Furto in auto della borsa, Arbitro bancario finanziario riconosce diritto al rimborso (Foto di StockSnap da Pixabay)

Le avevano rubato la borsa in auto con l’inganno, fingendo un urto al veicolo. Poi avevano fatto due prelievi con la carta bancomat che la banca non voleva rimborsare. L’Arbitro bancario finanziario (Abf) ha invece riconosciuto il diritto al rimborso, da parte della banca, a una consumatrice che era stata derubata della borsa con la carta di pagamento. A raccontarlo è Confconsumatori Lazio che ha assistito la donna, romana. L’ABF le ha riconosciuto il diritto al rimborso di 1500 euro da parte della banca, pari all’importo di due operazioni disconosciute e fatte dopo il furto con destrezza.

Il furto della borsa e della carta

Cosa era accaduto? A luglio 2022, intorno alle 9 del mattino, la donna – accendendo la sua autovettura parcheggiata – aveva sentito un grosso tonfo all’altezza della ruota. Quando era scesa dall’auto per verificare l’accaduto, uno dei malviventi l’aveva distratta, facendole perdere di vista per un attimo il veicolo. Rientrata in macchina, si era subito resa conto che la sua borsetta era stata rubata.

Intorno alle 9.15, pochi minuti dopo, i ladri avevano fatto dei prelievi fraudolenti col bancomat della donna per 1500 euro. La banca ha negato il rimborso contestando alla consumatrice la “colpa grave” per custodia congiunta di carta e credenziali di accesso, e allora la donna ha promosso una procedura davanti all’Arbitro.

Furto della borsa, la decisione dell’Arbitro e il diritto al rimborso

L’intermediario ha affermato che le operazioni erano state fatte correttamente, senza che emergesse alcuna anomalia, e autenticate tramite il microchip della carta e la corretta digitazione del PIN senza errori, attribuendo quindi “la colpa grave” dell’associata per custodia congiunta di carta e credenziali di accesso.

L’Arbitro però ha escluso la colpa grave e riconosciuto il diritto al rimborso. Si tratta infatti, spiega ancora Confconsumatori, di un caso di “furto con destrezza”, compiuto tramite l’artificio dell’“urto del veicolo”. I ladri hanno impiegato modalità che appaiono aggressive e funzionali a ottenere una reazione d’istinto, lasciando la borsa incustodita nella vettura. Privata inoltre del cellulare, la donna non aveva neanche potuto bloccare subito la carta.

«L’Arbitro Bancario e Finanziario – ha dichiarato l’avvocato Barbara d’Agostino, Presidente Confconsumatori Lazio – ha riconosciuto un principio fondamentale e precisamente la totale assenza di colpa quando si è vittima di furto, considerando che in questi casi la custodia congiunta non costituisce di per sé colpa, e ha oltretutto riconosciuto in modo chiaro che la soglia di diligenza richiesta viene ridimensionata e parametrata al contesto, come nel caso specifico, in quanto il furto è avvenuto con modalità particolarmente aggressive, tanto da escludere altresì la colpa grave nella parte relativa al blocco dello strumento di pagamento e alla sua asserita tardività, considerato che la ricorrente è stata privata anche del telefono cellulare, che le avrebbe consentito nell’immediato di contattare gli operatori dell’intermediario resistente per bloccare la carta di pagamento condannando quindi la banca al rimborso delle somme illegittimamente sottratte dal conto corrente».


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