Claim salutistici scorretti per pubblicizzare integratori alimentari adatti alla prima infanzia. L’Antitrust ha inflitto una multa di 110mila euro all’azienda Humana Italia per aver pubblicizzato in modo scorretto diversi integratori alimentari (Ditrevit Forte e Ditrevit Forte K50, Colecalcium, Difensil Junior e ChetoNex) particolarmente adatti alla prima infanzia, vantandone gli effetti salutistici rispetto a malattie come il deficit di accrescimento osseo e scheletrico e rispetto alla cura di disturbi vari come la chetosi.
Ad esempio ai prodotti “Ditrevit Forte” e “Ditrevit Forte K50”, Humana attribuiva vanti quali: “Vitamina K: regola la coagulazione ematica. Una sua carenza alla nascita e nei mesi successivi può creare problemi emorragici… Vitamina D: previene il rachitismo, regola la funzione immunitaria e la funzione muscolare”.
La pagina dedicata all’integratore “Colecalcium” recava, invece, le seguenti indicazioni salutistiche: “Vitamina D e calcio sono fondamentali per l’accrescimento osseo e scheletrico ma fanno parte anche di quel circolo ormonale indispensabile per il mantenimento del corretto equilibrio calcio/fosfati, necessario alla protezione dell’omeostasi fisiologica”.


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Il “Difensil Junior” era pubblicizzato con la promessa che i nutrienti e le vitamine ivi contenute “[…] riducono la produzione di radicali liberi che si formano nel nostro organismo e sono alla base dello stress ossidativo, acuto (come durante una malattia tipo influenza) o cronico (stile di vita, inquinamento, etc)”, anche in ragione del contenuto di “ROC (Red Orange Complex) vitamina C e zinco che esercitano sinergicamente la loro azione reattiva a favore dell’immunità e antiinfiammatoria”.
Il prodotto “ChetoNex” per lattanti e bambini era, infine, consigliato nei casi di “chetosi e vomito acetonemico”, grazie alla sua azione di riduzione dell’ “attività spastica dello stomaco”.
Sulla necessità di integrare la dieta dei lattanti e dei bambini con Vitamine D e K ed altri minerali e nutrienti, l’Antitrust ha acquisito agli atti un recente studio dell’EFSA che ha affrontato il problema dell’evoluzione delle esigenze alimentari nel corso dei primi 3 anni di vita, stabilendo i livelli di sostanze nutritive adeguati per la maggior parte dei lattanti e bambini, nella prima infanzia, sani e di peso normale.
Sullo specifico punto, il gruppo di esperti scientifici ha riscontrato che i lattanti e i bambini nella prima infanzia hanno un elevato apporto di energia, proteine, sale e potassio, ma un basso apporto di fibre alimentari. L’apporto di proteine, sale, potassio e fibre alimentari non è a livelli tali da destare preoccupazione, ma l’apporto generalmente elevato di energia può contribuire a un indesiderato aumento del peso corporeo. L’EFSA ha concluso, inoltre, che i livelli di assunzione di una serie di micronutrienti, tra cui calcio, magnesio, vitamina K e vitamina C, erano verosimilmente sufficienti a soddisfare i requisiti nutrizionali. Tuttavia, il consumo di acidi grassi omega-3, ferro, vitamina D e iodio (in alcuni Paesi europei) è basso fra i lattanti e i bambini nella prima infanzia e gli esperti scientifici sottolineano la necessità di prestare particolare attenzione ad assicurare un apporto adeguato di queste sostanze ai lattanti e ai bambini che manifestano o sono a rischio di manifestare livelli inadeguati di queste sostanze nutritive. Gli alimenti arricchiti, inclusi gli alimenti per i bambini nella prima infanzia, rappresentano un modo per incrementare tali apporti; esistono, tuttavia, alternative efficienti, quali il latte vaccino arricchito, i cereali e gli alimenti a base di cereali arricchiti, gli integratori o la precoce introduzione di carne e pesce nell’alimentazione integrativa e il consumo regolare e continuato di tali alimenti.
L’Antitrust si è poi rifatta al Regolamento n. 1924/2006/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo che vuole evitare che le indicazioni nutrizionali e salutistiche presenti nell’etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari risultino fuorvianti per il consumatore medio inducendolo a scelte alimentari ingiustificate sul piano scientifico. Inoltre il Regolamento ribadisce fra i principi generali quello che l’impiego di indicazioni salutistiche non deve comunque essere falso, ambiguo e fuorviante o incoraggiare il consumo eccessivo di un elemento, ovvero suscita re o sfruttare timori nel consumatore.

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