emergenza smog

Clean Cities e nuova mobilità urbana, città italiane ancora indietro

La pandemia non deve far abbassare la guardia sull’inquinamento atmosferico. C’è troppo smog nelle città italiane. Ci sono troppi giorni di sforamento rispetto agli inquinamenti e alle polveri sottili. Ci sono troppe morti premature legate all’eccessiva esposizioni agli inquinanti atmosferici. Sono 50 mila in Italia, ricorda Legambiente citando i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente.

L’associazione lancia un nuovo allarme sul livello dell’inquinamento atmosferico. E lancia una petizione online in cui sintetizza le sue richieste per città più vivibili e pulite. “Ci siamo rotti i polmoni”, dice.

«Intervenire in maniera rapida ed efficace sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico nel nostro Paese è una priorità esattamente come prioritaria è stata, e continuerà ad essere, la battaglia contro il Covid19», scrive Legambiente.

 

 

 

Inquinamento atmosferico, i dati di Mal’Aria di città 2021

Oggi l’associazione ha diffuso i dati di Mal’Aria di città 2021.

In poche parole: «Anche in tempo di pandemia in Italia l’emergenza smog non si arresta e si cronicizza sempre di più».

Legambiente analizza la qualità dell’aria dei capoluoghi di provincia nel 2020 e stila sia la classifica delle città fuorilegge per avere superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10) sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS).

L’OMS stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale per il Pm10 da non superare contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea.

 

I livelli di Pm10 e le città peggiori

Le città italiane sono malate di mal’aria e di inquinamento atmosferico.

L’anno scorso, su 96 capoluoghi di provincia esaminati, 35 hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le Pm10 (ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). Maglia nera è Torino con 98 giorni di sforamenti. Seguono Venezia, Padova, Rovigo, Treviso. Fra le città peggiori ci sono anche Milano, Avellino, Cremona, Frosinone, Modena, Vicenza.

Desta preoccupazione anche il confronto con i limiti dettati dall’OMS.

Nel 2020 60 città italiane, il 62% del campione esaminato, registrano una media annuale superiore ai ai 20 microgrammi/metrocubo (µg/mc) di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’OMS. Maglia nera Torino, seguita da Milano, Padova e Rovigo, da Venezia e Treviso, da Cremona, Lodi, Vicenza, Modena e Verona. Ma rispetto ai limiti OMS ci sono anche città del centro-sud che stanno messe male: sono Avellino, Frosinone, Terni, Napoli, Roma. Superano i limiti OMS anche Genova e Ancona, Bari e Catania.

«I dati di Mal’aria ci ricordano che il 2020, oltre ad essere stato segnato dalla pandemia ancora in corso, è stato anche contrassegnato dall’emergenza smog e dalla mancanza di misure specifiche per uscire dalla morsa dell’inquinamento», denuncia Legambiente, che parla di «mancanza di ambizione dei Piani nazionali e regionali e degli Accordi di programma che negli ultimi anni si sono succeduti ma che, nella realtà dei fatti, sono stati puntualmente elusi».

La pandemia non deve far abbassare la guardia sull’inquinamento atmosferico

Uno dei problemi dell’Italia è il modo in cui viene affrontato l’inquinamento atmosferico, con misure sempre emergenziali e occasionali, dettate dalla situazione contingente.

Dice Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente: «La pandemia in corso non ci deve far abbassare la guardia sul tema dell’inquinamento atmosferico. Anzi, è uno stimolo in più, a partire dalla discussione in corso sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché non vengano sprecate le risorse economiche in arrivo dall’Europa. In particolare chiediamo che vengano destinate cifre adeguate per la mobilità urbana sostenibile, sicura e con una vision zero anche per riqualificare le strade urbane e le città. È urgente procedere con misure preventive e azioni efficaci, strutturate e durature città pulite e più vivibili dopo la pandemia. Una sfida europea, quella delle Clean Cities, a cui stiamo lavorando in rete con tante altre associazioni».

Inquinamento atmosferico e morti premature

Ogni anno in Italia, ricorda Legambiente citando dati dell’EEA, «sono oltre 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici come le polveri sottili (in particolare il Pm2,5), gli ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e l’ozono troposferico (O3). Da un punto di vista economico,  parliamo di diverse decine di miliardi all’anno (stimate tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse. Infatti, le morti premature sono solo la punta dell’iceberg del problema sanitario connesso con l’inquinamento atmosferico».


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