Geolocalizzazione dei positivi a Ravenna, il Garante Privacy apre istruttoria
Il Garante Privacy apre un’istruttoria sulla geolocalizzazione dei positivi a Ravenna. Qui la Polizia locale può controllare il rispetto della quarantena attraverso la geolocalizzazione del cellulare
Geolocalizzazione dei positivi attraverso la comunicazione della posizione gps, fa discutere il caso di Ravenna. E il Garante Privacy ha aperto un’istruttoria.
Il caso è esploso sulla stampa locale. La Polizia locale può controllare le persone in quarantena e il rispetto dell’isolamento attraverso la geolocalizzazione del cellulare, anche se il Comune ha fatto sapere che si tratta di una scelta volontaria. “L’invio consenziente della propria posizione tramite lo smartphone offre al cittadino un’alternativa molto meno invasiva rispetto al controllo a domicilio”, dice in una nota il Comune di Ravenna.
Geolocalizzazione, il Comune di Ravenna: alternativa meno invasiva
Nei controlli sul rispetto della quarantena e dell’isolamento domiciliare, spiega il Comune di Ravenna in una nota, gli addetti possono possono recarsi al domicilio oppure optare per “ogni altra operazione tecnica”.
«La prima operazione che viene compiuta è quella di contattare l’interessato sull’utenza contenuta negli elenchi che, quotidianamente, sono diramati dal Dipartimento di sanità pubblica agli enti preposti al controllo. Il colloquio telefonico consente di concordare la modalità più gradita e fornire informazioni e chiarimenti. Oltre alla tradizionale visita a domicilio, la persona viene informata – anche a salvaguardia della sicurezza degli operatori di polizia – della possibilità di dimostrare consensualmente la propria presenza al domicilio mediante l’invio volontario del dato di posizione geografica del proprio apparato telefonico – spiega la nota del Comune – Il dato eventualmente inviato è di tipo istantaneo, non si protrae oltre il tempo dell’accertamento e non è soggetto a conservazione».
«In sostanza non si tratta di alcun tracciamento generalizzato sulle persone in quarantena – commenta il sindaco di Ravenna Michele de Pascale – ma di un’opzione proposta alle persone che sono state selezionate per ricevere il controllo. Queste persone sono quindi totalmente consapevoli, consenzienti e sono loro stesse ad inviare agli operatori di polizia locale la loro posizione».
La geolocalizzazione sarebbe insomma un’opzione meno invasiva rispetto all’arrivo della pattuglia. Ma è così?
Il Garante Privacy apre un’istruttoria
Vuole vederci chiaro il Garante Privacy che ha aperto un’istruttoria.
«In relazione alle recenti notizie di stampa secondo le quali la Polizia locale di Ravenna tratterebbe dati personali relativi alla geolocalizzazione dei soggetti positivi al Covid-19 per verificare il rispetto della misura dell’isolamento, il Garante per la privacy ha aperto un’istruttoria ed ha inviato al Comune una richiesta di informazioni», si legge in una nota.
Al Comune il Garante chiede tutte le informazioni necessarie per valutare la misura sotto esame.
«Il Comune dovrà far pervenire all’Autorità ogni elemento utile alla valutazione del trattamento di dati personali effettuato, con particolare riferimento alle modalità del trattamento, descrivendo gli strumenti del sistema realizzato, incluse specifiche app per dispositivi mobili utilizzate; le finalità perseguite mediante la geolocalizzazione ed i periodi di tempo e le modalità di conservazione dei dati raccolti, nonché il rispetto dei principi di proporzionalità e minimizzazione del trattamento».
Il Comune dovrà inoltre indicare le misure adottate per garantire un livello di sicurezza adeguato dei dati trattati e gli eventuali soggetti terzi destinatari dei dati acquisiti attraverso le funzioni di geolocalizzazione.