso di velocità, la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e la guida distratta.