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Tre quarti dei cittadini europei vogliono che l’UE faccia di più per affrontare i problemi connessi alle risorse idriche; anche perché il 68% ritiene gravi i problemi legati all’acqua. Quelli più sentiti sono la siccità, avvertita di più nel Mediterraneo (menzionata dal 96% dei portoghesi, dal 95% degli spagnoli e dal 94% degli italiani), poi ci sono le inondazioni e l’inquinamento chimico.
Sono alcuni dei dati che emergono da un Eurobarometro condotto su 25.524 cittadini dei 27 Stati membri, tra il 5 e il 7 marzo 2012, pubblicato oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Il 62% del campione intervistato ritiene di non essere abbastanza informato sul tema; sensibilizzare i cittadini è, secondo il 67% del campione, uno dei mezzi più efficaci per ridurre i problemi connessi alle risorse idriche.
Il 73% degli europei chiede all’UE di adottare misure più incisive per ridurre alcuni problemi; la maggior parte è favorevole anche a multe più severe e ad una politica dei prezzi più equa o di incentivi finanziari (sussidi o agevolazioni fiscali). La maggioranza è a favore di un prezzo dell’acqua calcolato in base al consumo volumetrico ed è d’accordo con l’idea di far aumentare i prezzi parallelamente all’aumento dell’impatto ambientale.
“Da anni l’Unione europea opera per migliorare la qualità delle acque e i risultati sono davanti agli occhi di tutti – ha commentato il Commissario Ue all’ambiente Janez PotocnikE’ migliorata notevolmente non solo la qualità dell’acqua potabile, ma anche quella delle acque balneabili ed è cresciuto il numero di città e centri urbani con impianti adeguati di trattamento delle acque reflue. Specie ittiche come il salmone sono ritornate in fiumi d’Europa da cui erano del tutto scomparse. Questo dimostra i risultati concreti che possono venire da una stretta collaborazione in tutta Europa. Resta il fatto – ha concluso Potocnik – che fenomeni come siccità e inondazioni diventano sempre più comuni e le risorse idriche europee subiscono pressioni sempre crescenti per esempio a causa dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Consapevoli di questo, i cittadini chiedono una risposta decisa da parte dell’Unione. Questa richiesta è un contributo importante per il futuro Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee”.
Per quanto riguarda la qualità dell’acqua, il 23% degli intervistati ritiene che negli ultimi 10 anni sia migliorata o sia rimasta uguale (25%), mentre il 44% pensa che si sia deteriorata. La minaccia più grave per le risorse idriche citata dall’84% dei cittadini è l’inquinamento da agenti chimici, seguito dai cambiamenti climatici (55%) e dai cambiamenti negli ecosistemi idrici (49%).
Nonostante piccole iniziative individuali per risparmiare e proteggere l’acqua, ad esempio limitandone il consumo o usando meno prodotti chimici nei giardini di casa, il 61% ritiene di non fare abbastanza per proteggere le risorse idriche. Il 65% crede che siano necessari più sforzi da parte dell’industria, dell’agricoltura (51%) e a livello della produzione di energia (47%).
Tutti questi temi saranno presi in considerazione nel “Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee” che la Commissione europea prevede di presentare a novembre 2012 e che individuerà le lacune attuali e le priorità future e proporrà misure per guidare i futuri sviluppi della politica in materia di acque fino al 2020.
Ma, nella Giornata Mondiale dell’acqua c’è anche spazio per le cattive notizie. La Commissione ha inviato all’Italia un parere motivato poiché non si è conformata alla legislazione UE sulla protezione delle acque: da un controllo effettuato da Bruxelles nel 2009 è emerso che l’Italia ha recepito la direttiva quadro sulle acque in modo lacunoso. Se l’Italia non risponde entro 2 mesi, la Commissione può adire la Corte di giustizia dell’Unione europea.
La direttiva quadro sulle acque impone agli Stati membri di creare e mantenere “piani di gestione dei bacini idrografici” indicanti le modalità precise per conseguire entro un lasso di tempo concordato gli obiettivi ecologici, quantitativi e chimici fissati per i bacini idrografici. L’Italia non ha recepito correttamente una serie di articoli della direttiva, tra cui quelli relativi alle misure da adottare per conseguire un “buono stato” dei bacini idrografici entro i termini previsti e l’obbligo di mantenere un registro aggiornato delle aree protette. Anche le disposizioni relative al monitoraggio dello stato delle acque superficiali e sotterranee, non sono state correttamente recepite.
 


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