Istruttoria su Armani e Dior, MDC: “A costi più alti deve corrispondere rigorosa trasparenza” (Foto Pixabay)

Quali sono i prodotti dell’alta moda oggetto delle pratiche scorrette imputate ad Armani e Dior? Bisogna saperlo anche perché a costi alti deve corrispondere maggiore trasparenza non solo sulla qualità dei prodotti ma anche sul rispetto delle dichiarazioni di responsabilità sociale. È quanto afferma il Movimento Difesa del Cittadino davanti al caso che sta riguardando l’alta moda. È infatti un terremoto anche per i consumatori l’istruttoria avviata dall’Antitrust nei confronti di alcune società del Gruppo Armani (Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A.) e del Gruppo Dior (Christian Dior Couture S.A., Christian Dior Italia S.r.l. e Manufactures Dior S.r.l.) per possibili condotte illecite nella promozione e nella vendita di articoli e accessori di abbigliamento, in violazione delle norme del Codice del Consumo.

“A costi più elevati dei prodotti deve corrispondere da parte delle aziende una rigorosa ed imprescindibile trasparenza, sia sulla effettiva qualità dei prodotti, sia sulla veridicità delle dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale – commenta il Movimento Difesa del Cittadino – La fiducia dei consumatori nelle grandi marche di lusso si basa sulla presunta eccellenza dei loro prodotti e sulla loro capacità di operare con integrità e rispetto per i diritti dei consumatori”.

 

Alta moda, faro Antitrust sulle condizioni di lavoro nei gruppi Armani e Dior (Foto di Ahmad Ardity da Pixabay)

 

Trasparenza e informativa sulla sostenibilità

L’associazione ha annunciato che interverrà nei due procedimenti avviati dall’Antitrust anche per capire quali siano le categorie di  prodotti oggetto delle presunte pratiche commerciali scorrette da parte delle aziende coinvolte e informare i consumatori sino al termine dei procedimenti. Richiama poi le novità della legislazione europea in materia di rendicontazione della sostenibilità.

Spiega infatti Francesco Luongo, portavoce ed esperto dell’associazione: «Dal 5 gennaio 2023, l’Unione Europea ha implementato la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Lo scopo primario della direttiva CSRD è migliorare la trasparenza e l’informativa sulla sostenibilità, ponendo maggiore accento sull’importanza delle informazioni ESG – ovvero gli aspetti ambientali, sociali e di governance – nella considerazione dell’affidabilità e dei rischi di una determinata azienda. Questo obiettivo va a vantaggio degli investitori, degli analisti, dei consumatori e di altri stakeholder, fornendo loro una panoramica chiara delle prestazioni di sostenibilità delle aziende dell’UE e dei relativi impatti e rischi aziendali».

«Il problema – spiega Luongo – è che la grande maggioranza delle aziende obbligate dal primo gennaio 2025 (sull’esercizio 2024), ovvero quelle con almeno 500 dipendenti, un totale attivo di stato patrimoniale maggiore di 20 milioni di euro e ricavi netti maggiori di 40 milioni di euro, sembra vogliano fare tutto ’in casa’, senza alcun confronto con gli stakeholder e soprattutto le associazioni dei consumatori. Quindi, ben vengano questi controlli dell’Antitrust».


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