Un “Registro universale dei consensi” per restituire ai cittadino il controllo sui propri dati personali e aprire la strada al “diritto al consenso” contro l’abuso dei dati personali e il marketing aggressivo: è quanto prevede il ddl 2820 (Disposizioni per l’istituzione del registro universale dei consensi)  presentato dalla senatrice Elena Fissore (Pd) in collaborazione con Adoc e Rete Consumatori Italia (Assoutenti, Codici e Casa del Consumatore). Il ddl prende le mosse da quella vera ricchezza rappresentata dai dati personali dei consumatori. E propone l’istituzione di un nuovo Registro attraverso il quale il cittadino potrà conoscere a quali soggetti nel tempo ha concesso il diritto al trattamento dei propri dati personali, per verificare se le telefonate, gli sms e  tutti i messaggi commerciali che gli arrivano sono legittimi o meno. Questi avrebbe la possibilità di revocare il consenso prestato. I dati del Registro costituirebbero inoltre prova in un eventuale giudizio.

“Le nostre identità di consumatori sono preziosissime miniere per grandi e piccole aziende che estraggono più o meno lecitamente i dati dalle nostre attività quotidiane e per altre che li comprano per fare marketing o telemarketing – si legge nella relazione che accompagna il ddl –  In questa filiera c’è chi si procura nomi e numeri in maniera trasparente, ma anche chi lo fa in modo illecito: accanto alle liste autorizzate, le cosiddette liste consensate, esiste un mercato nero di liste non ufficiali, composte da dati acquisiti senza il consenso espresso dei diretti interessati”. Il registro delle opposizioni non ha funzionato – “è uno strumento del tutto spuntato e limitato”. Da qui la proposta di creare un “registro universale dei consensi –prosegue la relazione – che consenta agli utenti (già opportunamente identificati ad esempio tramite SPID) di visualizzare tutti i trattamenti a fini commerciali in essere e contestualmente esercitare selettivamente e su propria scelta la revoca del consenso. Questa opzione agevolerebbe l’esercizio dei diritti correnti e avrebbe evidenti vantaggi in termini di immediatezza”.

Il problema di fondo è la perdita di controllo dei dati personali del consumatore, una volta che questi siano stati raccolti dalle imprese: non esiste uno “storico dei consensi” né uno strumento in grado di gestirli. Il registro delle opposizioni finora non ha messo al riparo i cittadini dal marketing aggressivo e dai contratti non richiesti. “Ogni giorno – affermano Adoc e Rete Consumatori Italia – emergono nuovi abusi sull’utilizzo indiscriminato dei dati dei consumatori. Le abitudini e le identità dei consumatori, nell’era dei Big Data e del social business, sono diventate merce di scambio, spesso ottenuta in modo illecito. Basti considerare che esiste un mercato nero di liste non ufficiali, con dati acquisiti senza il consenso espresso degli interessati”. Nella sola Europa il mercato dei dati digitali avrebbe un valore di circa 415 miliardi di euro l’anno. “Il petrolio del presente sono i dati”, spiegano i consumatori, sottolineando quanto possa essere pesante l’impatto del marketing aggressivo. Si stima che un consumatore intestatario di utenze, titolare di un conto corrente o che abbia richiesto un preventivo online riceva in media dai 10 ai 15 contatti commerciali a settimana, dei quali il 90% sono chiamate e il 10% sms. Particolarmente fastidioso è il recalling: il 70% dei consumatori riceve chiamate dallo stesso operatore, anche se risponde e si dichiara non interessato all’offerta. E si possono ricevere anche 5-7 chiamate settimanali dallo stesso operatore.

E’ su questa situazione che promette di intervenire il Registro universale dei consensi. Con questo strumento “l’Italia sarebbe il primo Paese al mondo ad introdurre un database istituzionale con l’elenco di tutti i trattamenti dei dati personali dei cittadini raccolti dalle imprese per finalità di marketing” e i consumatori potrebbero visualizzare tutti i trattamenti attivi ed esercitare selettivamente, su propria scelta e in qualunque momento, la revoca del consenso. Il registro sarebbe utile anche alle aziende che operano nel rispetto della normativa sulla privacy contro la concorrenza sleale di chi usa i dati in modo illegale. “Il cittadino – affermano Adoc e Rete Consumatori Italia – riconquisterebbe così il suo diritto al consenso, mentre le imprese ritroverebbero lo spazio per un mercato più libero, sano e concorrenziale. Una riforma ad alto impatto etico e sociale, che restituisce a tutti dignità, tutele ed opportunità”.

 

Notizia pubblicata il 30/05/2017 ore 17.42


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