Consumi delle famiglie, Istat: quasi il 30% limita qualità o quantità del cibo (Foto Pixabay)

Quasi il 30% delle famiglie ha provato a limitare in quantità o qualità il cibo comprato. Si compra di meno o si cercano formati più economici e meno pregiati. Si risparmia anche sulla spesa alimentare, come conseguenza dell’elevata inflazione e dunque strategia di risparmio per fronteggiare i rincari. La spesa corrente per i consumi è in forte ripresa nel 2022 ma è ferma in termini reali: aumenta insomma per effetto dell’inflazione. È il quadro che emerge dall’analisi Istat “Le spese per i consumi delle famiglie” relativa al 2022.

“La spesa aumenta per effetto dell’inflazione”

Nel 2022, afferma l’Istat, la stima della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è di 2.625 euro in valori correnti, in forte aumento (+8,7%) rispetto ai 2.415 euro del 2021. L’aumento però non corrisponde a un maggiore livello di spesa per consumi anche in termini reali. Infatti, considerata la forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 (+8,7%), la spesa in termini reali rimane sostanzialmente inalterata. Inoltre, sempre in termini reali, la spesa equivalente diminuisce del 2,5% per le famiglie meno abbienti, mentre per le famiglie più abbienti aumenta dell’1,8%.

 

Fonte: Istat, Le spese per i consumi delle famiglie, anno 2022

 

Strategie di risparmio arrivano al cibo

Davanti al caro prezzi del 2022, le famiglie hanno adottato strategie di risparmio in parte attraverso quanto hanno accumulato durante la crisi della pandemia. “Nel 2020 e nel 2021, infatti, il tasso di risparmio lordo delle famiglie consumatrici è stato, rispettivamente, del 15,6% e del 13,2%, prima di ridiscendere ai livelli pre-Covid attestandosi attorno all’8% – spiega l’Istat – In molti casi si è trattato anche di modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare”.

E qui arriva uno dei dati più rilevanti dell’analisi.

“Il 29,5% delle famiglie intervistate nel 2022 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato”, scrive l’Istat.

Questo comportamento trova conferma nei dati Istat sul commercio al dettaglio: nel 2022 i beni alimentari segnano infatti un aumento tendenziale in valore (+4,6%), soprattutto nei discount, e una diminuzione in volume (-4,3%).

Davanti ai rincari di alimentari e bevande – sui quali nel 2022 pesa un’inflazione del 9,3% – le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 3,3% rispetto all’anno precedente (482 euro mensili, pari al 18,4% della spesa totale). Nel dettaglio: il 21,5% della spesa alimentare è destinato alla carne, il 15,7% a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12,7% a ortaggi, tuberi e legumi, il 12,0% a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova, l’8,5% alla frutta e il 7,9% a pesce e frutti di mare.

Si risparmia dunque sulla spesa alimentare. A seguire, le famiglie hanno limitato la spesa per abbigliamento e calzature: la percentuale di chi ha provato a ridurla rispetto all’anno precedente è del 50,2%.

UNC: italiani costretti alla cura dimagrante

Gli italiani sono costretti alla cura dimagrante, commenta a stretto giro l’Unione Nazionale Consumatori che sottolinea “consumi al palo” e un “effetto ottico” del rialzo delle spese dovuto all’inflazione. Il rialzo delle spese «è solo un miraggio. Come, infatti, riporta anche l’Istat, in termini reali la spesa è pressoché invariata» afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

«Inoltre va considerato – spiega Dona – che nel 2021 c’erano ancora lockdown, coprifuochi e chiusure di attività commerciali, anche se meno stringenti rispetto al 2020, quindi era scontato che nel 2022 ci fosse un rimbalzo tecnico dei consumi delle famiglie, specie per gli acquisti non obbligatori che erano stati rinviati durante gli anni più brutti della pandemia. È drammatico, però, che secondo l’Istat il 29,5% delle famiglie intervistate abbia dichiarato di aver provato nel 2022 a limitare la quantità e/o la qualità del cibo acquistato. Insomma, si conferma quello che diciamo da oltre un anno: gli italiani sono costretti a stringere la cinghia e a mangiare di meno. Una cura dimagrante forzata che ha effetti negativo sulla crescita del Paese».


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