Salva banche, la fiducia sul maxiemendamento al decreto non piace alle AACC
Un maxi emendamento che introduce delle precisazione al decreto banche è approdato nell’aula del Senato e aspetta di ottenere il voto di fiducia già nel pomeriggio di oggi. Il Ministro per il Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha spiegato che il provvedimento in esame accelera il recupero dei crediti e detta le misure sugli indennizzi agli obbligazionisti delle quattro banche poste in risoluzione, Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti. L’impianto sostanziale dell’emendamento riprende quanto detto nel decreto precedente: hanno diritto al rimborso automatico all’80% tutti gli obbligazionisti rimasti colpiti dalla risoluzione delle 4 banche, purché abbiano un patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro o un reddito personale non superiore ai 35mila euro. Chi non rientra nei parametri previsti, potrà avviare la procedura arbitrale. In tal caso la decisione viene presa entro 60 giorni dalla presentazione della domanda. La novità fondamentale riguarda l’ampliamento della la platea di chi ha diritto al rimborso automatico. Si precisa infatti che il reddito inferiore ai 35mila euro non è il reddito lordo, bensì il “reddito complessivo” ovvero – come ha spiegato alla stampa la senatrice Cecilia Guerra (PD), “la somma di tutti i redditi che entrano nella dichiarazione Irpef prima delle imposte”. Inoltre, verranno considerati i redditi relativi al 2014 e non quelli del 2015. Viene poi allungato di due mesi (da 4 a 6) il tempo per presentare l’istanza di erogazione del rimborso.
Tra i documenti che l’investitore deve allegare, il contratto di acquisto degli strumenti finanziari subordinati; i moduli di sottoscrizione o d`ordine di acquisto; l’attestazione degli ordini eseguiti e una dichiarazione sulla consistenza del patrimonio mobiliare, mentre non è più necessaria la copia della richiesta di pagamento, alla Banca in liquidazione, del credito relativo agli strumenti finanziari subordinati.
Insoddisfatte delle novità introdotte le associazioni dei consumatori: “Un grave errore porre la fiducia su un testo inadeguato è sbagliato nel merito e nel metodo. Il maxiemendamento, che recepisce le modifiche arrivate dalla Commissione, è insufficiente per rispondere alle esigenze dei risparmiatori truffati. Speravamo che da un libero dibattito del Parlamento potessero giungere miglioramenti. Ma evidentemente manca la volontà politica”, afferma Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. “L’allungamento da 4 a 6 mesi per chiedere i rimborsi è uno dei tanti ritocchi ridicoli. Quello che serve, è consentire a chi presenta la richiesta di indennizzo, di poter comunque sempre accedere all’arbitrato, sia se la domanda di indennizzo viene respinta sia per recuperare la parte rimanente di quanto ha perso che non viene rimborsata”, ha concluso Dona.
A parte il fatto che tutti gli investitori sono stati truffati e,quindi dovrebbero essere rimborsati indipendentemente dal reddito, la restituzione dell’80% del truffato a carico di chi è delle Banche truffaldine o dello Stato? nel secondo caso significherebbe che i CONTRIBUENTI devono pagare al posto delle banche, di conseguenza invece di truffare gli obbligazionisti vengono TRUFFATI I CITTADINI ITALIANI.