Dall’operazione Gatto con gli stivali alla recente Vertical bio, le notizie dei falsi prodotti biologici confondono e preoccupano i consumatori. C’è chi punta il dito verso la filiera lunga, chi contro un sistema di certificazione troppo farraginoso. Difficile, però, per i cittadini capire come funziona il sistema di controllo del comparto e cosa lo differenzia dai prodotti convenzionali. Help Consumatori ha seguito il lavoro di un ispettore di un ente di certificazione italiano, che chiameremo con il nome di fantasia “Mario”.
Il settore biologico oltre ad essere sottoposto ai controlli degli istituti ufficiali preposti, è subordinato a controlli e alla  certificazione delle produzioni biologiche di organismi nazionali, con pagamento a carico delle aziende. Si tratta di enti riconosciuti con decreto del Ministero delle Politiche agricole e forestali e sottoposti a loro volta al controllo dello stesso ministero e delle regioni.
I controlli – ci racconta l’Ispettore Mario – sono predisposti dall’organismo di controllo che secondo dei criteri di rischio dell’azienda  classifica l’azienda di I, II o III fascia. Quest’ultima è la più rischiosa e il livello dipende da molti fattori di rischio, come precedenti non conformità, dimensione dell’azienda o tipologia di ciclo produttivo.
Con quale tempistica vengono svolti questi controlli?
L’azienda per legge deve avere almeno un controllo completo all’anno e in Italia si prevede fino a un massimo di 3 ispezioni annuali per le ditte più rischiose a meno che non ci siano imprevisti. Con lo stesso criterio vengono selezionati i campioni che possono essere definiti “statistici”, ovvero sulla base della esposizione al rischio,  oppure “a sospetto” quando il tecnico trova in azienda qualcosa che non va. La classificazione in tabella di rischio delle aziende dipende dalle problematiche che emergono durante i diversi controlli annuali in azienda. Alle aziende viene anche assegnata una aliquota di campione. In media campioniamo il 25% delle aziende a noi iscritte, quindi nel giro di 3 o 4 anni riusciamo a campionare tutte le aziende.
Come avviene il controllo in questo 25% sottoposto a campionamento?
Dopo aver effettuato il controllo documentale e in campo procedo ai campioni. La tipologia dei campioni dipende da ciò che l’organismo sospetta e da ciò che è statisticamente più rilevabile. Ad esempio in allevamento si possono prelevare parti di mangime, nel caso di aziende di trasformazione si preleva il prodotto finito, ortaggi a foglia oppure campioni di terreno stessi. Dopo di che i campioni vengono inviati a un laboratorio accreditato per tutte le verifiche analitiche.
E alle altre cosa succede?
Si realizza il controllo documentale e in campo, ovvero il controllo direttamente in azienda dei registri, delle fatturazioni, delle autorizzazione delle etichette e di tutti i documenti fiscali che sono a supporto della commercializzazione del biologico. Invece il controllo in campo riguarda l’ispezione dei campi, delle linee produttive.
Se mentre effettua un controllo documentale e sorgono dei dubbi ? Ad esempio, se trovasse una fattura di un fitofarmaco vietato?
Prima di tutto controllo se il prodotto è ancora presente in azienda, ovvero cerco la prova del reato. Qualora non giunga ad alcun risultato posso autonomamente decidere di procedere al campionamento.
Visite annunciate e non annunciate, tasto dolente dottor Mario?
Da quest’anno abbiamo l’obbligo di un certo numero di visite non annunciate all’anno, ovvero l’azienda viene avvertita solo 24 ore prima. In media almeno il 20% delle ditte a noi iscritte deve essere sottoposto a una visita a sorpresa. L’identificazione è comunque correlata al rischio.
Nel caso di controlli annunciati, l’organismo si accorda con l’azienda almeno 10 giorni prima. Si tratta comunque di un tempo non sufficiente ad una azienda per poter nascondere grandi problematiche di tipo sanitario o vere e proprie truffe. Al fine di garantire una rotazione, ogni ispettore può effettuare massimo 3 visite consecutive presso lo stesso operatore.
Quanto è correlata la stagionalità con la programmazione  dei controlli?
Esiste una forte correlazione perché in base alla stagione in corso una azienda può essere più o meno esposta al rischio. Ad esempio, nel caso di un produttore di olio il periodo più delicato è quello che della potatura e della raccolta, per questo eviteremo di effettuare visite durante l’inverno.
Ricordiamo che l’azienda certificata biologica deve corrispondere un corrispettivo agli enti di certificazione, le cui tariffe sono variegate. Da cosa dipendono queste differenze?
E’ un mercato molto competitivo. Esistono enti più o meno specializzati in determinati settori merceologici o tipologie di ciclo produttivo. Economicamente posso affermare che si equivalgono, perché spesso chi propone delle tariffe basse ha poi dei servizi a pagamento.
A cura di Silvia Biasotto


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