caffè

Caffè e sigaretta diventano sempre più cari. Anche un rito in fondo semplice come quello del caffè della mattina racconta i rincari che si sono abbattuti sul carrello della spesa degli italiani. Fra i prodotti che vedono un balzo di prezzo ci sono proprio il caffè, lo zucchero e le sigarette. In un anno il caffè è aumentato del 12,8%, lo zucchero del 12,5%. Le sigarette sono rincarate dell’1,7% in un solo mese.
Volano i prezzi del carrello della spesa, che a marzo di quest’anno ha raggiunto il 4,6%. Come evidenzia l’Istat nelle stime preliminari dell’inflazione a marzo, “per effetto principalmente dei rialzi congiunturali dei beni energetici non regolamentati, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza subiscono un forte aumento su base mensile (+0,6%), con un’accelerazione del tasso di crescita tendenziale dal 4,5% di febbraio al 4,6%”.
L’inflazione segna un aumento dello 0,5% rispetto a febbraio e del 3,3% rispetto a marzo 2011. Sul mese, i maggiori aumenti ci sono su Trasporti (+1,8%) e Bevande alcoliche e tabacchi (+1,3%), mentre sull’anno i maggiori tassi di crescita interessano i Trasporti (+8,0%), le Bevande alcoliche e tabacchi (+7,5%) e l’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+7,0%).
Il peso sulle famiglie dell’andamento dei prezzi è evidente se si guarda alle diverse tipologie di prodotti. Fra gli alimentari, si mette in luce l’aumento mensile dei prezzi di pane e pasta, che rincarano dello 0,3% e aumentano dunque, rispetto a marzo 2011, rispettivamente del 2,7% e del 2,4%. Continuano ad aumentare i prezzi del caffè (+0,6% in un mese, +12,8% rispetto a marzo 2011) e dello zucchero (+0,3% in un mese, +12,5% su base annua). Si segnala un ritocco all’insù del prezzo del vino su base mensile (+0,5%), in crescita su base annua del 3,5%. Diminuisce rispetto a febbraio il prezzo dei vegetali freschi (-2,4%) e diminuzioni su base mensile più moderate si rilevano per i prezzi delle patate (-0,7%), in flessione anche su base annua (-4,4%) e per i prezzi del pesce fresco di mare di pescata (-1,3%, +2,5% in termini tendenziali). Nello stesso comparto, infine, si segnala l’aumento congiunturale dello 0,8% dei prezzi della frutta fresca, in diminuzione in termini tendenziali del 3,8%.
Su beni energetici domina l’aumento di tutti i carburanti. Il prezzo della benzina aumenta del 3,4% in un mese mentre il relativo tasso di crescita tendenziale è del 18,6%. Il prezzo del gasolio per mezzi di trasporto segna un rialzo su base mensile dell’1,9% e cresce su base tendenziale del 22,5%.
Le sigarette vanno su e rincarano dell’1,7% in un solo mese, mentre l’aumento su base annua è dell’8,8%. In lieve aumento su base mensile risultano anche i prezzi dei Sigari e sigaretti (+0,3%), in crescita del 3,0% in termini tendenziali.
Costa di più volare. Nei trasporti, si registrano forti aumenti mensile per il trasporto aereo che vola a più 16,3%, con un tasso tendenziale di crescita che sale al 14,9%. C’è una leggera flessione del prezzi del trasporto ferroviario  (-0,3% in un mese, +6,8% rispetto a marzo 2011). Nello stesso settore, si mette in luce l’aumento congiunturale (+0,4%) dei prezzi delle assicurazioni sui mezzi di trasporto, in crescita del 4,3% rispetto all’anno precedente. Ancora: aumentano i prezzi delle spese condominiali (più 1,2% in un mese, più 4,2% nell’anno) e – per chi volesse partire per Pasqua – l’andamento del prezzo dei pacchetti vacanza è in aumento del 2,8% rispetto a febbraio.
L’aumento del 4,6% del costo dei prodotti più acquistati, dagli alimentari ai carburanti, avrà un impatto notevole sui già magri bilanci delle famiglie. Provano a stimarlo le associazioni dei consumatori, che calcolano ricadute molto pesanti.
