Centri antiviolenza, 26mila donne hanno affrontato il percorso di uscita dalla violenza nel 2022
L’Istat ha presentato oggi un focus sui servizi e sulle caratteristiche organizzative dei Centri antiviolenza e sui percorsi affrontati dalle donne per uscire dalla violenza
Sono in aumento le donne vittime di violenza e abusi che si rivolgono ai Centri antiviolenza: è quanto emerge dall’indagine Istat, che ha presentato oggi un focus sui servizi e sulle caratteristiche organizzative dei Centri analizzando i dati relativi alle donne che hanno avviato il percorso di uscita dalla violenza attraverso il loro supporto.
I servizi offerti dai Centri antiviolenza
Secondo le rilevazioni Istat, nel 2022 aumenta l’offerta di Centri antiviolenza: in totale sono 385, +3,2% rispetto al 2021, +37% rispetto al 2017 (primo anno dell’Indagine). Importante il ruolo degli sportelli di ascolto (665) contro la violenza, attivati dal 52,2% dei Centri, che favoriscono la prossimità territoriale della rete di protezione per le donne.
I CAV (nell’83,7% dei casi) hanno attivato, inoltre, nuove forme di comunicazione destinate alle donne: in particolare, a partire dal periodo della pandemia sono state introdotte le comunicazioni via email, messaggi scritti e utilizzo dei social. Quasi tutti (99,1%) aderiscono al numero nazionale di pubblica utilità 1522 e il 74,5% ha una reperibilità telefonica “h24” rivolta al pubblico per emergenza/gestione di situazioni di pericolo.
Diverse le tipologie di servizi offerte dai Centri, con varie modalità operative. Nel 2022 prevalgono i colloqui in presenza (99,1% dei Centri), seguiti da colloqui telefonici o videochiamate (93,7%) e dalle comunicazioni via email, messaggi scritti e utilizzo dei social (83,7%), modalità attivate soprattutto in seguito alla pandemia da Covid-19.
L’attività dei CAV, oltre a rappresentare un presidio di protezione per le donne, costituisce anche il luogo di riferimento per una crescente diffusione della cultura della prevenzione rispetto alla violenza di genere, sia per gli operatori del settore, sia per la cittadinanza.
In aumento le donne che si rivolgono ai Centri
Secondo i dati Istat, nel corso del 2022 sono oltre 26mila le donne che hanno affrontato il percorso di uscita dalla violenza con l’aiuto dei Centri antiviolenza.
La maggior parte delle donne (il 77,7%) ha iniziato il percorso nel 2022, il 18% nel 2021 e poco meno del 5% da due anni. Dai dati riferiti ai Centri attivi sia nel 2021 sia nel 2022, e che hanno risposto a questa rilevazione, emerge un aumento (+9,4%) delle donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza (20.438 nel 2021, 22.355 nel 2022).
La decisione di intraprendere un percorso per uscire dalla violenza sembra arrivare a distanza di anni dall’inizio della violenza stessa: per il 41,3% delle donne sono passati più di cinque anni dai primi episodi di violenza subita, per il 33,5% da uno a cinque anni, per il 13,5% da sei mesi a un anno e solo per il 7,1% delle donne il tempo intercorso tra violenza subita e inizio del percorso presso il CAV è inferiore ai sei mesi.
Inoltre il 17,7% delle donne ha iniziato il percorso di uscita dalla violenza in situazioni di emergenza, era cioè in una situazione di pericolo o a rischio di incolumità. Di queste, il 75% subiva violenza da più di un anno e il 38,3% da più di cinque anni.
Le forme di violenza più diffuse
Tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 66,7% ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% ha subito uno stupro o tentato stupro. Il 14,4%, inoltre, ha subito altre tipologie di violenze sessuali quali ad esempio le molestie sessuali, molestie online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti.
Molto diffusa è la violenza psicologica che, essendo quasi sempre esercitata in concomitanza di un’altra forma di violenza, viene subita da quasi nove donne su 10. Quattro donne su 10 stanno invece affrontando una violenza di tipo economico. Minoritaria la percentuale di donne vittime di tratta (0,5%) o che ha subito una qualche forma di violenza prevista dalla Convenzione di Istanbul (2,1%), come matrimonio forzato o precoce, mutilazioni genitali femminili, aborto forzato, sterilizzazione forzata.
Secondo i dati Istat sono soprattutto le donne tra i 30 e i 39 anni ad aver subito violenza fisica (71,7%). La violenza sessuale riguarda invece più spesso quelle che hanno meno di 29 anni (38,3%). Le donne con più di 30 anni sono quelle che più delle altre (più di nove su 10) hanno subito almeno una forma di violenza come minacce, stalking, violenza psicologica, violenza economica. Nella maggioranza dei casi le diverse forme di violenza si sommano tra loro.
Il profilo delle violenze si delinea in modo del tutto simile a quello che emerge per le vittime dei femminicidi: gli autori sono in prevalenza partner ed ex-partner (78,3%), seguono gli altri familiari (11,1%). La propensione alla denuncia (che avviene per il 41,8% degli autori) è legata al numero di forme di violenze subite dalle vittime: va dal 24,9% nel caso di una sola violenza al 56,9% nel caso in cui le violenze siano più di cinque.
Il 27,5% delle donne ha chiesto un provvedimento di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o di ammonimento; richieste soddisfatte nel 69,7% dei casi e ottenute entro 15 giorni nel 30%.