fuel poverty

Per disabili e malati cronici la bolletta energetica è un salasso. I consumi di energia sono quasi il doppio di quelli di una famiglia tipo, perché bisogna alimentare apparecchiature salvavita, mezzi di trasporto e ausili per il sollevamento, riscaldamento e condizionamento delle abitazioni: nel 2012 la spesa media annua di queste famiglie sarà di 1152 euro. Rispetto alla spesa di una famiglia tipo, pari a 515 euro, sono 637 euro in più. Di questi solo 155 euro sono coperti dal bonus sociale dell’Autorità per l’energia e il gas, che quest’anno è di 155 euro. È quanto denuncia una indagine pilota sulla fuel poverty nelle famiglie afflitte da patologie invalidanti, curata da Cittadinanzattiva.
Il bonus sociale copre solo una piccola parte delle spese, talvolta infinitesimale se si considera che la spesa per i consumi energetici può essere anche superiore. Qualche spiraglio però si apre: in settimana l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, ha annunciato il componente dell’Authority Alberto Biancardi, intervenuto alla presentazione dell’indagine, approverà una nuova delibera sul bonus sociale per disagio fisico nel quale si prevede un ampliamento della gamma degli apparecchi che danno diritto al bonus (finora danno diritto al bonus solo quelli salvavita, mentre sono esclusi apparecchiature “salva qualità di vita” fondamentali quali i mezzi di trasporto e gli ausili di sollevamento, ascensori e carrozzine elettriche, nonché i dispositivi per la prevenzione e la terapia di piaghe da decubito); ci saranno delle classi di consumo (fino a 8 ore di utilizzo, da 8 ore a 16 ore e h24) e ci sarà la cumulabilità del bonus per disagio fisico con quello economico.
La bolletta energetica di una famiglia costretta a usare apparecchiature elettromedicali è in pratica doppia rispetto a quella di una famiglia tipo e può arrivare anche a 3 mila euro annuali. C’è inoltre da considerare che il 16% degli aventi diritto neanche accede al bonus per scarsa informazione. “Mi ha stupito – ha detto Biancardi, commentando i risultati dell’indagine – che sono pochi gli utenti che chiedono il bonus rispetto all’utenza reale”. Sono circa 20 mila le richieste annue del bonus elettricità per disagio fisico, all’interno di un 1 milione di clienti del bonus elettricità, a fronte di stime che parlano di 5 milioni di utenti disagiati (dato comprensivo di tutti i clienti disagiati che potrebbero accedere al bonus).
L’indagine presentata si è concentrata sulla fenomeno della fuel poverty all’interno di nuclei familiari con persone affette da patologie croniche invalidanti, un tema sul quale non esistono dati. Del resto, la stessa “povertà energetica” non è chiaramente definita, anche se è un fenomeno in aumento. Una definizione l’ha data il Regno Unito: “Una famiglia si trova in una condizione di fuel poverty quando spende più del 10% del proprio reddito disponibile per i propri bisogni di energia, comprendendovi l’utilizzo degli elettrodomestici, e per dotare la propria abitazione di un sufficiente livello di comfort e di salubrità”. È un fenomeno in crescita. “Si stima – ha detto Tiziana Toto, responsabile politiche energia di Cittadinanzattiva – che in Europa tra i 50 e i 125 milioni di cittadini siano ai margini della fuel poverty”. È una condizione che riguarda, oltre alle famiglie a basso reddito, i nuclei familiari che contano la presenza di disabili, malati cronici e pazienti con patologie invalidanti.
Qui si è concentrata dunque l’indagine, condotta su un campione accidentale di 115 soggetti, appartenenti a cinque associazioni di pazienti che collaborano con il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC): AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), Parent Project Onlus (Distrofia muscolare Duchenne e Becker), UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), Associazione Italiana Pazienti BPCO. Lo studio ha circoscritto il fenomeno della fuel poverty ai nuclei familiari che presentono al loro interno persone afflitte da patologie croniche invalidanti: distrofia muscolare (42,5% del campione), sclerosi multipla (30%), BPCO (17,5%), SLA (10%).
Ne è emerso appunto che nel 2011 la spesa media annua per consumo di energia è stata di 976 euro (contro i 437 euro di una famiglia tipo): sono 401 euro in più, dei quali solo 138 erano coperti dal bonus. Per il 2012, la bolletta sarà di 1152 euro, dei quali 230 euro legati alla spesa per i consumi energetici degli apparecchi medicali e 922 euro per gli altri consumi elettrici. La spesa si somma a tutti i costi privati che pesano sulle famiglie. “Questa bolletta energetica di oltre 1150 euro – commenta il Segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso – va a sommarsi ad una serie di costi privati che molte persone invalide e con patologia cronica sono costrette a sostenere, dalla badante ai farmaci non rimborsati, a presidi ed ausili non garantiti dal SSN e altro, per un totale di oltre 16mila euro annui”.
Dalla presentazione dell’indagine, emerge dunque la proposta di estendere la concessione del bonus elettricità a tutti coloro che hanno bisogno di apparecchiature elettromedicali non salvavita ma comunque necessarie (misura che permetterebbe di raggiungere circa 300 mila persone escluse dal bonus), di adeguarne l’importo e di prevedere offerte tariffarie ad hoc. “Sarebbe auspicabile, da parte delle società di vendita, la formulazione di offerte tariffarie ad hoc per questa tipologia di utenza”, attualmente non presenti sul mercato.
Spiega a Help Consumatori Alberto Fontana, presidente della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare): “Il 34% del consumo che una famiglia sostiene per l’impatto energetico è riferibile a una situazione ordinaria, mentre il 66% è dovuto alle necessità di avere energia elettrica per affrontare o problemi respiratori o per l’ambientamento climatico dell’abitazione. Il peso economico a carico delle famiglie che affrontano malattie di questo tipo ha una rilevanza importante”. Fontana evidenzia soprattutto la condizione delle persone che non possono abbandonare la propria abitazione, sulle quali grava la spesa maggiore per i consumi energetici, a partire dal semplice condizionatore d’aria necessario per chi vive allettato. Poi c’è il peso dei costi privati. “Il 93% delle nostre persone è a carico della famiglia – spiega Fontana – Questo significa che l’aspetto assistenziale, economico, sociale e culturale è interamente a carico di chi vive insieme alla persona”.
Ma perché le aziende non formulano offerte tariffarie ad hoc per le famiglie che consumano tanta energia perché hanno bisogno di apparecchiature elettromedicali, tanto più che si è in un mercato libero? “Perché in Italia non esiste competizione – commenta il presidente UILDM – Prima di tutto probabilmente c’è un disinteresse sotto il profilo commerciale, perché non c’è un ritorno sotto il profilo comunicativo. Noi come associazione ci battiamo su questo tema da tanto tempo ma non abbiamo trovato mai un partner con una disponibilità reale, che cambi dal punto di vista della responsabilità sociale. Da un lato non c’è sensibilità, dall’altro la competizione che dovrebbe portare a un abbassamento delle tariffe in senso universale non mi sembra ancora un elemento sviluppato”. E in tema di spending review in sanità, sostiene Fontana, “il timore è che non ci sia una scelta, ma una linearità nel taglio”.
 
di Sabrina Bergamini
twitter @sabrybergamini


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)