Vino, protagonista di primo piano. Con i numeri del comparto, i mercati emergenti, le nuove tendenze che fanno breccia fra i consumatori, senza contare “l’ingorgo istituzionale”, come dice il Corriere della Sera, di politici e rappresentanti delle istituzioni che faranno lo slalom al salone internazionale dei vini e distillati in programma a Verona dal 7 al 10 aprile. Le novità annunciate di quest’anno sono due. Una è il Vinitaly Design, con gli accessori che completano l’offerta del vino, l’oggettistica per la degustazione e gli arredi. L’altra è l’Organic Hall, che accoglie Vinitalybio, organizzato in collaborazione con Federbio e dedicato ai vini biologici, e la collettiva dell’associazione Vi.Te – Vignaioli e Territori, che da sette anni collabora con Verona-fiere per rappresentare i vini artigianali.

Ci saranno poi le analisi di Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sui principali mercati consolidati e sulle opportunità esistenti in molte aree, ancora poco presidiate e conosciuti. Focus del 2019 è il mercato emergente asiatico, con i mercati target di Hong Kong, Giappone, Cina e Corea del Sud. Fari puntati anche sull’Italia, che rimane uno dei principali mercati al mondo, attraverso una ricerca che aggiornerà il valore dei consumi di vino ed esplorerà il consumer insight, con il dettaglio per aree geografiche, principali regioni e città.

Di quali numeri stiamo parlando? Il comparto vinicolo in Italia conta 310 mila aziende agricole, quasi quasi 55 milioni di ettolitri prodotti nel 2018, un fatturato di oltre 13 miliardi di euro. Con 74 Docg e 332 Doc, i vini Dop rappresentano circa il 41% della produzione vinicola 2018, mentre i 118 vini Igt sono circa il 26,5%.

Alcuni dei dati diffusi per lanciare l’iniziativa riguardano poi i vini preferiti dai consumatori nei supermercati: vincono vini Doc, spumanti, vini a marca privata e vini bio.

Nel 2018 i vini con maggior tasso di acquisto nei supermercati sono i vini di qualità Doc e Docg, gli spumanti, i vini biologici ed i vini col marchio dell’insegna distributiva. “La grande distribuzione – informa una nota stampa – si conferma come il canale di vendita del vino italiano di gran lunga più rilevante, con 619 milioni di litri per un valore di 1 miliardo e 902 milioni di euro. I vini Doc e Docg in bottiglia registrano il +5,3% nel primo bimestre 2019 (dopo una sostanziale tenuta nel 2018); gli spumanti il + 2,1%, i vini biologici il +18% (+ 11,8% gli spumanti bio); i vini a marca privata o marchio del distributore (MDD) in bottiglia il + 7% (dati 2018 a volume, ricerca IRI per Vinitaly 2019, iper+super+libero servizio piccolo)”. 

Il vino MDD ha raggiunto una quota di mercato del 14% di tutto il vino venduto nella Grande Distribuzione per un valore di 156 milioni di euro. I soli vini Doc e Docg a marca del distributore sono cresciuti dell’8%. C’è stata quindi, negli ultimi anni, una crescita costante degli acquisti di vini a marchio del distributore, quei vini che le cantine italiane producono su incarico delle insegne distributive. Quest’ultime provvedono poi a etichettarle con propri marchi o con altre etichette di fantasia. Il consumatore, spiegano i ricercatori, di solito non si accorge di acquistare un prodotto a marchio, ma è attirato dal prezzo contenuto, grazie alla filiera più corta, e da una buona qualità media. A fronte della crescita dei vini MDD, il 2018 ha fatto però segnare una contrazione delle vendite a volume di varie tipologie di vino, su cui ha influito la scarsa vendemmia del 2017 e l’aumento dei prezzi del vino.


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