Secondo l’Adoc, in Italia il costo della vita è ormai il più alto d’Europa e con i rialzi di Iva, accise, Irpef e Imu, il reddito delle famiglie risulterà decurtato di 1200 euro l’anno. Commenta il presidente dell’associazione Carlo Pileri: “Una giornata tipo in Italia, in media, costa poco meno di 40 euro, circa il 2% in più della media europea,  ma l’impatto sul reddito è devastante, dato che le spese giornaliere assorbono circa l’80% dello stipendio. Un italiano, lavoratore dipendente, guadagna al netto delle tasse circa 1400 euro al mese, mentre in Germania e in Inghilterra la stessa tipologia di lavoratore guadagna più di 2500 euro al mese, una differenza abissale dell’82,9%. Se a questo – prosegue Pileri – aggiungiamo l’aumento dell’Iva dal 20 al 21% e quello futuro dal 21 al 23%, che comporteranno maggiori costi per 325 euro l’anno, i rincari dovuti all’introduzione delle nuove accise  (+250 euro), i rincari della spesa alimentare (+100 euro l’anno), l’aumento dell’addizionale regionale e comunale (+120 euro) e il ritorno dell’Imu (+370 euro), ogni cittadino subirà una decurtazione del proprio reddito pari a circa 1200 euro l’anno, un impatto pari all’8% del reddito complessivo annuale”.
Di segnale “estremamente preoccupante” parlano Federconsumatori e Adusbef, che stimano aggravi per le famiglie di oltre 1.334 euro annui, di cui oltre 221 solo nel settore alimentare. In realtà le ricadute nel settore alimentare saranno anche più gravi, sottolineano, “soprattutto sulla spinta delle speculazioni in atto e dell’aumento dei carburanti”. Per i due presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti “si tratta di cifre insostenibili per le famiglie che, solo nel corso dell’ultimo anno, hanno conosciuto una caduta del proprio potere di acquisto del 2,8%”.
Il Codacons stima un carrello della spesa più caro di 671 euro l’anno per una famiglia di quattro persone. L’aumento del 4,6% segnalato dall’Istat “tradotto in termini di costo della vita significa che una famiglia di 3 persone spenderà, per andare al mercato a fare la spesa di tutti i giorni, 620 euro in più su base annua, mentre per una famiglia di 4 persone la stangata sarà di 671 euro all’anno – spiega l’associazione – È evidente che questi soldi non sono attualmente in possesso delle famiglie italiane, specie considerando che vanno ad aggiungersi a tutte le nuove tasse e balzelli che le manovre del 2011 hanno introdotto”.
Per Adiconsum, la situazione è ormai allarmante e comporterà un aumento della spesa di circa mille euro annui a famiglia. Afferma il segretario generale Pietro Giordano: “Il Governo avvii urgentemente il taglio delle tasse su buste paga e pensioni. Ancora una volta – aggiunge – si conferma il pesante e allarmante dato di un aumento del carrello medio della spesa superiore al tasso di inflazione (+4,6%) e di un aumento dei prezzi dei carburanti che spinge verso l’alto il tasso di inflazione su base mensile (+3,4%)”. Il peso inflattivo, spiega l’associazione, si scarica soprattutto e maggiormente sui beni di prima necessità, colpendo ancora una volta le famiglie ed i consumatori e “creando un’ulteriore ingiustizia ed iniquità fra chi è lavoratore dipendente e pensionato e chi trova il modo di evadere le tasse”. Non bastasse il salasso sulla benzina e sul tutto il settore auto, “visti gli aumenti dello zucchero e del caffè, dovremmo aspettarci anche un ulteriore aumento della tazzina di caffè al bar”, chiosa l’associazione.
“Dei dati dell’inflazione diffusi oggi ciò che deve preoccupare maggiormente sono l’indice che misura il carrello della spesa (prodotti a maggiore frequenza) che è arrivato al 4,6% e il divario (giunto al picco dell’1,2%) dell’indice armonizzato italiano con la media Ue – afferma in una nota Antonio Lirosi, responsabile Consumatori e commercio del Pd – Siamo al terzo posto tra i Paesi dell’Area Euro, dopo Estonia e Slovacchia, per crescita dei prezzi“.


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