Authority, consumatori e imprese insieme per riflettere sui rapidi cambiamenti in atto nel mondo del consumo. “Dalla sharing alla social economy” è il titolo scelto quest’anno da Consumers’ Forum per l’annuale giornata di dialogo e confronto tra i protagonisti del mercato. Già dal titolo emerge il salto di qualità che nel giro di un anno è riuscita a fare l’economia della condivisione, trasformandosi in qualcosa di nuovo e in grado di arrivare a una platea molto più ampia di potenziali consumatori di beni e servizi.

Il presidente di Consumers’ Forum, Mario Finzi, ha ribadito, nel suo intervento introduttivo, la sostanziale differenza che c’è tra sharing e social economy affermando che “con l’entrata prepotente della digitalizzazione compare un soggetto terzo che organizza professionalmente la condivisione”. Inevitabili le conseguenze sul piano delle tutele “Se nel mercato tradizionale ci sono delle regole stabilite dalle leggi nazionali e comunitarie e dalle autorità di regolazione, nel sistema della social economy, queste garanzie vengono meno. Il venir meno di una parte di queste tutele e garanzie per ottenere un minor costo del servizio è qualcosa di cui però i consumatori non sempre sono pienamente consapevoli”, precisa Finzi.

Partendo dunque da queste considerazioni generali, la Prof.ssa Liliana Rossi Carleo, che anche quest’anno ha curato la stesura del Rapporto Consumerism che ha indagato il modo in cui la regolazione sta intervenendo in queste nuove dimensioni, ha sottolineato come, “per non restare travolti dal rapido cambiamento, l’unico modo è quello di adottare una visione disposta ad accogliere le rapide trasformazioni mantenendo ben saldi alcuni valori fondamentali che devono fare da guida alla regolazione”.

I problemi che il nuovo contesto della social economy pone davanti al legislatore e alle Autorità di regolazione non sono pochi e la loro soluzione è tutt’altro che semplice. Come ha ribadito Finzi, infatti, il difficile sta nel “dare delle regole senza ingessare il mercato con il rischio di perdere delle opportunità importanti che possono avvantaggiare il consumatore anche dal punto di vista del risparmio”.

Shadow media, smart grid, collective switching, new comers nel trasporto privato e innovazione social nel trasporto pubblico, social lending, block chain e lending crowdfunding, shadow insurance, sono solo alcuni dei temi con i quali la regolazione deve confrontarsi a stretto giro, prima che il mercato cambi ancora forma. Che ruolo ha la tutela della privacy in questo mercato digitalizzato? E l’Antitrust come interviene e interverrà per regolare un mercato in forte evoluzione e così grande cambiamento?

Sul tema della tutela della privacy è intervenuto il Presidente dell’Autorità, Antonello Soro, che ha posto l’accento sul fatto che la social economy fonda il suo business sul possesso dei dati personali degli utenti grazie ai quali le varie piattaforme possono profilare al meglio la loro offerta. Questo però si traduce in una maggiore vulnerabilità della sfera privata degli utenti che molto spesso cedono porzioni della loro privacy senza esserne pienamente coscienti. “Ecco perchè”, spiega Soro, “come Autorità abbiamo chiesto che vi sia più trasparenza nelle modalità di raccolta, conservazione e utilizzo dei dati”. Ma nell’universo della social economy la partita della sicurezza e della tutela si gioca in un campo che non è solo quello nazionale o comunitario: “delle 11 principali piattaforme che operano attivamente in Italia, ad esempio, nessuna ha un ufficio nel nostro Paese”, sottolinea Soro, “perché quindi le regole funzionino in maniera efficace servirebbe una convergenza a livello mondiale. Un’utopia verso la quale sarebbe utile muoversi”.

Sul piano della concorrenza del mercato, Roberto Chieppa, consigliere e segretario generale dell’AGCM, afferma che “il cambiamento in atto non può essere imbrigliato in regole troppo stringenti dal momento che i vantaggi indotti da queste nuove forme di economia son innegabili: maggiore concorrenza, riduzione dei costi transattivi, minore asimmetria informativa, maggiore accessibilità a beni e servizi da parte dei consumatori”. A fronte di questo però “cresce il rischio di concorrenza sleale, elusione fiscale e una minore tutela per il consumatore”. Come agisce quindi l’Agcm quando deve regolamentare i nuovi fenomeni di mercato? “La prima regola che di solito l’Autorità segue è quella di non intervenire e, nel caso sia necessario, l’intervento deve essere soft, in modo da lasciare libera l’iniziativa imprenditoriale”.

Diversa invece la visione dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Il Presidente Guido Pier Paolo Bortoni ha infatti precisato che il comparto dell’energia è quello nel quale più di ogni altro si stanno creando delle sacche di “shadow economy” totalmente prive di regolazione. Il caso più significativo è legato alla possibilità di “farsi l’energia da soli”. “Il mercato dell’energia ha sempre funzionato con uno schema bene preciso che prevedeva operatori professional da un lato e consumatori da un altro. Questo schema è rimasto pressocchè immutato a prescindere che si fosse in un sistema monopolistico o caratterizzato da una più o meno ampia liberalizzazione”, fa presente Bortoni. “Oggi si fa facendo strada un modello “Energy do it by yourself” totalmente privo di regolazione e anche di tutele. Per questo motivo, non condividiamo l’atteggiamento di non intervento dell’Agcm e pensiamo invece che sia necessario pensare rapidamente a un quadro di tutele di base”.

Per quanto riguarda le comunicazioni, Mario Staderini, direttore tutela consumatori dell’AGCOM, spiega che alla luce del nuovo contesto, l’Autorità sta cercando di “rivedere le vecchie regole, vigilare affinchè non ci siano riduzioni di tutele e nuove frodi per i consumatori. Al tempo stesso, resta fondamentale mantenere il pluralismo e la libertà di informazione e circolazione delle idee”. Sulla necessità di agire sulla revisione delle vecchi regole è concorde anche il Presidente dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, Andrea Camanzi per il quale ad una “soft regulation” si contrappone una “strong ri-regulation”.


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