Politiche sanitarie e sociali: otto regioni promosse, sei bocciate. Il Rapporto CREA Sanità

Politiche sanitarie e sociali: otto regioni promosse, sei bocciate. Il Rapporto CREA Sanità (foto Pixabay)

Politiche sanitarie e sociali: otto regioni promosse, sei bocciate. Il Rapporto CREA Sanità

Otto Regioni/Province autonome promosse, sette ‘rimandate’ e sei ‘bocciate’: questo il bilancio del Rapporto CREA Sanità, che ha valutato le performance regionali su sei dimensioni: appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione

Otto Regioni/Province autonome (di cui tre migliori delle altre) promosse, sette ‘rimandate’ e sei ‘bocciate’ alla prova delle Performance 2023 delle politiche sanitarie e sociali, analizzate nel Rapporto CREA Sanità e valutate su sei dimensioni: appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione.

Politiche sanitarie e sociali, il Rapporto CREA Sanità

L’Italia risulta, quindi, divisa in due, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti delle dimensioni considerate.

In particolare, Veneto, Trento e Bolzano hanno ottenuto il miglior risultato 2023 (con punteggi che superano la soglia del 50% del risultato massimo ottenibile, rispettivamente: 59%, 55% e 52%). Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche vanno abbastanza bene, con livelli dell’indice di Performance compresi tra il 47% e il 49%.

Ma le buone notizie finiscono qui: se Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo raggiungono livelli di Performance abbastanza omogenei, seppure inferiori, compresi nel range 37-43%, Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, hanno livelli di Performance che risultano inferiori al 32%

 

     Fonte: CREA Sanità, “Le Performance Regionali” 2023
Fonte: CREA Sanità, “Le Performance Regionali” 2023

 

Le performance sono indicate Regione per Regione e i valori degli indicatori sono stati associati a due colori differenti: verde se il valore è migliore della media nazionale e rosso se è peggiore. Un triangolo rivolto verso l’alto è indicativo di un miglioramento dell’indicatore rispetto al 2019, verso il basso di un peggioramento. L’assenza del triangolo significa una sostanziale invarianza del valore. 

Così, ad esempio, il Veneto (Regione che ha ottenuto i risultati migliori) presenta tutti gli indicatori delle prime quattro dimensioni per importanza “verdi”. E solo nella dimensione economico-finanziaria ha due ‘rossi’ per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica e l’incidenza dei consumi sanitari sul totale dei consumi; e nella dimensione innovazione non va l’attuazione del fascicolo sanitario elettronico. 

La Calabria (la Regione coi risultati peggiori), invece, è quasi tutta “rossa”; su diciotto indicatori, in verde ha solo quelli sull’ospedalizzazione evitabile per malattie croniche (unico nelle dimensioni maggiori), l’indice di salute mentale, la spesa pro-capite standardizzata, l’implementazione della rete oncologica e lo sviluppo del fascicolo sanitario elettronico. 

Autonomia differenziata sotto controllo

In prospettiva -si legge nella nota stampa – obiettivo del CREA e degli oltre 100 stakeholder sarà verificare che con l’autonomia differenziata non si generino arretramenti regionali (almeno rispetto ai LEA, ma anche rispetto alla Performance complessiva), ovvero che tutte le Regioni procedano in un processo di miglioramento, evitando peggioramenti attribuibili al rischio che l’autonomia diventi più competitiva che cooperativa. 

Come? Osservando le variazioni di un nucleo di indicatori “permanenti”, onde permettere l’apprezzamento delle dinamiche in essere, grazie a tre indicatori:  il primo, basato sulle variazioni dell’“area” delle Performance peggiori regionali; il secondo, sul numero di miglioramenti o peggioramenti di tali Performance; ed il terzo, sulla diversa dinamica registrata dagli indicatori nelle Regioni a cui sarà stata riconosciuta un’autonomia differenziata in Sanità, rispetto alle restanti. 


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