Sono aumentate le segnalazioni di operazioni sospette all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF) istituita presso la Banca d’Italia: ammontano a circa 65 mila nel 2013, mentre nei soli primi sei mesi di quest’anno sono arrivate oltre 38 mila segnalazioni, con un aumento del 23 per cento rispetto allo scorso anno. E la crisi economica ha aumentato il fenomeno dell’usura: crescono le segnalazioni di fenomeni usurari, raddoppiate rispetto al 2012. È quanto evidenziato dalla UIF nel Rapporto 2013.
Come si legge nella presentazione del Rapporto, che si è svolta ieri, “le segnalazioni ricevute dalla UIF sono passate dalle 12.500 del 2007 alle circa 65.000 del 2012 e del 2013; notevoli sono anche gli importi complessivamente segnalati: nel 2013 circa 84 miliardi di euro. La quasi totalità delle comunicazioni ricevute riguarda sospetti di riciclaggio; numericamente marginali restano le segnalazioni relative al finanziamento del terrorismo o dei programmi di proliferazione delle armi di distruzione di massa, pure ricomprese nel sistema di prevenzione”. Quest’anno le segnalazioni di operazione sospette sono in aumento: “durante il primo semestre del 2014 sono pervenute oltre 38.000 segnalazioni, con un incremento del 23 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.
La quasi totalità arriva da banche e poste, mentre sono poche le segnalazioni che provengono da professionisti e tantomeno dalla Pubblica Amministrazione. Come evidenzia il Rapporto, “quasi l’85 per cento delle segnalazioni proviene dalle banche e dalle Poste. Esse appaiono generalmente consapevoli del fatto che il contrasto del riciclaggio costituisce anche un presidio rispetto al rischio del coinvolgimento dell’azienda in vicende criminali e non solo un contributo al perseguimento di interessi pubblici. L’attenzione delle banche tende, però, a concentrarsi sull’operatività corrente; uno scrutinio meno attento sembra emergere per le movimentazioni della clientela di maggiori di dimensioni e quando il rapporto assume prevalenti connotazioni di tipo gestorio e consulenziale”. Il numero di segnalazioni trasmesse da professionisti e operatori non finanziari si ferma invece a poco più del 4 per cento e viene soprattutto da notai e operatori di gioco. E, aggiunge il rapporto, “anche gli uffici della Pubblica Amministrazione non appaiono effettivamente partecipi al sistema segnaletico”.
La crisi economica ha fatto aumentare le segnalazioni di sospetta usura. “In parallelo con l’intensificarsi della crisi economica è stata osservata una maggiore diffusione del fenomeno dell’usura, testimoniata da segnalazioni di operazioni sospette raddoppiate nel 2013 rispetto all’anno precedente”, rileva l’Unità. Un altro dato evidenziato nella relazione è che “numerosi casi di segnalazione e di analisi hanno riguardato il riciclaggio dei proventi di reati lesivi di interessi pubblici o ascrivibili a persone politicamente esposte. Sono stati rilevati, in particolare, utilizzi distorti dei finanziamenti pubblici, inadempienze nell’applicazione della disciplina sulla tracciabilità dei flussi finanziari nel settore dei contratti pubblici, appropriazioni indebite di fondi di pertinenza di partiti politici, situazioni corruttive. Con riferimento a queste ultime, le segnalazioni pongono in luce alcuni elementi ricorrenti: per dissimulare l’identità dei titolari effettivi, viene fatto frequente ricorso a strumenti d’investimento innovativi, a mandati fiduciari, alla costruzione di catene societarie anche complesse prive di reale giustificazione economica, eventualmente con propaggini internazionali e utilizzo di trust”.
Di fronte al fenomeno usura, per Adiconsum è necessario intervenire attraverso la creazione di fondi sussidiari rotativi di solidarietà per le famiglie in stato di bisogno, gestiti dalla Consap, con un 1 euro l’anno versato da chi chiede il prestito e 1 euro versato dalla finanziaria o banca. I dati della UIF sono così commentati dal presidente nazionale Adiconsum Pietro Giordano: “Il raddoppio dei casi di usura rilevati dalla Banca d’Italia non ci sorprende. Esso rappresenta solo uno dei tanti effetti negativi del perdurare di una crisi, che da un lato ha aumentato la povertà di coloro che già lo erano e dall’altro ha ridotto in povertà quelle famiglie che appartenevano alla fascia medio-bassa. Gli 80 euro varati quale misura anticrisi non possono essere l’unico provvedimento adottato dal Governo per la ripresa dei consumi”.
Per l’associazione, si potrebbe intervenire con 1 euro all’anno a carico di chi chiede un prestito per il credito al consumo e 1 euro a carico della finanziaria che lo eroga: “In questo modo si realizzerebbe un Fondo di 16 milioni/anno. Stesso sistema deve essere adottato dalle banche che con i loro 30 milioni di conti correnti darebbero vita ad un Fondo di 60 milioni di euro. Si costituirebbe così un Fondo di ben 76 milioni di euro che potrebbe gestire la Consap, insieme con le Associazioni Consumatori e le banche/finanziarie”. Spiega Giordano: “Tali Fondi devono rispondere ad un sistema rotativo di solidarietà nel senso che la restituzione di quanto prestato deve avvenire a rate senza la maturazione di alcun interesse. A questi Fondi potrebbero attingere anche le banche invece di vendere i crediti inesigibili. In questo modo si eviterebbe la messa all’asta della casa o il fallimento dell’artigiano, ridimensionando in maniera efficace il ricorso all’usura”.


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