Il Parlamento europeo ha dato il via libera all’accordo economico e commerciale globale fra Unione europea e Canada, il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement). Si tratta di un trattato fortemente osteggiato dalla società civile.L’accordo promette di creare un’ampia zona di libero scambio, di far crescere gli scambi commerciali fra Ue e Canada del 20% quando sarà pienamente attuato e di proteggere oltre 140 indicazioni geografiche per i prodotti alimentari europei commercializzati sul mercato canadese. Il Ceta ha suscitato la protesta di ampi settori della società civile, che denunciano il rischio di veder diminuiti gli standard di protezione dell’ambiente, della salute pubblica e dei diritti sociali.

cetaL’accordo è stato approvato oggi dal Parlamento europeo con 408 voti in favore, 254 voti contrari e 33 astensioni. Canada e Ue hanno firmato l’accordo commerciale a fine ottobre. Ora l’approvazione del Parlamento europeo apre la strada all’applicazione provvisoria del Ceta, che potrebbe partire già ad aprile di quest’anno. Ha detto il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani: “Si tratta di un buon accordo per i nostri cittadini. Permetterà di creare nuovi posti di lavoro e di stimolare la crescita portando vantaggi a imprese e consumatori e tenendo conto delle loro preoccupazioni. L’accordo garantisce standard UE elevati di protezione della salute, dell’ambiente e del lavoro”. L’accordo verrà pienamente attuato solo quando gli stati Ue l’avranno approvato, e su questo affilano le armi le associazioni e le organizzazioni che si stanno battendo contro il Ceta a livello europeo e nazionale.

Ma cosa prevede il Ceta? Il Parlamento europeo spiega che eliminerà i dazi sulla maggior parte dei beni e dei servizi e che ci sarà il mutuo riconoscimento della certificazione per una vasta gamma di prodotti. Il Canada aprirà il mercato degli appalti pubblici federali e municipali alle imprese europee mentre i fornitori europei di servizi quali il trasporto marittimo, le telecomunicazioni, l’ingegneria, i servizi ambientali e la contabilità avranno accesso al mercato canadese. Durante i negoziati l’Unione europea ha garantito la protezione di oltre 140 prodotti agroalimentari di qualità, le indicazioni geografiche appunto, che arriveranno sul mercato canadese. Sono state incluse nel trattato clausole per uno sviluppo sostenibile, per salvaguardare gli standard ambientali e sociali e garantire che il commercio e gli investimenti le incrementino. L’accordo non rimuoverà le barriere doganali per i servizi pubblici, i servizi audiovisivi e di trasporto e per alcuni prodotti agricoli, come ad esempio i prodotti lattiero-caseari, il pollame e le uova.

L’accordo genererà nuove occasioni per le imprese dell’UE mediante la promozione degli scambi commerciali e il rafforzamento delle relazioni economiche – spiega la Commissione europea – Il Ceta semplificherà le attività commerciali con il Canada, sopprimerà i dazi doganali, migliorerà in misura considerevole l’accesso agli appalti pubblici, aprirà nuovi settori del mercato canadese dei servizi, offrirà agli investitori condizioni prevedibili e tutelerà 143 prodotti agroalimentari di alta qualità, noti come “indicazioni geografiche”. Le imprese, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), di diversi settori usufruiranno anch’esse dei vantaggi derivanti dall’eliminazione della duplicazione delle prove”. Per la Commissione europea l’apertura dei mercati si risolverà in un vantaggio per i consumatori, che avranno più possibilità di scelta e prezzi più bassi. Sul rischio di abbassare gli standard di qualità, Bruxelles dice che “il libero scambio non implica tuttavia un abbassamento o una modifica degli standard dell’UE che tutelano la salute e la sicurezza dei cittadini, i diritti sociali, i diritti dei cittadini in quanto consumatori o l’ambiente. Questi standard rimarranno immutati e le importazioni dal Canada dovranno essere conformi a tutta la regolamentazione e a tutte le disposizioni dell’UE in materia di prodotti, senza alcuna eccezione. Ciò significa che il Ceta non modificherà il modo in cui l’Unione europea disciplina la sicurezza alimentare, per quanto riguarda ad esempio gli OGM o il divieto di commercializzare carne bovina trattata con ormoni”.

