"Fuori di testa", a Gros Supermercati il riconoscimento del miglior rapporto qualità prezzo

"Fuori di testa", a Gros Supermercati il riconoscimento del miglior rapporto qualità prezzo

Le etichette dei prodotti raccontano i fenomeni di consumo e la loro evoluzione nel carrello della spesa. Alimentare e non solo. Un quadro di come evolvono i consumi degli italiani viene dall’Osservatorio Immagino GS1 Italy, arrivato alla decima edizione (2021/2).

Il dossier analizza i dati alla luce delle informazioni presenti sulle etichette di oltre 125 mila prodotti venduti in supermercati e ipermercati, un paniere che ha generato fra giugno 2020 e giugno 2021 un giro d’affari di oltre 39 miliardi di euro, pari all’83% del sell-out totale.

Fra i fenomeni di consumo che caratterizzano la spesa alimentare degli italiani, in quest’ultimo anno e nei quattro anni precedenti monitorati dall’Osservatorio, ci sono l’attenzione all’italianità in etichetta, la presenza dei prodotti “senza qualcosa” (free from) e di quelli arricchiti (rich in) e l’attenzione allo stile di vita, che si riflette anche negli acquisti al supermercato – con le vendite dei prodotti bio e del mondo vegetariano-vegano. Cosa emerge dunque dall’ultimo Osservatorio?

L’italianità in etichetta

Il mondo dell’italianità in etichetta riunisce quei prodotti che riportano i claim “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento. Sono prodotti che continuano a guadagnare spazio.

«Dopo essere stato uno dei fenomeni di maggior successo degli ultimi anni, nei 12 mesi che vanno dal giugno 2020 al giugno 2021 ha messo a segno un’ulteriore crescita del +1,8%, superando gli 8,7 miliardi di euro di giro d’affari», si legge nel dossier dell’Osservatorio Immagino 2021/2.

E così è arrivato a rappresentare il 26,9% del sell-out del paniere alimentare. In supermercati e ipermercati sono oltre 22 mila i prodotti che comunicano in etichetta la loro italianità.

Se si guarda ai quattro anni monitorari (dal 2017 al 2021) «l’italianità, in tutte le sue declinazioni, ha aumentato in modo significativo il suo peso sul carrello della spesa, confermandosi come un aspetto rilevante nelle scelte d’acquisto dei consumatori. L’analisi di medio periodo condotta dall’Osservatorio Immagino mostra un’importante crescita del peso di questi prodotti sul giro d’affari di super e ipermercati nel food: tra giugno 2018 e giugno 2021, la quota a valore è passata dal 22,5% al 26,9%, con un incremento di 4,4 punti percentuali».

 

osservatorio immagino
Osservatorio Immagino 2021/

 

Il mondo del free from

Il paniere del free from, o dei prodotti senza, riunisce in etichetta quei prodotti che esibiscono la minore presenza, o assenza, di alcuni ingredienti: “pochi zuccheri”, “poche calorie”, “senza zucchero”, “senza olio di palma”, “senza grassi idrogenati”, “senza sale”, “senza aspartame”, “senza conservanti”, ”senza OGM”.

Il 25% delle vendite di tutto il paniere alimentare, un quarto dunque, è rappresentato proprio dagli alimenti free from. Nell’ultimo anno la crescita è stata modesta, più 0,6% complessiva. E ci sono trend diversi.

I claim più brillanti in termini di vendite sono quelli legati all’assenza (più 7,6%) o alla riduzione di zuccheri (più 7%), di antibiotici (più 18,4%), di glutammato (più 4,2%) e di calorie (più 11,5%), oltre ai prodotti non fritti (più 16,5%).

Il primo claim per incidenza delle vendite è senza conservanti ed è stabile a meno 0,6% di vendite.  In leggero decremento annuo (-0,5%) anche il giro d’affari dei quasi 3 mila prodotti presentati in etichetta come “senza olio di palma”, che rappresentano il secondo claim per peso delle vendite (il 6,4% del paniere free from).

