Costa Concordia, la class action del Codacons
Ieri il Codacons, che, con Codici e Confconsumatori, non ha accettato l’accordo sottoscritto venerdì scorso dalle altre Associazioni dei Consumatori e i vertici di Costa Crociere relativo all’indennizzo dei passeggeri della Costa Concordia naufragata il 13 gennaio scorso all’isola del Giglio, ha illustrato la class action depositata negli Stati Uniti.“Abbiamo chiesto 10 milioni compensatori poi 450 milioni di dollari punitivi, vogliamo prima di tutto compensazione e poi cambiare il sistema delle crociere – ha spiegato l’avvocato americano Mitchell Proner – Carnival che controlla gran parte dell’industria crocieristica, ha guadagnato 14,5 miliardi solo nell’anno scorso, ma rischiando la vita passeggeri e non è giusto”.
Al termine della conferenza stampa una delegazione del Codacons si è recata presso la sede di Costa Crociere un incontro con i vertici della società. Una richiesta che tuttavia non è stata accolta dall’azienda: “Si tratta di una occasione mancata per un serio confronto con chi rappresenta i passeggeri della Costa Concordia – spiega il Presidente Carlo Rienzi – passeggeri che sempre più numerosi si stanno unendo alla nostra azione collettiva”. Inoltre nel corso dell’incontro con i giornalisti, il Codacons ha reso noto di aver depositato una istanza alla Procura della Repubblica di Grosseto, relativa al campione di urine del comandante Francesco Schettino, campione che potrebbe risultare alterato, non essendo stato sigillato il tappo e mancando i documenti di tracciabilità. Sono stati dunque chiesti nuovi test finalizzati ad accertare l’eventuale assunzione di alcol da parte del comandante della nave.
Sul fronte dei dispersi, invece, il Codacons ha diffidato il Commissario Franco Gabrielli a proseguire le ricerche dei 15 dispersi: “I parenti dei passeggeri che al momento risultano dispersi, hanno diritto di conoscere la sorte dei propri cari e poter dare degna sepoltura ai corpi qualora si accerti la morte dei dispersi – afferma il Presidente Carlo Rienzi – La dignità delle famiglie coinvolte in questa tragedia va tutelata, e non è possibile interrompere le ricerche a bordo della nave, anche perchè queste possono ancora conciliarsi con le necessarie attività di estrazione del carburante’. Solo quando le ricerche dei dispersi diventano oggettivamente impossibili – spiega l’associazione – è possibile disporne il blocco o la sospensione, circostanza che non pare essersi verificata nel caso dell’Isola del Giglio”.