Altro tema particolarmente sensibile e discusso è quello della  “protezione degli investimenti” e della possibilità che le multinazionali portino in tribunale gli Stati per decisioni ritenute lesive dei propri interessi (privati). Il meccanismo di risoluzione delle controversie fra investitori e Stati è stato sostituito da un sistema chiamato Investment Court System (ICS) che dovrebbe garantire il controllo dei governi sulla scelta degli arbitri e aumentarne la trasparenza. La Commissione europea spiega che il nuovo meccanismo “sarà pubblico e non si fonderà su tribunali ad hoc. Siederanno nel tribunale giudici indipendenti e di carriera, nominati dall’UE e dal Canada, chiamati al rispetto dei più rigorosi principi deontologici stabiliti da uno stringente codice di condotta. Le procedure – prosegue Bruxelles – saranno trasparenti, grazie tra l’altro alle udienze pubbliche e alla pubblicazione dei documenti presentati durante lo svolgimento delle cause. Le disposizioni in materia di investimenti restringono il numero dei casi in cui un investitore può contestare uno Stato e non offrono alcuna protezione alle società di comodo o fittizie: hanno accesso alla tutela solo le imprese con un effettivo legame economico con le economie del Canada o dell’Unione europea. In nessun caso un soggetto pubblico potrà essere costretto a modificare un testo di legge o condannato al pagamento di danni punitivi”.

In molti paesi però il dibattito è ancora aperto – il Belgio ad esempio sta valutando se chiedere una pronuncia della Corte di Giustizia europea sull’ICS – quindi “gli Stati membri, con il sostegno della Commissione, hanno scelto di escludere l’ICS dal campo di applicazione provvisoria del Ceta: l’ICS sarà dunque attuato solo una volta che tutti gli Stati membri avranno completato le procedure nazionali di ratifica”.

Si tratta però di un accordo molto contestato. Le organizzazioni che si oppongono al trattato, come Greenpeace e come la campagna Stop TTIP (il TTIP l’omologo trattato di partnership con gli Usa, rimasto al palo) temono conseguenze negative per la salute pubblica, la tutela dell’ambiente, i diritti sociali. E denunciano che l’accordo di libero scambio, con l’uniformazione delle diverse norme commerciali e di investimento fra Canada e Europa, rischia di risolversi in un attacco diretto verso gli standard di protezione per persone, diritti e ambiente. La campagna Stop TTIP denuncia ad esempio che, nonostante le smentite della Commissione europea, il rischio di ingresso di OGM e pesticidi vietati è possibile perché  i criteri e le linee guida che devono valutare l’equivalenza di un prodotto – dunque evitare controlli doppi – nel Ceta non ci sono ma saranno concordate in un secondo tempo. Si rischia insomma la deregolamentazione.

“Oggi è stata scritta una pagina oscura per la democrazia in Europa, ma non tutto è compromesso – ha detto Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – La battaglia della società civile si sposta adesso a livello nazionale. Monitoreremo gli impatti dell’accordo, dimostrando che avevamo ragione a criticarne l’impianto, e spingeremo il Parlamento italiano a bloccare questo trattato dannoso per i nostri cittadini e lavoratori. I parlamentari europei, in particolare socialdemocratici e popolari, hanno abdicato al loro ruolo di garanti dei diritti e dell’ambiente. Ma in Italia un simile atteggiamento non sarà tollerato. Le urne sono vicine, e gli elettori faranno pesare questa scelta sconsiderata ai partiti che li hanno delusi in Europa”.

Per Greenpeace, che stamattina ha dato vita a una protesta a Strasburgo per denunciare la pericolosità dell’accordo, il Parlamento europeo con questa decisione si pone “dalla parte sbagliata della storia”.  “Nonostante il voto odierno, la ratifica del Ceta da parte di tutti i Parlamenti nazionali e regionali degli Stati membri resta alquanto improbabile, la richiesta al Parlamento italiano è di votare un chiaro no a questo pericoloso accordo –  commenta Federica Ferrario di Greenpeace Italia – Non possiamo però non registrare lo scollamento tra i deputati europei e le preoccupazioni delle persone per la protezione degli standard di vita, salute e ambiente. Questo è un altro duro colpo per l’Unione europea, proprio quando sono più necessari principi come solidarietà e cooperazione”.

La preoccupazione condivisa è che sui diritti sociali e ambientali prevalgano gli interessi privati delle multinazionali. Il percorso a livello nazionale non sembra poi affatto agevole. Sostiene Greenpeace: “Il voto favorevole del Parlamento europeo al Ceta entrerà presumibilmente in contrasto con l’opinione dei singoli parlamenti nazionali e regionali europei chiamati ad esprimersi a loro volta nei prossimi mesi su questo accordo. Il Belgio, inoltre, sta valutando di chiedere alla Corte di giustizia europea di pronunciarsi sulla legittimità di un controverso sistema di tutela degli investimenti – conosciuto come Investment Court System (ICS) – che grazie al Ceta permetterebbe alle multinazionali di citare in giudizio i singoli Stati, ma non consentirebbe il contrario. Se l’ICS non dovesse passare l’esame di legittimità della Corte di giustizia europea, l’applicazione del Ceta si bloccherebbe”.

 

@sabrybergamini


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