lavoro domestico

Il lavoro domestico, da qualche anno a questa parte, appare in progressiva flessione. I numeri del 4° Paper del Rapporto presentato questa mattina a Roma da Assindatcolf, in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, certificano nell’ultimo decennio una lenta e progressiva flessione. Negli ultimi due anni (2021-2023), il calo è stato particolarmente vistoso: secondo l’Istat, sono 145.000 gli occupati in meno, per una contrazione del 9,5%.

Dopo la parabola ascendente dei primi anni duemila, che ha portato il numero delle famiglie fruitrici da 1,9 milioni del 2001 (8,8% del totale dei nuclei) a 2.600.000 (10,4%) del 2011, nell’ultimo decennio questo è tornato ai livelli di partenza: nel 2022 sono state 1.900.000 le famiglie che si sono avvalse dei servizi di collaborazione di colf, badanti e baby-sitter, pari al 7,4% dei nuclei residenti.

Lavoro di cura, le donne della famiglia sono i nuovi caregiver

C’è un dato correlato a questo andamento che preoccupa particolarmente. A fronte di costi per i servizi di cura a pagamento, sempre meno sostenibili per le famiglie (oltre il 50% del reddito mensile viene assorbito da questa spesa), sono sempre più spesso le donne a farsi carico di tutto ciò che riguarda l’assistenza di bambini e anziani e gestione della casa. A rimetterci è il tasso di occupazione femminile. Sono tante infatti le donne, specie tra i 55 e i 64 anni (il 34,7% in più rispetto al 2018), che abbandonano il posto di lavoro per dedicarsi a queste mansioni, con gravi perdite di forza lavoro, in molti casi anche ben qualificata.

Se in un Paese “le donne sono ancora costrette a rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia in particolar modo per motivi economici”, afferma il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini,  “è inevitabile che si crei un circolo vizioso che ha ricadute pesanti soprattutto sul fronte del lavoro domestico irregolare”.

L’associazione chiede quindi al Governo una riforma generale del sistema di welfare, a partire dalla fiscalità. “Lo Stato deve supportare economicamente le famiglie, rendendo più accessibile e conveniente il lavoro domestico regolare”.

Bene il decreto flussi ma da solo non basta

Il recente decreto flussi ha previsto l’ingresso di 10mila nuove unità dedicate al settore dell’assistenza domestica che, sommate alle 9.500 già previste nella programmazione triennale, consentiranno di raggiungere una quota congrua a soddisfare le reali esigenze di assistenza familiare annuale.

“È indubbio – precisa Zini – che la misura approvata dal Consiglio dei Ministri rappresenti una boccata d’ossigeno per tutto il comparto domestico”. Un settore composto per il 70% da lavoratori stranieri e che, anche in virtù del progressivo invecchiamento della popolazione, negli ultimi anni ha visto crescere sempre più la mansione della badante, che oggi rappresenta quasi il 50% del totale. Resta però il timore che l’obbligatorietà dell’intermediazione possa far aumentare ulteriormente i costi di assunzione già di per sé alti.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

 

 

Parliamone ;-)