L’aumento dell’Iva al 22% e all’11% è una misura “regressiva e recessiva”e l’impatto dell’aumento delle aliquote previsto dal disegno di legge di Stabilità sulle famiglie sarà tale che chi ha meno reddito in proporzione pagherà di più. In pratica, l’aumento dell’Iva avrà sulle famiglie più povere un impatto triplo rispetto a quello delle famiglie con reddito più elevato. A dirlo sono le prime stime di CER e IRES-CGIL.
L’incidenza dell’aumento delle aliquote IVA sul reddito familiare scende progressivamente e, con quasi completa regolarità, all’innalzarsi del livello del reddito – spiega una nota congiunta – Per il decimo più povero, l’incidenza dell’aumento si avvicina ai 10 euro ogni 1000 euro di reddito, mentre per il dieci per cento delle famiglie più ricche l’incidenza è di 3,4 euro ogni mille”.
In pratica, i dati suddividono le famiglie per classi crescenti di reddito disponibile familiare equivalente, per cui ogni classe rappresenta il 10% del totale. E considera solo le famiglie con dichiarazione dei redditi. Quelle che hanno un reddito familiare medio di poco più di 12 mila euro annui pagheranno 119 euro medi annui di maggiore imposta, pari a 9,7 euro ogni mille euro di reddito. Chi ha un reddito familiare di poco più di 20 mila euro pagherà 143 euro medi annui di maggiore imposta a famiglia, pari a 6,8 euro in più ogni mille euro di reddito. Quest’ultimo dato scende progressivamente man mano che sale il reddito familiare: per chi, ad esempio, ha un reddito familiare medio anno di circa 50 mila euro, l’impatto dell’aumento dell’Iva è di 4,9 euro ogni mille euro di reddito disponibile. Per il dieci per cento delle famiglie più ricche l’impatto dell’aumento dell’Iva sarà di 3,4 euro ogni mille euro di reddito.
E in tutto questo sono esclusi i più poveri. “Ancora più grave – spiega lo studio – è poi quanto accade alla platea degli incapienti, destinati a non trarre alcun beneficio dalla revisione delle aliquote Irpef. Si tratta degli individui le cui entrate sono così basse da non essere soggette all’imposta sul reddito delle persone fisiche. Nella elaborazione non sono comprese le famiglie con individui che non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi. Quindi, la gran parte degli incapienti risulta esclusa. Se tutti gli incapienti venissero considerati, la regressività della misura sarebbe ancora più pronunciata”. La conclusione è sempre quella: una manovra regressiva, recessiva, che accentuerà  gli effetti negativi della crisi su pensionati e lavoratori dipendenti a basso reddito.
 


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