Spread, rating, bond e chi più ne ha più ne metta. Parole che ormai sono entrate nel vocabolario quotidiano attraverso i media e che sono diventati il simbolo di una situazione di crisi economica planetaria. La conoscenza di ciò che succede nei mercati sembra perciò essere diventata necessaria per comprendere il modo in cui gestire i propri risparmi e preservali dal mutevole andamento dell’economia. In tutti i Paesi del mondo, ed in modo particolare in Europa, emerge la necessità di dare sistematicamente, soprattutto a coloro che saranno i futuri cittadini informazioni e strumenti per gestire nella quotidianità il proprio impiego del denaro.
Per questo motivo, dal 2010 Fondazione Rosselli e PattiChiari analizzano lo scenario nazionale e internazionale dei progetti di cittadinanza economica con l’obiettivo di raccogliere informazioni e proporre un’analisi quali-quantitativa sulle iniziative avviate nel nostro Paese e all’estero.
La terza edizione della ricerca, patrocinata dal Ministero dell’Università e della Ricerca – Direzione per gli Ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica, è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza-dibattito sul tema. Lo studio ha coinvolto un campione di 2.097 istituti e i risultati hanno evidenziato che i progetti educativi di cittadinanza economica sono presenti nel 41% delle scuole considerate.
Le scuole superiori sono state più coinvolte dalle iniziative (62%) rispetto agli altri livelli scolastici. I contenuti sviluppati nell’ambito dei programmi formativi dedicati alle scuole sono diversificati in base al livello scolastico e vanno dall’educazione consapevole dell’uso del denaro (18%), seguito dalla comprensione del funzionamento delle banche (14,6%) e dall’alfabetizzazione al denaro e ai prezzi (13,5%). Molta attenzione si ritrova anche per l’educazione all’imprenditorialità e alla gestione del budget.
Queste iniziative sono spesso proposte agli istituti scolastici da soggetti esterni con cui collaborano attivamente alla realizzazione del progetto. Solo il 33,4% delle scuole organizza dei programmi di educazione finanziaria in maniera autonoma. Ciò avviene in maniera molto più frequente nella scuola primaria (40,6%), probabilmente perché questo permette maggiore flessibilità nell’organizzazione. I programmi formativi analizzati non prevedono però il coinvolgimento delle famiglie nelle attività di educazione economica. Al contrario, molti dei rappresentati delle associazioni di genitori sedute al tavolo della discussione si dichiarano favorevoli al progetto. Unanimemente dichiarano infatti che “sarebbe importante invece avvicinare anche le famiglie a questo tipo di iniziative. Sapere quanto denaro gira in casa potrebbe essere un buon metro di valutazione per far comprendere ai figli quanto è possibile spendere, quali acquisti sono possibili e quali superflui. L’assenza di educazione economica e finanziaria porta alla mancata trasmissione di una competenza di vita ritenuta ormai indispensabile per una piena cittadinanza”.
di Elena Leoparco


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