Risparmio: educazione e scelte consapevoli sono le sfide per i giovani
Secondo l’indagine ACRI-Ipsos, gli italiani confermano un’attitudine positiva verso il risparmio. Sono i giovani a mostrare una maggiore sensibilità verso questo tema
Gli italiani mostrano un’attitudine positiva verso il risparmio. Anche le famiglie più in difficoltà si sono sforzate di aumentare il risparmio, facendo meno ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati: sono alcuni dei dati emersi dalla 23a edizione dell’indagine “Gli italiani e il risparmio“, realizzata da ACRI con Ipsos, in occasione della 99ª Giornata Mondiale del Risparmio (31 ottobre).
“Il tema di quest’anno – spiega ACRI – sottolinea il valore del risparmio privato in un periodo prolungato di profondi cambiamenti, incertezze e criticità, con particolare attenzione alla prospettiva delle nuove generazioni. Nell’attuale contesto si trovano ad affrontare diverse sfide: precarietà lavorativa, bassi salari (il salario medio di un giovane italiano è significativamente inferiore a quello dei loro coetanei in altri paesi europei), scarsa educazione finanziaria e ridotta fiducia nelle istituzioni finanziarie”.
Risparmio e investimento, le percezioni degli italiani nel 2023
Secondo quanto emerso dall’indagine, il concetto di risparmio ha un’accezione prevalentemente positiva: è associato per lo più alla tranquillità (39%), ma anche a tutela (22%), saggezza (16%) e crescita (10%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su quattro. Allo stesso tempo, per un italiano su tre, il risparmio oggi – più di un anno fa – implica fare dei sacrifici (29% vs 25% nel 2022).
Crescono coloro che vivono la capacità di risparmio con meno ansia e senza troppe rinunce (53% vs 49% nel 2022), tornando di fatto ai livelli del 2021, a fronte di una contrazione di coloro che non vivono tranquilli se non mettono da parte dei risparmi (34% vs 37% nel 2022). Inoltre i risparmi accumulati, anche grazie al periodo del lock down, permettono a molti italiani di fare fronte a spese impreviste con mezzi propri e con una certa tranquillità per piccoli importi. Si tratta di un numero in lieve crescita rispetto allo scorso anno: 77% le famiglie in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro (75% nel 2022).
Risulta, invece, più difficile affrontare spese impreviste di entità importanti, stante il perdurare di un elevato tasso di inflazione e la volontà di mantenere i propri consumi: il 36% delle famiglie è in grado di fare fronte a spese non programmate di 10.000 euro, in lieve calo rispetto al 2022 (39%).
Nell’attuale contesto di incertezza economica, rimane forte la propensione degli italiani verso la liquidità come forma di protezione dall’imprevisto. Anche se – sottolinea l’indagine -si osserva una crescita della propensione verso strumenti finanziari meno rischiosi, che possano mettere al riparo dall’erosione dei propri risparmi dovuta all’inflazione e godere di tassi via via sempre più positivi.
Per più di un terzo degli italiani l’accumulo di denaro è fine a sé stesso. Tra i due terzi che invece risparmiano con una progettualità futura, emerge una visione più a breve termine rispetto al 2022.
I giovani e la gestione del denaro
Secondo quanto emerso dall”indagine, sono i giovani a mostrare una maggiore sensibilità verso temi come il risparmio e la gestione del denaro. Anche se poi non si sentono sufficientemente preparati e hanno quindi poca fiducia nella propria capacità di gestire il denaro.
In particolare, i giovani 18-30enni sono più interessati degli adulti (45-64 anni) ai principali temi che riguardano la gestione del denaro: soprattutto vorrebbero sentirsi più preparati sulle principali forme di investimento per il futuro (33% vs 22% tra i 45-64enni) rispetto alle quali riconoscono una carenza informativa, sugli strumenti di gestione del risparmio (22% vs 13% tra i 45-64enni), sul funzionamento dei fondi previdenziali e di pensione integrativa (24% vs 17% tra i 45-64enni), meno sui prodotti assicurativi.
Anche il tema delle criptovalute attira la loro l’attenzione (23% i giovani interessati vs 9% dei 45-65enni), perché sono strumenti innovativi che utilizzano tecnologie digitali, a cui i giovani si sentono affini.
Inoltre, pur con una lieve diminuzione, rimane ancora altissima la quota di italiani che si dichiarano preoccupati del futuro economico dopo il pensionamento (sono il 72% vs. 75% nel 2022); al riguardo, i giovani appaiono meno preoccupati (69% vs 72% del totale popolazione), probabilmente in virtù del fatto che vedono il momento della pensione come un evento ancora molto lontano.
Tra i giovani occupati di 18-30 anni la quota dei sottoscrittori di strumenti di previdenza integrativa è inferiore alla media (17% vs 19% tra gli occupati in Italia); ma l’interesse sembra comunque elevato, poiché circa un terzo sì è comunque già informato su questo tema. Per molti, soprattutto tra i giovani e fino ai 44 anni, la previdenza non è comunque sentita come un’urgenza, avendo al momento altre priorità.