In Italia l’acqua c’è, più che negli altri paesi del Mediterraneo, “costa troppo poco, negli usi civili come in agricoltura o nell’industria”, quindi se ne consuma troppa. I problemi irrisolti del Bel Paese nella gestione, certamente non efficiente, della risorsa idrica sono ancora scarichi inquinanti, depuratori mal funzionanti, eccessiva artificializzazione dei corsi d’acqua. Se si aggiunge quello che viene considerato un prelievo eccessivo e massimi consumi soprattutto in agricoltura, il gioco è fatto: l’Italia è fra i paesi più ricchi d’acqua del Mediterraneo ma sembra non saperla gestire.
È quanto afferma Legambiente che oggi, in vista dalla Giornata mondiale dell’acqua, ha presentato “Acqua bene comune, responsabilità di tutti”, l’annuale edizione del Rapporto Ambiente curato insieme all’Istituto Ambiente Italia. I numeri dicono che l’Italia è tra i paesi più ricchi di risorse idriche: 2.800 metri cubi per abitante l’anno, pari ad una disponibilità teorica di circa 52 miliardi di metri cubi, distribuiti in tutta la penisola con disponibilità reale massima nell’area del Nord-Est (1.975 metri cubi per abitante l’anno) e minima in Puglia (220 mc/abitante/anno). La quota media disponibile in tutte le regioni è di almeno 400 metri cubi per abitante, dieci volte superiore alla quota disponibile nei paesi del sud del Mediterraneo, afferma il Rapporto. Nonostante ciò, l’Italia problemi di scarsità idrica nei mesi caldi, al Sud come al Nord.
Il settore agricolo è di gran lunga il principale utilizzatore d’acqua, con almeno 20 miliardi di metri cubi l’anno, valore che alcuni ritengono sottostimato. Legambiente denuncia un prelievo eccessivo con conseguenti problemi di qualità delle acque superficiali e sotterranee. E registra un consumo per uso civile decisamente superiore rispetto ad altri paesi europei: per uso civile, afferma l’associazione, gli italiani usano 152 metri cubi per abitante l’anno, molto più di Spagna (127 m3), Regno Unito (113 m3) e Germania (62 m3).
Il futuro passa dalla necessità di investimenti e da una rimodulazione delle tariffe. Secondo Legambiente, “la nuova tariffa dovrà garantire gratuitamente 50 litri d’acqua pro capite al giorno, oltre i quali va definita una tariffazione progressiva che scoraggi i grandi consumi  e gli sprechi”.
In sostanza, afferma l’associazione, l’acqua in Italia costa troppo poco quindi se ne consuma troppa: “Assicurato l’accesso universale al servizio e la fornitura minima per tutti, il prezzo dell’acqua va fissato tenendo conto che si tratta di un bene scarso, probabilmente destinato a scarseggiare sempre più anche a causa dei cambiamenti climatici, da consumarsi parsimoniosamente, attraverso un sistema tariffario che scoraggi gli sprechi e recuperi risorse per migliorare il servizio”.
Fra gli altri indicatori ambientali presenti nella ricerca, va ricordato in negativo il settore della mobilità, nel quale l’Italia continua ad avere un tasso di motorizzazione superiore alla media europea con 605 auto ogni mille abitanti (contro le 473 dell’Unione Europea, le 510 della Germania, le 500 della Francia e le 470 del Regno Unito). Il trasporto merci si svolge per il 90% sulla strada, contro una percentuale europea del 46%. Le città continuano a essere intrappolate nello smog. E aumenta la produzione dei rifiuti, che dal 2000 al 2009 ha fatto registrare una crescita del 6% contro la diminuzione media europea del 2%, cu si affiancano però anche flessioni del 9% in Germania e nel Regno Unito.


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