edificio con aria condizionata

Povertà energetica, clima e aria condizionata

Povertà energetica non è solo difficoltà di riscaldare casa. È anche quella di raffreddarla quando fa troppo caldo. Fra cambiamento climatico e povertà energetica c’è un legame e questo è rappresentato dall’aria condizionata.

Se le condizioni climatiche diventano più difficili e calde, le famiglie usano di più i condizionatori d’aria, che fanno lievitare la bolletta elettrica anche del 42%. Aumenta dunque il rischio di povertà energetica per chi non può permettersi di destinare larga parte del suo budget ai consumi elettrici.

 

edificio con aria condizionata
Aria condizionata

 

Aria condizionata, clima e bolletta elettrica

L’uso del condizionatore gonfia le bollette elettriche delle famiglie molto più di quanto si pensasse e ha conseguenze sulla loro povertà energetica. A dirlo è uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università Ca’ Foscari Venezia e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), appena pubblicato sulla rivista scientifica Economic Modeling.

Cosa dice in sintesi la ricerca? La minaccia del riscaldamento globale è una delle questioni più urgenti per l’umanità. Di fronte a condizioni climatiche avverse e al caldo intenso, le famiglie adottano e usano l’aria condizionata ma questa ha un impatto notevole sulla bolletta elettrica: quando possiedono un condizionatore si arriva a spendere anche il 35%-42% in più per l’elettricità. Conseguenza: l’aria condizionata può portare le famiglie a basso reddito alla povertà energetica.

Prima si pensava che l’impatto del condizionatore sulla spesa familiare per l’elettricità fosse di circa l’11% (sulla base di studi statunitensi). Ma la ricerca, che ha analizzato i dati di famiglie residenti in paesi Ocse (Australia, Canada, Francia, Giappone, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera) e dati climatici della NASA, calcola invece che, in media, l’uso del condizionatore porta a spendere fino al 42% in più per l’energia elettrica, rispetto a chi non ha il condizionatore.

 

La povertà energetica

«I consumi elettrici per raffrescamento saranno quindi un nuovo fattore destinato ad aumentare la povertà energetica legata all’elettricità, condizione in cui si trovano le famiglie che spendono più del 5% del loro reddito annuale in bollette elettriche».

Secondo il Buildings Performance Institute Europe, nel 2014 la povertà energetica toccava già il 10-15% delle famiglie europee. Il nuovo studio sembra disegnare una situazione più preoccupante.

Rimangono certo le differenze fra paesi: negli Stati Uniti l’aria condizionata rappresenta l’11% del consumo energetico degli edifici, in Europa si ferma all’1,2%. I dati della ricerca dicono che in Spagna il 18,5% delle famiglie spende oltre il 5% del proprio budget in elettricità e, anche se l’Italia non è ricompresa nello studio, per i ricercatori è probabile che l’andamento sia simile anche in Italia.

«Il concetto di povertà energetica, già oggetto di attenzione in Europa, è di norma legato alla possibilità di assicurarsi un livello adeguato di riscaldamento durante i mesi più freddi – spiega Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale a Ca’ Foscari e responsabile del team di ricerca del progetto ERC Energya che ha svolto lo studio – I nostri dati, tuttavia, suggeriscono di allargare il concetto includendo il ruolo sempre più determinante del raffrescamento estivo. I nuclei familiari più poveri spendono già di norma una porzione ampia del loro budget in beni essenziali, come il cibo e l’elettricità. Quest’ultima voce dovrà aumentare per proteggere i più vulnerabili dal rischio di mortalità o da altri gravi problemi di salute durante le ondate di calore».

Aria condizionata, cosa incide sulla scelta

«L’elemento innovativo di questo lavoro – afferma l’economista Teresa Randazzo, prima autrice dello studio – è che la nostra analisi empirica permette di tenere conto di fattori di scelta che sono di norma difficili da osservare e misurare, come la percezione personale del comfort termico, l’avversione al rischio o la consapevolezza ambientale».

L’uso dell’aria condizionata risente di elementi spesso difficili da misurare perché legati alle caratteristiche individuali delle persone e alle famiglie. La presenza di bambini in casa, per esempio, induce a usare di più i condizionatori. Li usano invece di meno le persone più istruite, forse perché nella loro scelta incide l’impatto ambientale dei consumi, e le famiglie inclini al risparmio energetico. Maggiore uso invece per chi ha molti elettrodomestici in casa e per chi vive in città. E qui pesa il fattore ambientale.

«Vivere in aree urbane aumenta la probabilità che si adotti un condizionatore di 9 punti percentuali, un contributo importante, se paragonato al ruolo del clima o del reddito familiare, probabilmente dovuto al fenomeno delle isole di calore urbane», spiega Malcolm Mistry, responsabile dei dati climatici per il progetto Energy-a, coautore della ricerca.

Un quadro dunque da tenere presente, anche perché dal 1990 le vendite annuali di condizionatori sono più che triplicate in tutto il mondo. Il cambiamento climatico aumenterà i tassi di adozione dell’aria condizionata anche in Europa. L’aumento, stima la ricerca, sarà fino al 21% in Spagna e fino al 35% in Francia nell’arco di venti anni.


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