Giornalisti nell’Erba apre il Festival internazionale del giornalismo di Perugia con oltre cento pagine di inchieste sulla “greenicità” delle imprese, realizzate da 500 giovani reporter ambientali coinvolti nel progetto. I numeri? Sono state presentate quattro inchieste multimediali per un totale di 103 pagine, 30 interviste video,  più di 90 articoli, sondaggi, grafici e pubblicazioni su quattro piattaforme. Sono circa 500 i giovani e i giovanissimi giornalisti nell’erba coinvolti, più i loro docenti e i genitori, 22 relatori, tra giornalisti ambientali, scientifici, generalisti, docenti universitari di varie discipline scientifiche, del marketing ambientale, di ingegneria dei materiali,  della comunicazione, manager, giuristi.
I numeri del progetto Si fa presto a dire green, i cui risultati sono stati presentati oggi in prima assoluta al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, parlano da soli. Il progetto del ciclo di workshop di Giornalisti Nell’Erba, che ha riunito enti pubblici, scuole, università, giornalisti, testate e imprese, ha usato, intorno al neologismo #greenicità, le tecniche del giornalismo come strumenti investigativi ed esercizi di comunicazione e narrazione adatti a tutti.
“Siamo orgogliosi di esser riusciti a mettere insieme una rete tanto variegata intorno ad un obiettivo comune, quello di offrire una palestra di formazione su lingua e ambiente ai giovani e giovanissimi – ha detto Paola Bolaffio, project manager e direttore di Giornalisti Nell’Erba –  A partire dalla Regione Lazio, che ha premiato il progetto, dalle scuole e dalle università (prima fra tutti Tor Vergata che ha anche ospitato il ciclo), alla FIMA, la Federazione dei media ambientali di cui sono onorata di essere tra i fondatori, dall’ANSA ed in particolare il canale Scienza & Tecnica, ai docenti e i ricercatori universitari, i giuristi, i giornalisti, i manager e le imprese coinvolte, oltre all’Ordine nazionale dei Giornalisti, tutti sono stati più che disponibili  a fare questo esperimento collettivo per fornire a ragazzi e giovani, ma anche a docenti e colleghi, qualche strumento valido per poter indagare quotidianamente sulla greenicità”.
“Il mondo della greenicità è senza regole, o anzi, probabilmente ne ha troppe, che è uguale. Nessuna definitiva, nessuna con sentenza passata in giudicato, salvo forse adesso, finalmente dopo l’ultimo rapporto IPCC, quella che dichiara colpevole l’uomo dei cambiamenti climatici”, ha continuato Bolaffio. Durante il ciclo di workshop all’Università di Roma Tor Vergata, i giornalisti nell’erba hanno “indagato” sulla greenicità di Novamont, Carlsberg Italia e Unilever. “Queste aziende meritano un applauso – dice il direttore di gNe – non solo per il loro percorso verso la sostenibilità, ma perché  si sono messe sotto la lente d’ingrandimento di “giornalisti” speciali, capaci di fare domande che mettono in difficoltà, domande non filtrate da editori amici, domande che possono spiazzarti”.
Ha detto Sergio Ferraris, referente per la qualità dell’informazione scientifica di FIMA e direttore di QualEnergia: “Per dare un parametro reale circa la qualità dell’iniziativa, basta leggere l’inchiesta di Eric Barbizzi, 10 anni, che cita l’accordo Transatlantic trade and investiment partnership (TTIP) prima della grossa inchiesta fatta da Der Zeit, a sua volta ripresa dalla stampa italiana con grosso ritardo”. Per Marco Fratoddi, Segretario generale di FIMA e direttore di La Nuova Ecologia, “da questa esperienza semi di innovazioni molto importanti sia per l’informazione che per la scuola”.


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