Alimentazione vegetale, Essere Animali: più legumi e verdure per nuove politiche del cibo (Foto Pixabay)

Più legumi, più frutta e verdura, e la spinta verso un’alimentazione più vegetale negli ambiti pubblici, dalle mense scolastiche agli eventi pubblici. Al centro, un’idea di educazione alimentare che tenga conto delle esigenze di salute e del pianeta e che spinga dunque verso un’alimentazione più sostenibile, più vegetale e con meno carne. Sono i cardini su cui poggiano le proposte dell’associazione Essere Animali che, a pochi giorni dal World Vegan Day, ha diffuso il report “Verso un sistema alimentare sano e sostenibile. Proposte di Food Policy locali.

Il documento invita gli enti pubblici a “porre le politiche del cibo e la promozione dell’alimentazione vegetale al centro della propria agenda politica”.

E lo fa riportando anche buone pratiche ed esperienze di successo di città ed enti locali, italiani ed esteri, che stanno promuovendo il passaggio a un’alimentazione più vegetale. Ad esempio Lione, in Francia, dal 2022 ha affiancato al menu ‘classico’ nelle mense scolastiche un menu 100% vegetariano (di cui oltre il 60% è completamente vegetale). A Bergamo invece il progetto ‘Menù Green – Amico del Clima’, promosso da Comune di Bergamo e Agenzia per la Salute di Bergamo, realizza un menu vegetale una volta a settimana nelle scuole primarie e secondarie, a base di ortaggi e legumi, e con il monitoraggio costante di gradimento e spreco che funziona anche per “aggiustare” le ricette.

Modelli alimentari insostenibili

Il punto di partenza dello studio è l’insostenibilità degli attuali modelli alimentari, fondati su un crescente consumo di carne e derivati di origine animale.

L’industria della carne genera da sola quasi il 60% delle emissioni di gas serra dell’intero sistema alimentare e quasi un quinto di quelle globali – ricorda Essere Animali – Consuma inoltre più dell’80% delle terre agricole sulla Terra e oltre la metà dell’acqua destinata all’agricoltura (fonte: Poor and Nemecek, 2018). Questo genera inquinamento dell’acqua e dell’aria, degrado del suolo e perdita di biodiversità. Solo in Italia l’inquinamento dell’aria, causato anche dagli allevamenti intensivi, è riconducibile ad oltre 50 mila morti premature all’anno”.

Una catena alimentare insostenibile significa deforestazione, consumo di acqua, emissioni di gas serra. Significa anche squilibri alimentari e uno scollamento dalle linee della Dieta Mediterranea. Secondo alcuni studi del Crea, citati nel report, in Italia si consuma in media il doppio delle proteine di origine animale, dei grassi animali, dei grassi saturi e del colesterolo rispetto a quanto raccomandato appunto dalla Dieta Mediterranea.

“Con la prevista crescita della popolazione globale a 10 miliardi entro il 2050 e la crescente richiesta di carne, c’è il rischio di non raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Accordo di Parigi e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 – si legge nel report – È urgente adottare soluzioni per una transizione proteica, promuovendo modelli alimentari low-carbon con un maggiore consumo di alimenti vegetali e una significativa riduzione di quelli animali. Questa transizione non solo affronta le sfide climatiche e di sicurezza alimentare, ma offre anche opportunità economiche, sociali e ambientali per una maggiore sostenibilità nei sistemi agroalimentari”.

Alimentazione vegetale, dalle mense all’educazione alimentare

Da questa spinta verso un’alimentazione più vegetale l’associazione chiede di mettere il cibo al centro delle politiche urbane. Anche perché oltre la metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e la previsione da qui al 2050 vede due persone su tre vivere in contesti urbani.

«Le politiche alimentari impattano profondamente sulla salute e sui meccanismi socio-economici ed ecologici che regolano la società – afferma Chiara Caprio, responsabile relazioni istituzionali di Essere Animali – e le città svolgono un ruolo strategico per lo sviluppo di sistemi alimentari più sostenibili, equi, rispettosi del clima, sicuri, diversificati, resilienti, inclusivi e in grado di fornire cibo sano e a prezzi accessibili a tutti».

Le azioni proposte sono concrete.

Ad esempio una linea di intervento riguarda le mense scolastiche, per le quali il report chiede di “incrementare la presenza dei legumi come fonte proteica principale nei menù, integrando i programmi educativi sull’alimentazione sana e vegetale, coinvolgendo insegnanti, studenti e genitori attraverso campagne informative e di sensibilizzazione e offrendo formazione al personale di cucina sulle pratiche culinarie e sulla preparazione di ricette vegetali equilibrate e apprezzate dall’utenza”.

Un’altra linea di intervento è quella sull’educazione alimentare, con programmi educativi sulla sana alimentazione che comprendano gli aspetti ambientali e promuovano ad esempio la creazione di orti didattici nelle scuole, lezioni pratiche di cucina vegetale, l’organizzazione di visite guidate a fattorie didattiche e mercati agricoli locali e di workshop e incontri informativi sull’alimentazione vegetale, fornendo risorse per promuovere abitudini alimentari sane anche a casa.


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