spesa alimentare

Da una parte aumenta il costo del carrello della spesa, dall’altra diminuisce la spesa delle famiglie per i generi alimentari. L’uno-due dei dati Istat di questi giorni evidenzia la difficoltà in cui devono barcamenarsi le famiglie, strette fra il generale rincaro dei prezzi dei prodotti acquistati con maggior frequenza (più 4,5% in un anno) e una flessione dei consumi particolarmente marcata per i generi alimentari.
I dati odierni dell’Istat dicono che nel 2011 la spesa per consumi finali delle famiglie ha mostrato un incremento in volume dello 0,2%, con variazioni più contenute rispetto a quelle registrate nel 2010 (+1,2%). A trainare i consumi è stata soprattutto la spesa per i servizi (+1,6%), mentre il consumo di beni è diminuito (-0,9%) e particolarmente marcata è stata la flessione della spesa per i generi alimentari, pari a meno 1,3%.
A febbraio il carrello della spesa è aumentato dello 0,7% in un mese e del 4,5% in un anno, hanno evidenziato solo ieri le stime Istat. Per Asso-Consum, “con i prezzi attuali, una famiglia tipo di quattro persone si ritrova a spendere circa 270 euro al mese – quindi circa 3.240 euro annui – soltanto per comprare prodotti alimentari di base, come ortaggi, frutta, carne, zucchero, latte, caffè, pasta, pane e uova”.
Secondo Coldiretti, le tavole degli italiani si sono impoverite in quantità nel 2011 con meno carne bovina (-0,1%), pasta (-0,2%) carne di maiale e salumi (-0,8%), ortofrutta (-1%) e addirittura meno latte fresco (-2,2%). Il contemporaneo freno della spesa alimentare è per l’associazione il “il risultato delle strategie di acquisto messe in atto dagli italiani di fronte alla crisi”. A partire dall’anno scorso, gli italiani hanno aumentato il tempo dedicato a fare la spesa: serve più tempo perché il 61% confronta con più attenzione i prezzi, il 59% cerca offerte tre per due, mentre il 57% degli italiani ha ridotto, causa crisi, lo spreco di cibo. I numeri fanno riferimento a un’indagine Coldiretti-Swg per la quale, sul versante del contenimento dello spreco, il 47% degli italiani ha fatto la spesa in modo più oculato, il 31% ha ridotto le dosi acquistate, il 24% ha usato gli “avanzi” per il pasto successivo e il 18% ha prestato più attenzione alla data di scadenza.
Ma i dati sulla flessione dei consumi alimentari sono “sottostimati” per Federconsumatori e Adusbef, che stimano la caduta dei consumi nel settore alimentare pari non all’1,3% indicato dall’Istat ma addirittura al 4%. Per le due associazioni si tratta di “un indicatore che segna la gravità della situazione: in tempi di crisi, infatti, i consumi alimentari sono sempre gli ultimi ad essere intaccati”, sottolineano, tornando a richiedere di mettere in moto l’economia, puntare sulla ripresa e sulla crescita e rilanciare gli investimenti per lo sviluppo. Lo fanno con una nota critica nei confronti dei provvedimenti sulle liberalizzazioni così come si stanno dispiegando: “Il pacchetto liberalizzazioni, che dovrebbe agire in tal senso, risulta ancora fortemente limitato dagli interessi delle varie lobbies, soprattutto nel settore delle assicurazioni, dei carburanti e delle farmacie – spiegano Federconsumatori e Adusbef – Si poteva e si doveva intervenire con maggiore determinazione e coraggio, per favorire la trasparenza, la concorrenza e la competitività, salvaguardando l’interesse dei cittadini”.


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