Il mondo del free from è uno dei comparti più importanti ma, nei quattro anni monitorati dall’Osservatorio (dal 2017 al 2021), «ha mostrato un rallentamento costante dell’andamento del sell-out, nonostante le innovazioni introdotte per cogliere le nuove tendenze di consumo (come il “senza antibiotici” o il “non fritto”). Il fatto è che i claim più tradizionali e con maggiore quota di mercato hanno rallentato la propria crescita o, in alcuni casi, hanno perso fatturato».

Il mondo dei prodotti rich in

L’altra tendenza che fotografa i fenomeni di consumo è data dai prodotti rich in, quelli che esibiscono in etichetta i claim “con vitamine”, “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro”, “fonte di calcio”.

Sono oltre 9 mila prodotti le cui vendite crescono del 3,2%.

Il comparto più sostanzioso è quello dei prodotti ricchi di fibre, che rappresentano il 4,6% dell’offerta alimentare rilevata e sviluppano il 3,8% del giro d’affari; nell’ultimo anno le vendite sono aumentate del +3,5% grazie all’ampliamento dell’offerta.

 

spiedino di verdure
Go Vegan, tendenza in crescita

 

Lifestyle: i prodotti identitari

Nella categoria lifestyle rientrano oltre 12 mila prodotti, pari al 14,1% del paniere, che riportano in etichetta o sul packaging claim e loghi come “idoneo a uno stile di vita vegetariano”, “idoneo a uno stile di vita vegano”, “halal”, “kosher”, “biologico”.

L’Osservatorio Immagino li ha definiti prodotti identitari perché «soddisfano i requisiti richiesti da quei consumatori che hanno scelto di adottare precisi stili di vita e, quindi, di consumo, come il veganesimo o l’alimentazione conforme ai dettami religiosi».

Questo fenomeno di consumo si è affermato e consolidato negli ultimi anni ed è ancora in espansione.  Il giro d’affari è aumentato del 2,3% nell’ultimo anno. E complessivamente le vendite hanno superato i 3,3 miliardi di euro (10,3% di quota sul totale rilevato),

Il claim con la maggior incidenza sulle vendite è “veg”, riferito a prodotti idonei all’alimentazione sia vegana sia vegetariana, a cui vanno il 5,2% dell’assortimento e il 5,9% del sell-out, con vendite in aumento del 4% e un giro d’affari di quasi 2 miliardi di euro. Cresce del 5,3% il claim vegetariano e del 5,7% il claim vegano.

Stabilità invece per il grande mondo dei prodotti presentati in etichetta con il claim “bio”, che rappresentano però il 9,3% del paniere del lifestyle pari al 3,6% delle vendite in valore (meno 0,3% la tendenza del sell out nell’ultimo anno).

Anche in questo caso, l’analisi di questi fenomeni di consumo può essere guardato anche sul medio periodo, dal 2017 al 2021.

«Il fenomeno dei consumi identitari si è guadagnato sempre più spazio a scaffale e nelle vendite dei prodotti del largo consumo confezionato. Tra giugno 2018 e giugno 2021, la sua incidenza sul giro d’affari del totale food è passata dall’8,1% al 10,3%».

A questa crescita hanno contribuito l’espansione degli assortimenti e la crescita della domanda. I prodotti etichettati come veg e bio hanno trascinato la crescita dei prodotti del lifestyle negli ultimi anni.

«I prodotti presentati in etichetta come veg, ossia adatti a vegetariani e vegani, si sono distinti per la crescita costante di cui hanno beneficiato nel quadriennio (+5% circa), che li ha fatti salire dal 3,6% di quota del giugno 2018 al 5,9% del giugno 2021».

Diversa la tendenza dei prodotti alimentari bio che nel periodo 2020 e 2021 hanno registrato un rallentamento e hanno stabilizzato il loro peso sul paniere food.


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