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Caffè al bar, un piccolo rito che costa sempre più caro

Il caffè al bar è un piccolo rito che sta diventando sempre più caro. Quanto sia più caro, è meno facile prevederlo – perché fra rincari delle bollette di energia, alto livello dell’inflazione e listini al rialzo, i prezzi che non sono aumentati oggi potrebbero farlo domani. Una certezza però sembra esserci: ormai il caffè al bar supera facilmente il prezzo di 1 euro a tazzina, almeno secondo le ultime stime delle associazioni dei consumatori.

In ordine di tempo, l’ultima indagine sui prezzi del caffè al bar viene dal Codacons, per il quale «il caro bollette fa impazzire i listini del caffè consumato al bar».

Di quanto? L’associazione stima aumenti differenziati per città, compresi fra l’1% e il 12%. Sotto i riflettori del Codacons c’è l’andamento dei prezzi medi della classica tazzina di espresso nelle varie città italiane. In 25 città il prezzo medio è superiore a 1,10 euro.

Caffè al bar, Codacons: ecco città e regioni più care

«In base agli ultimi dati ufficiali del Mise – dice il Codacons – il prezzo record dell’espresso si raggiunge a Bolzano, dove un caffè consumato al banco del bar costa in media 1,23 euro. Al secondo posto in classifica, con una media di 1,20 euro, si piazzano Rovigo e Ravenna. Seguono a 1,19 euro Vicenza, Trento e Ferrara».

Ci sono 25 città nelle quali il prezzo medio del caffè al bar supera 1,10 euro. Dopo le prime sei, ci sono Padova, Cuneo, Alessandria, Torino, Udine, Gorizia, Trieste, Rimini, Pordenone, Modena, Sassari, Lecco, Brescia, Bologna, Venezia, Pescara, Forlì, Treviso e Firenze,

Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli sono – prosegue l’associazione – le regioni italiane dove i prezzi risultano sensibilmente più elevati.

Al Sud Italia i listini registrati sono invece più bassi e, in molte città, inferiori a 1 euro a tazzina.

L’impennata dei prezzi dipende soprattutto dai rincari dell’energia.

«E così, mentre l’Istat registra a marzo una inflazione annua per il comparto “ristoranti e bar” pari al +3,8%, nel confronto tra il periodo pre-rincari delle bollette (settembre 2021) e febbraio 2022, si scopre che l’aumento più alto dei listini al pubblico si è registrato a Pescara, dove il prezzo medio dell’espresso al bar è passato da 1 euro a 1,12 euro, con un rincaro del +12%. Seguono Alessandria (+11,3%, da 1,06 a 1,18 euro) e Ravenna (+9%, da 1,10 a 1,20 euro). Unica città che registra un decremento è Trento (da 1,22 a 1,19 euro, -2,5%)».

 

Rincari, Assoutenti: la colazione al bar potrebbe arrivare a costare 3/4 euro
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Caffè al bar, per Federconsumatori si arriva a più 18%

Il caro bollette rende insomma salato il rito del caffè al bar. In realtà ci sono diverse stime dei rincari per la colazione al bar. Secondo un’analisi pubblicata a fine marzo da Federconsumatori, il caffè segnerebbe un rialzo addirittura superiore, compreso fra il 17% e il 18%.

«Dal caffè al cappuccino, dal cornetto alla spremuta d’arancia, dal tramezzino all’acqua in bottiglia: i prezzi nel 2022 sono aumentati tutti con percentuali a due cifre», dice Federconsumatori, per la quale «il re della colazione, il caffè, segna aumenti tra il 17% e il 18%».

Il cappuccino aumenterebbe dal 15% al 18% (a seconda del territorio) e non sarebbe da meno il cornetto, con rincari stimati fra il 17% e il 19%. Per la colazione composta da un cappuccino e un cornetto il costo medio, dice Federconsumtori, è passato da 2,43 euro del 2021 a 2,84 euro del 2022.

Secondo l’analisi Federconsumatori il prezzo di un caffè al bar quest’anno varia da una media di 1,06 euro al Sud e nelle isole a una media di 1,13 euro al Centro e di 1,30 al Nord.

Fipe: sono falsi gli aumenti a due cifre

C’è da dire che queste ultime stime sono state subito contestate dal Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, che ha parlato di “turbativa di mercato”. «Nel mese di febbraio 2022 i prezzi dei prodotti venduti all’interno dei bar italiani sono cresciuti del 2,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’inflazione, al contrario è salita del 5,7%.  Non lo dice Fipe-Confcommercio ma lo dice l’Istat: chiunque parli di aumenti a due cifre sta divulgando informazioni false e ne risponderà nelle sedi opportune. È nostra intenzione rivolgerci al Garante dei Prezzi, denunciando quella che è una vera e propria turbativa di mercato», diceva la Fipe a fine marzo dopo la pubblicazione dei numeri Federconsumatori.

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