Rapporto Civico 5.0 edilizia

In Italia la precarietà energetica è un fenomeno in costante crescita che colpisce oltre due milioni di famiglie: a incidere particolarmente sui loro bilanci è la spesa termica, che può arrivare, in casi eccezionali, a superare i 3 mila euro annui. È quanto emerge dal Rapporto Civico 5.0: edizione edilizia popolare, presentato ieri da Legambiente.

I monitoraggi effettuati nell’ambito della campagna ha coinvolto 38 famiglie, di cui 9 in edilizia popolare, nelle città di Torino, Modena, Roma, Napoli e Reggio Calabria. Sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici di Legambiente dispersioni termiche, sprechi elettrici, inquinamento indoor e acustico.

Rapporto Civico 5.0, l’efficienza energetica in Italia

In Italia, ricorda Legambiente, tra edilizia pubblica e privata si contano oltre 12 milioni di edifici a uso residenziale, il 60% dei quali ha più di 45 anni ed è stato realizzato prima di ogni normativa sulla sicurezza statica e l’efficienza energetica. Un settore, quello civile, da cui derivano il 27% delle emissioni climalteranti e il 28% dei consumi, con 47 Mtep di energia (in crescita) e una spesa di 40,8 miliardi di euro per le famiglie.

Dall’inizio del 2021 gli interventi di efficientamento sono cresciuti del 514%.

“Nonostante questo – sottolinea Legambiente – questi hanno interessato le categorie di famiglie più agiate, procedendo a ritmi troppo lenti nell’edilizia pubblica e, soprattutto, nelle periferie. Altrettanto lenti, se non del tutto inesistenti, gli strumenti per facilitare l’accesso agli incentivi delle famiglie in difficoltà, non in grado di sostenere i costi extra bonus”.

Edilizia popolare, le maggiori criticità

Sono 836 mila gli alloggi di edilizia popolare in Italia, l’80% dei quali è gestito da aziende pubbliche costituite in forma societaria, le Aziende Casa: la maggior parte si trova nel Nord Italia (il 45,2%), il 34,4% al Sud, il 20,3% al Centro.

Il 32,6% della popolazione residente nelle case popolari è anziana, il 28% in particolare ultra 75enne: soggetti dunque maggiormente a rischio con il freddo, l’eccessivo caldo e le ondate di calore legate ai cambiamenti climatici – sottolinea Legambiente. I nuclei familiari che vivono negli edifici popolari, inoltre, hanno un reddito medio annuale inferiore a 10 mila euro, che per il 10% viene impegnato per i consumi energetici (fonte Federcasa 2016).

In questo contesto di vulnerabilità e difficoltà economica, i monitoraggi hanno riscontrato dispersioni termiche, elevati consumi elettrici, scarso ricambio d’aria, umidità, perdite delle reti idriche, sistemi elettrici obsoleti e precari. Criticità che aumentano le disuguaglianze già vissute prima dell’emergenza sanitaria.

 

Edilizia ed efficienza energetica

 

 

Queste le principali problematiche evidenziate da Legambiente: da involucri disperdenti e colabrodo a spese termiche più alte rispetto alla media nazionale per il riscaldamento. A Modena, ad esempio, la spesa annua ammonta a 2.500 euro. E, ancora, dai costi elettrici più elevati dovuti a vecchi elettrodomestici energivori, come a Reggio Calabria, a livelli d’inquinamento indoor e acustico con picchi al di sopra dei valori normativi, per via di pareti senza corretta traspirabilità e fonoassorbenza.

“Vivere in edifici poco efficienti si traduce in un aumento del rischio di povertà – spiega Legambiente. –  2,2 milioni le famiglie che vivono in condizioni di precarietà energetica, costrette a rinunciare cioè ai loro fabbisogni energetici per limitare la spesa. Una condizione in netto peggioramento a causa della pandemia da Covid-19″.

Gli edifici popolari, inoltre, solitamente sono collocati ai margini delle città, slegati da infrastrutture culturali e poco serviti da mezzi di collegamento efficienti con il centro. E, laddove non si creano senso di comunità e vicinanza, aumentano ghettizzazione, disuguaglianze e fragilità.

“Il diritto a vivere in case di Classe A, su cui abbiamo posto l’accento in questa terza edizione del rapporto di Civico 5.0, non è solo un’opportunità ambientale e climatica: è una politica di welfare in tema di aumento della capacità di spesa dei cittadini, oltre che di riduzione dei consumi energetici, e in tema di disuguaglianze e miglioramento del senso di comunità – ha spiegato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. – Intervenire sul patrimonio pubblico (e privato) significa, infatti, sviluppare la migliore politica di sostegno per le famiglie”.

Edilizia privata: edifici disperdenti e poco efficienti

Anche nell’edilizia privata, da Nord a Sud, Legambiente ha rilevato una situazione di edifici disperdenti e poco efficienti, a partire dalle temperature disomogenee che obbligano i cittadini a un sovrautilizzo dei sistemi di riscaldamento. La bolletta termica può arrivare, in casi eccezionali, a superare i 3 mila euro all’anno.

Secondo l’indagine di Legambiente, il 20% delle famiglie ha registrato un eccessivo caldo e/o freddo a seconda della stagione, dunque una difficoltà a raggiungere il livello di comfort senza un esborso importante in bolletta.

Sul fronte consumi elettrici, l’associazione ambientalista ha registrato una spesa media di 557 euro l’anno, con casi limite che arrivano a mille euro in appartamenti dove sono installati sistemi di condizionamento. Tra gli elettrodomestici che più incidono sulla media dei consumi, troviamo l’asciugatrice (che copre oltre 10% dei consumi annui totali), la lavasciuga (7,4%) e il frigorifero (7,2%).

L’illuminazione copre circa il 6,6% dei consumi, con picchi massimi di 489 kWh/ annui nel caso di tanti apparecchi illuminanti, non a basso consumo e con un elevato numero di ore di accessione, come a Roma. Mentre i valori più bassi si registrano a Torino, con consumi di 25 kWh/annui associati a un comportamento virtuoso e a un’illuminazione a basso consumo.


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