Ricostruzione post sisma, il il 3^ Rapporto dell’Osservatorio Fillea-Legambiente (Fonte: Rapporto Fillea-Legambiente)

Nelle aree terremotate del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 la veloce e diffusa ricostruzione, ad oggi, si è dimostrata un impegno drammaticamente disatteso, segnato in questi quattro anni da ritardi e lungaggini burocratiche, e ora anche dalla pandemia”. È quanto emerge dal Terzo Rapporto dell’Osservatorio Nazionale Sisma Fillea – Legambiente.

Ricostruzione post sisma, i dati del Rapporto

Secondo il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale Sisma, per la ricostruzione privata sono state registrate, al 30 giugno 2020, quasi 80mila potenziali richieste, poco meno di 14mila le domande presentate, oltre la metà ancora in lavorazione, e solo il 17% le effettive Richieste di Contributo (RCR) pervenute alle Unità Speciali per la ricostruzione Regionali.

Inoltre, per quanto riguarda i contributi concessi ed erogati, al 31 agosto 2020 il totale è di quasi 205 milioni di euro trasferiti agli USR per la ricostruzione pubblica, mentre per la ricostruzione privata oltre 606 milioni di euro totali.

Sul fronte macerie pubbliche, sono state rimosse 2,4 milioni di tonnellate pari all’88% delle circa 2,7 milioni di tonnellate stimate inizialmente. Si presume, secondo i dati del Rapporto, che la completa rimozione andrà ben oltre il 2020.

“Nelle aree terremotate – dichiara Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – a quattro anni dal sisma i numeri del bilancio della ricostruzione sono più che sconfortanti. Il nostro auspicio è che prenda davvero avvio una ricostruzione sicura e di qualità, garantendo il coinvolgimento e la partecipazione delle comunità locali e delle associazioni impegnate per la rinascita di quelle aree. Vogliamo però ricordare che la ricostruzione fisica degli edifici e delle infrastrutture non basterà per contrastare lo spopolamento di questi territori, messi a dura prova dal sisma e dall’emergenza coronavirus”.

 

Sisma ricostruzione

 

La situazione nei cantieri

Molto critica anche la situazione dei cantieri.

Al 31 dicembre 2019 sono poco meno di 5.500 i lavoratori edili. La percentuale di operai super specializzati è di poco inferiore alla media nazionale, mentre – spiega il Rapporto – “per il tipo di complessità delle opere, sarebbe dovuta essere superiore”. Il secondo elemento critico è la massa salariale, in totale 22 milioni, per una media inferiore a quella nazionale.

Inoltre, al 28 febbraio 2020 si registrava un totale di 78 interdittive antimafia, un dato che conferma in modo preoccupante i tentativi di infiltrazione criminale e mafiosa nella ricostruzione.

“Il lavoro è meno qualificato e pagato e poco sicuro – spiega Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil. – A ciò va aggiunto la questione del pericolo sempre più minaccioso delle infiltrazioni mafiose e le difficoltà legate all’esplosione della pandemia che ha avuto un forte impatto sulla ricostruzione delle aree terremotate, soprattutto nella fase del lockdown, quando, come prescritto da diversi decreti emanati dal Governo, è arrivato il fermo di tutti i cantieri, ad eccezione di quelli per lavorazioni di particolare emergenza ed importanza”.

“Dopo il lockdown – prosegue Genovesi – la ripresa dei cantieri è stata lenta fino ad agosto, con il prolungamento della Cig per Covid per circa il 30% delle maestranze impegnate”.

Ricostruzione post sisma, le richieste Fillea-Legambiente

Queste le richieste avanzate da Fillea e Legambiente alla luce dei dati emersi dal Rapporto.

– Dare alla Struttura Commissariale potere di coordinare/affiancare gli enti locali (Regioni, Province, Comuni) nella predisposizione e realizzazione di specifici Piani di Ricostruzione Economica e Sociale delle comunità.
– Approvare una Legge Quadro sulla prevenzione e la messa in sicurezza del territorio, la gestione delle emergenze e la ricostruzione seguente a calamità ed eventi straordinari.
– Garantire la partecipazione delle comunità locali e costituire tavoli permanenti di partenariato.
– Costituire un tavolo di confronto permanente che coinvolga sindacati edili, liberi professionisti ed USR  per monitorare il processo di verifica pubblica per tutte le richieste di contributo.
– Creare sinergie tra comuni, stimolando la costituzione di consorzi e/o associazioni di comuni.
– Rafforzare diritti e tutele per i lavoratori.
– Rafforzare la sicurezza nei cantieri.


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