Animali in città, performance sufficienti per meno di un’amministrazione su 13

Animali in città, performance sufficienti per meno di un’amministrazione su 13

Nell’anno della pandemia, l’attenzione e la cura della pubblica amministrazione per gli animali risultano ancora insufficienti e inadeguate a garantire il benessere nei centri urbani. Prato, Verona e Modena sono i Comuni più virtuosi. È quanto emerge dal X rapporto nazionale Animali in città, elaborato da Legambiente con il patrocinio di Ministero della Salute, Anci, Conferenza delle regioni e delle province autonome, Enci, Fnovi, Anmvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva.

Per il 2020 l’indagine evidenzia le disparità tra Nord e Sud e il permanere di criticità che, complice la crisi sanitaria e socio-economica, rischiano di acuirsi: un Paese indietro sulle sterilizzazioni di cani e gatti, dove persiste la problematica dei cani vaganti, manchevole nell’attuare regolamenti che favorirebbero una più armonica e sicura convivenza con gli animali, con uno scarso livello di conoscenza della biodiversità animale che sempre più spesso abita i territori urbanizzati. Di contro, nell’anno della pandemia, si registra in positivo un aumento significativo del numero delle adozioni dei gatti.

In parallelo l’associazione premia le realtà virtuose che si sono distinte nell’offerta di servizi e in azioni dedicate alla prevenzione e alla migliore convivenza con gli animali d’affezione.

Animali in città, la fotografia nazionale

Secondo quanto emerso dall’indagine, quasi la metà (il 47,4%) delle amministrazioni comunali rispondenti dichiara di avere attivato un ufficio o un servizio dedicato agli animali, oltre i tre quarti (il 76%) delle aziende sanitarie di avere almeno un canile sanitario e/o un ufficio di igiene urbana veterinaria. Tuttavia poco meno di un Comune su 13 (il 7,8%) raggiunge una performance almeno sufficiente e più di quattro su cinque aziende sanitarie (l’82%) si attestano sui medesimi livelli. Il resto del campione contattato, invece, in larga parte non risponde o registra performance valutate da insufficienti a pessime.

Guardando ai costi sostenuti da Comuni e Aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e ai loro amici a quattro zampe, nel 2020 la spesa pubblica nel settore (in calo rispetto al 2019) è stimabile in quasi 193 milioni di euro, pari a 14 volte la somma impegnata per tutte le 31 aree marine protette in Italia o a 55 volte quella destinata alle 19 riserve naturali statali. La spesa media pro capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85 euro per le aziende sanitarie.

“Prendersi cura di persone e animali è prendersi cura del pianeta e del benessere di tutti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Il nostro rapporto focalizza l’attenzione sui dati di Comuni e Aziende sanitarie relativi ai servizi e alle esigenze nel vivere la relazione con gli animali d’affezione e da compagnia che riguarda oltre 30 milioni di italiani. Esigenze che, se rimangono disattese, possono causare costi sanitari e sociali importanti. C’è tanto da fare, ma le esperienze migliori citate nel nostro rapporto dimostrano che è possibile, compiendo i giusti passi”.

 

Animali in città

 

Diminuiscono le adozioni dei cani

Nell’anno della pandemia, secondo i dati forniti dai Comuni, cresce di oltre tre volte, rispetto al 2019, il numero di gatti adottati (42.081 nel 2020, contro i 12.495 del 2019). Parallelamente, tuttavia, si assiste a un calo nelle adozioni dei cani nei canili, che diminuiscono del 20% rispetto all’anno precedente (dalle 19.383 nel 2019, alle 16.445 nel 2020).

Il capitolo del controllo demografico rimane tra i più spinosi. Si sta assistendo – spiega Legamabiente – al proliferare in città di ulteriori specie animali da compagnia (spesso selvatiche) quali roditori, uccelli, invertebrati, senza una strategia pubblica preventiva. Meno della metà delle Aziende sanitarie (il 40% del campione) dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo delle popolazioni (padronali e non) di cani e gatti: i numeri del 2020 ci dicono di 6.888 cani e 19.740 gatti sterilizzati, cifre – afferma Legambiente – del tutto insufficienti per una seria politica di controllo demografico, se confrontati con il numero dei cani dichiarati entrati nei canili sanitari (36.368) e con i gatti presenti nelle colonie feline (313.288).

Tra le criticità rilevate, anche quella dei cani vaganti, che rappresentano – afferma Legambiente – il più significativo costo economico a carico della collettività, oltre che in termini di sofferenza e conflittualità degli animali d’affezione.

Nel 2020, nei Comuni in media ogni 10 cani catturati 8,8 hanno trovato felice soluzione tra restituzione ai proprietari, adozione e/o reimmissione come cani liberi controllati, ma le situazioni sono differenti a seconda dei territori considerati. Per quanto riguarda le Aziende sanitarie, 9 cani su 10 hanno trovato una soluzione felice, ma anche qui le performance variano.

Animali in città, Legambiente: manca la prevenzione

Ancora basso risulta il livello di conoscenza della biodiversità animale, che sempre più spesso abita i territori urbanizzati: solo il 7,2% dei Comuni ha una mappatura delle specie animali presenti.

A fronte di ritrovamenti sempre più frequenti di animali selvatici in difficoltà, feriti, debilitati o abbandonati, Legambiente evidenzia, inoltre, come in poco meno di un Comune su due (il 48,9%) il cittadino che contatta l’amministrazione riceverà indicazioni puntuali per sapere a chi rivolgersi.


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