
Cittadinanzattiva: tribunali, luoghi inaccessibili. “Aprire le porte ai cittadini”
Una porta chiusa, un palazzo inaccessibile al comune cittadino. E’ questa l’immagine che fornisce il I Rapporto sulla Valutazione civica dei Tribunali civili che questo pomeriggio Cittadinanzattiva (che ha curato l’indagine) presenterà a Roma, insieme al IV Rapporto PIT Giustizia, proprio nel giorno in cui si celebra il ventennale della strage di Capaci dove persero la vita Giovanni Falcone, magistrato antimafia, sua moglie e tre uomini della scorta. L’Associazione ha percorso un lungo viaggio nei Tribunali di 9 città italiane (Trieste, Enna, Alessandria, Milano, Modena, Cagliari, Napoli, Taranto e Lamezia Terme). Il tutto in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) e l’Associazione Dirigenti della Giustizia, cercando di comprendere quali siano i servizi di cui i cittadini avrebbero bisogno e cosa trovano nella realtà.
Il quadro è ‘tragico’: mancano gli Uffici relazioni con il pubblico, la segnaletica interna degli uffici è spesso insufficiente ad orientare l’utente, non ci sono opuscoli o depliant informativi, nè è possibile richiedere online copia di atti o documenti. E ancora, per la richiesta di atti si procede a mettersi in fila a casaccio in due terzi dei tribunali, in un caso su due non sono disponibili parcheggi adeguati in prossimità della struttura, manca ovunque il servizio di mediazione culturale e quello di interpretariato per stranieri è disponibile solo in un terzo dei casi. La Carta dei servizi è assente in oltre la metà dei Tribunali analizzati, così come il Bilancio sociale.
“Occorre aprire le porte ai cittadini e far venir meno l’immagine del tribunale come luogo inaccessibile”, afferma Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva. “Come? Ad esempio, adottando la valutazione civica come metodologia in tutti i tribunali, definendo un rapporto strutturato fra URP e organizzazioni civiche, elaborando Carte dei servizi e Bilanci sociali che non siano forme di comunicazione autoreferenziale ma frutto della collaborazione con gli stakeholder, favorendo la partecipazione del cittadino alle cerimonie di apertura dell’anno giudiziario. Queste sono alcune delle proposte che sottoponiamo all’attenzione del Ministero e agli interlocutori del sistema giustizia. L’obiettivo è attuare in chiave moderna ed innovativa il ruolo civico nel governo della giustizia previsto dall’art.102 della Costituzione”.
Quanto alla classifica, Lamezia Terma ed Enna presentano in assoluto tutti i fattori sotto la media nazionale. In particolare il tribunale lametino ha un punteggio bassissimo (18/100 vs una media di 42/100): sotto il profilo informazione e comunicazione con gli utenti mancano sportelli informativi o terminali per le informazioni accessibili al cittadino; è assente, come ovunque, l’URP; la segnaletica interna è poco chiara ed insufficiente; non ci sono opuscoli informativi. il sito internet è stato attivato solo a fine 2011.
La vera pecca del tribunale di Enna è invece il fattore “qualità e processi di miglioramento”, dove registra un punteggio di 24/100 rispetto alla media nazionale di 51/100. Sebbene nel capoluogo siciliano si sia proceduto ad una informatizzazione degli uffici, non si analizzano i reclami, non si rilevano i tempi di attesa per le udienze e non è stata redatta una Carta dei servizi. Inoltre, il personale non è identificabile con il cartellino di riconoscimento. Da ultimo, il Tribunale di Enna, è l’unico a non aver attivato né messo in cantiere per il prossimo futuro l’attivazione di un sito internet e non dispone di parcheggi riservati ai disabili.
Nel Tribunale di Napoli l’informazione all’utenza va migliorata sotto numerosi aspetti: la cartellonistica di informazione è presente ma è poco chiara ed alcuni monitor posti in punti strategici spesso risultano spenti, per problemi tecnici non meglio chiariti e non risolti. Nei restanti aspetti, il tribunale partenopeo registra punteggi quasi in linea con gli altri tribunali esaminati.
Cagliari, isola felice nel sud: il tribunale cagliaritano si attesta come migliore nell’analisi civica di Cittadinanzattiva. In particolare, pur non avendo un vero e proprio URP, ha un ufficio informazione ben funzionante, i cittadini possono ottenere documenti che li riguardano in meno di 10 giorni e comunque in tempi che vengono prontamente indicati, i costi per il rilascio degli stessi sono comunicati con diverse modalità all’utenza, esistono spazi adeguati per il parcheggio e posti riservati ai disabili. Inoltre, i reclami vengono analizzati e “risolti” tramite provvedimenti ad hoc; sì è provveduto a rilevare i tempi di attesa media (6-12 mesi) per una udienza, il personale è ben riconoscibile. Mancano ancora invece la Carta dei servizi e il Bilancio sociale.
Ma non mancano le ‘buone pratiche’: un esempio è il Tribunale di Milano dove si stanno realizzando più progetti innovativi “al servizio di comunità”: ha sportelli informativi e canali telefonici differenziati fra cittadini e avvocati; ha presentato il Bilancio sociale, sta per aprire l’Urp; e ancora, sta procedendo alla messa a punto di software per la logistica dei fascicoli, dei documenti amministrativi, nonché migliorare la procedura di assegnazione dei processi ai giudici del settore penale. Ma non è la sola eccezione. Il Tribunale di Alessandria è l’unico a prevedere cartellini di riconoscimento differenziati per magistrati, ufficiali giudiziari e personale amministrativo e ancora è l’unico ad avere una sala di attesa. Il servizio di interpretariato per stranieri è attivo a Cagliari, Trieste e Milano. Nel tribunale di Taranto, infine, una esperienza di partecipazione civica e coinvolgimento degli stakeholder con l’attività della Associazione nazionale magistrati, Cittadinanzattiva e Libera per intervenire sulle disfunzioni della giustizia.

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