Sprechi alimentari, dalla SINU alcune buone pratiche per ridurre i rifiuti domestici
Secondo i dati dell’Osservatorio Sprechi alimentari del CREA Alimenti e Nutrizione, presentati al XLIII Congresso Nazionale della SINU Società Italiana di Nutrizione Umana, gli italiani hanno sprecato in media quasi 20 kg per famiglia all’anno nel 2018
Le perdite e gli sprechi alimentari sono stati stimati essere un terzo del cibo prodotto per il consumo umano, come riportato dalla FAO. Tuttavia, i rifiuti alimentari domestici rappresentano una percentuale significativa, rispetto a quanto accade nell’intera catena di approvvigionamento.
Dai dati dell’Osservatorio Sprechi alimentari del CREA Alimenti e Nutrizione, presentati dalla Prof.ssa Laura Rossi, nutrizionista e coordinatore dell’Osservatorio e membro del comitato scientifico della SINU, al XLIII Congresso Nazionale della SINU Società Italiana di Nutrizione Umana, si evince che gli italiani hanno sprecato, nel 2018, in media 370 g/settimana/famiglia di cibo, pari a quasi 20 kg per famiglia all’anno. Nel 2021, inoltre, si è registrato un aumento dello spreco domestico, che è arrivato a 420 g/settimana/famiglia.
Analizzando le tipologie di spreco, emerge che, rispetto al totale dei quattro Paesi europei, in Italia si gettano maggiormente prodotti completamente inutilizzati (43,2% vs 31% della quantità sprecata), mentre si riscontra una minor propensione a gettare gli avanzi del piatto (14,6% vs 20,0%) ed anche i prodotti aperti, ma non finiti di consumare perché scaduti (30,3% vs 36%).
Secondo lo studio, dimensione familiare e spreco alimentare sono correlati, ma guardando ai dati pro-capite si osserva un maggior spreco nelle famiglie monocomponenti. Inoltre, si riscontra una certa propensione di spreco alimentare nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche. Allo stesso tempo, però, la consapevolezza sull’impatto negativo dello spreco su diversi ambiti è piuttosto elevata. L’impatto economico è il più sentito (70%), di gran lunga superiore a quello sociale (conseguenze su disponibilità di cibo nel mondo, 59%) e ambientale (55%).
Sprechi alimentari e buone pratiche
La SINU fornisce, quindi, alcuni semplici consigli, buone pratiche da mettere in atto nella vita familiare e quotidiana, per evitare gli sprechi alimentari:
1. pianificare il menù settimanale
Fondamentale è l’attenzione alla pianificazione in anticipo dei menù settimanali, che, come risulta dall’Osservatorio, coinvolge solo il 42% degli intervistati. Disporre in casa di alimenti in quantità sufficiente risulta essere una priorità nelle scelte alimentari per la maggior parte delle famiglie, e, di contro, avere un eccesso di scorte non costituisce una priorità prevalente.
2. Definire le quantità da acquistare e cucinare
Solo un quinto degli intervistati dice di avere difficoltà a cucinare nuovi piatti e ancora meno sono coloro che non sanno riutilizzare gli avanzi o che non sanno pianificare le giuste quantità di alimenti da acquistare, un comportamento virtuoso che fa si che il consumatore italiano sia molto attento allo spreco.
3. No agli acquisti d’impulso o in eccesso
La difficoltà nel pianificare la spesa porta ad effettuare acquisti d’impulso ed in eccesso. Diventa, quindi, essenziale educare i consumatori, consentendo loro di fare scelte alimentari più consapevoli e sane, sia per promuovere la salute, che per proteggere l’ambiente.
4. Fare sempre la spesa dopo mangiato e mai a stomaco vuoto
Se non si è mangiato, trasportati dallo stimolo della fame, si rischia di acquistare cibi poco sani, ricchi di calorie e, comunque, in grande quantità.
5. Imparare a riconoscere se un alimento è ancora buono
Molto spesso il cibo viene buttato perché non è chiara la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione (TMC). Più di un terzo dei consumatori italiani non sa che un alimento oltre il TMC è ancora consumabile, può perdere un po’ di fragranza, ma non ci sono problemi di salute. Comprendendo meglio i termini di scadenza, è possibile capire la durata della bontà degli alimenti conservati in dispensa o nel frigorifero.
6. Imparare a leggere l’etichetta
Importante è leggere correttamente le etichette nutrizionali. Anche se, dall’Osservatorio, è risultata una buona conoscenza sulle ripercussioni che il consumo frequente di alcuni alimenti (ad esempio sale, zucchero, ecc.) hanno sulla salute (60%), la reale composizione nutrizionale dei vari alimenti non è ancora molto chiara (ad esempio alto contenuto di sale nei cereali per la colazione).
7. Riutilizzo degli avanzi
Contro lo spreco, il riutilizzo degli avanzi è una buona pratica comunemente riportata. In Italia, lo spreco è principalmente in forma completamente inutilizzata o parzialmente utilizzata e, in generale, tutto il cibo cotto viene consumato, portando a una percentuale generalmente piccola di avanzi. Dobbiamo quindi imparare a fare la spesa meglio.
8. Seguire la Dieta Mediterranea e le porzioni consigliate di ciascun alimento
Chi mangia sano, spreca meno. Chi è attento, infatti, alle raccomandazioni nutrizionali, è attento anche a quelle ambientali e sociali. In Italia, il 50,4% della popolazione non segue le Linee Guida per una sana alimentazione. Ancora in molti sottovalutano quali siano le porzioni consigliate di alcuni alimenti protettivi per la salute (come frutta, verdura, pesce e legumi). Solo una piccola parte del campione mangia le 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura, consuma pane/pasta/riso più volte al giorno (20%) e compensa con porzioni più elevate di alimenti a più alta densità calorica (come carne rossa e/o conservata, prodotti dolciari e bevande zuccherate).
9. Preferire monoporzioni o porzioni piccole
La proposta di unità di vendita piccole può essere un ottimo sistema per limitare lo spreco, in particolare nei piccoli nuclei familiari. Una soluzione ideale per i prodotti a basso costo, che impattano molto sull’ambiente, perché incidono sulla massa dei prodotti che finiscono nella pattumiera e per il fatto che c’è uno spreco energetico nella produzione di alimenti che non vengono consumati. È necessaria anche una strategia sugli imballaggi, per non vanificare le azioni di lotta allo spreco stesso.
10. Educare le nuove generazioni
Dare buoni esempi e una buona educazione a casa sullo spreco alimentare incrementa l’aderenza alle raccomandazioni nutrizionali, come si evince quasi nella metà degli intervistati – osserva la SINU -. Quindi è buona pratica insegnare ai più piccoli come fare per non sprecare.