Basta allevamenti in gabbia. La petizione che chiede di mettere fine all’uso delle gabbie negli allevamenti dell’Unione europea ha raggiunto la soglia di 600 mila firme. E oggi la coalizione contro le gabbie ha ricevuto in Senato il sostegno dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali – presidente Michela Vittoria Brambilla, vicepresidente Loredana De Petris – che ha dichiarato il suo  supporto perché anche l’Italia abbandoni al più presto un sistema di allevamento che infligge agli animali enormi sofferenze. Fra il 9 e il 10 marzo ci sarà poi il primo fine settimana di raccolta firme cartacee, con tavoli per firmare il 15 città.

L’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” chiede di porre fine all’uso delle gabbie negli allevamenti europei. A oggi ci sono 300 milioni di animali che in Europa sono allevati in gabbie ristrette, che non permettono di esprimere i loro comportamenti naturali. La petizione deve raggiungere un milione di firme convalidate in almeno sette paesi per chiedere alla Commissione europea di pronunciarsi ed eventualmente di avviare un processo che porti a un’iniziativa legislativa.

La campagna è frutto dell’impegno di decine di associazioni di tutta Europa che chiedono alla Commissione europea di mettere fuori legge le gabbie negli allevamenti. Oggi l’occasione di fare il punto è arrivata dunque dall’incontro in Senato tra l’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e i promotori dell’Iniziativa: Philip Lymbery, direttore generale dell’organizzazione capofila a livello europeo, Compassion in World Farming, e i rappresentanti delle venti associazioni italiane che aderiscono alla coalizione (Animal Law, Animal Aid, Animal Equality, CIWF Italia Onlus, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, Amici della Terra, Il Fatto Alimentare, Terra Nuova, Confconsumatori, Lega per l’Abolizione della Caccia, Jane Goodall Institute, Terra! Onlus, Animalisti Italiani, ENPA, LAV, Partito animalista, LEIDAA, OIPA, Lumen).
  
“Tutti i grandi cambiamenti – ha affermato Michela Vittoria Brambilla – mettono in discussione posizioni di potere e interessi consolidati. Ma non c’è dubbio: questa Iniziativa dei cittadini europei è un’occasione imperdibile per far sentire la nostra voce. Ormai non ci sono più alibi. I media parlano di ciò che accade negli allevamenti intensivi, i consumatori sono più consapevoli e informati, il benessere animale è  tema di discussione politica e perfino un fattore di marketing. Le immagini girate sotto copertura, anche in allevamenti italiani, sono sotto gli occhi di tutti. Il tempo del “non vedo, non sento, non parlo” è finito. Firmiamo, firmate tutti, per mettere fine a tanta crudeltà, a tanta vergogna”.

Il Direttore generale di CIWF, Philip Lymbery ha indagato nelle sue inchieste l’impatto degli allevamenti intensivi sugli animali, sulle persone e sull’ambiente. “Questo – ha detto – è un momento storico per l’Unione Europea: la petizione contro le gabbie ha già raggiunto quota 600.000 firme. I cittadini europei stanno dichiarando la loro volontà di mettere fine a questa crudeltà e l’Italia, con l’importantissimo incontro di oggi al Senato, dimostra di essere uno degli Stati membri pronti ad aderire in maniera concreta a questa battaglia di civiltà”.
  
Sostiene Loredana De Petris: “L’allevamento in gabbia è una pratica crudele e anacronistica. È la dimostrazione di quanta strada dobbiamo ancora fare per migliorare da un lato il benessere degli animali, dall’altro la sostenibilità alimentare e ambientale. L’incontro di oggi dimostra inequivocabilmente che i cittadini sono molto attenti alle modalità con cui vengono allevati gli animali e al loro benessere. Noi abbiamo il dovere di ascoltare questa voce e di garantire pratiche all’insegna della qualità, della sostenibilità, e di una sensibilità etica sempre crescente. Lavoreremo insieme affinché l’Italia e il Made in Italy non rimangano indietro su questi temi”.

 

Notizia pubblicata il 05/03/2019 ore 17.13


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