Covid, controlli Nas sui laboratori di analisi: test abusivi e mancata comunicazione del tampone positivo
I carabinieri del Nas hanno controllato 285 aziende e laboratori di analisi. Sono state trovate irregolarità in 67 centri. Nel 15% dei casi mancava l’autorizzazione per fare i tamponi. Nel 14% dei casi contestata l’omessa o ritardata comunicazione dei casi di positività
Laboratori di analisi che facevano tamponi abusivi. Altri che non comunicavano i casi di positività al tampone, o lo facevano in ritardo. Ma anche punti di prelievo attivati in ambienti non adatti e in aree improvvisate. Questo il frutto delle verifiche fatte dai Carabinieri del Nas fra i laboratori di analisi attivi nel prelievo e nell’analisi diagnostica per la ricerca del coronavirus. I carabinieri hanno trovato irregolarità in un laboratorio su quattro fra quelli controllati nell’ultima settimana.
«Voglio esprimere il mio apprezzamento ai Carabinieri dei Nas per l’importante operazione di controllo sui test diagnostici anti-covid – ha detto il Ministro della Salute Roberto Speranza – In questo momento di duro contrasto al Covid-19 non sono ammissibili irregolarità nella somministrazione dei test diagnostici che hanno un impatto immediato sulla salute dei cittadini e della collettività».
Laboratori di analisi, irregolarità in 67 centri su 285
Nel corso dell’ultima settimana sono stati ispezionate 285 aziende e laboratori di analisi, privati e convenzionati, ed altre strutture simili che si occupano dell’erogazione di test di analisi molecolari, antigeniche e sierologiche finalizzati all’accertamento della eventuale positività al COVID-19.
Le ispezioni, fatte in tutta Italia, hanno rilevato irregolarità in 67 centri.
Sono state contestate 94 violazioni penali ed amministrative, per un ammontare di 145 mila euro di sanzioni pecuniarie. Di queste, spiega il Nas, il 60% delle violazioni rilevate è attribuibile all’inosservanza di norme e comportamenti connessi con l’applicazione delle misure di contenimento epidemico.
Tamponi abusivi, mancata o ritardata comunicazione di positività
Non si tratta di mancanze o lacune da poco. Fra le irregolarità più frequenti, nel 15% dei casi mancava l’autorizzazione per svolgere prelievi ematici e biologici e dunque i tamponi, che venivano svolti in modo abusivo e in ambienti non adatti.
Altra grave irregolarità riscontrata è stata l’omessa o ritardata comunicazione dei casi di positività emersi dalle analisi: questa riguarda il 14% delle sanzioni rilevate.
«Tali inosservanze – scrivono i Nas – sono ritenute di particolare gravità per la perdita di informazioni utili alla corretta e tempestiva tracciatura di casi e conseguente diffusione incontrollata di situazioni di contagio».
Altre contestazioni riguardano la mancata predisposizione e attuazione di piani e protocolli preventivi all’interno delle cliniche, come la carenza di procedure gestionali, di prodotti igienizzanti e di sanificazione dei locali (11%), e di requisiti tecnici e professionali nell’esecuzione degli accertamenti diagnostici. In sei casi è stato riscontrato, a vario titolo, l’assenza di tecnici di laboratorio abilitati e l’uso di reagenti e diagnostici scaduti, comunque impiegati nell’effettuazione delle analisi.
In altri laboratori di analisi sono stati punti prelievo ematici e biologici attivati in modo abusivo, in aree improvvisate e senza adeguate condizioni igienico-sanitarie.
Kit di diagnosi venduti irregolarmente
Ci sono stati poi i casi di kit di analisi sierologici che non potevano essere venduti a clienti perché di uso professionale.
«Un ulteriore fenomeno rilevato è la vendita al dettaglio ai clienti, presso farmacie o addirittura in erboristeria e profumeria, di kit di analisi sierologiche anticorpali destinati al solo uso professionale sanitario e non adatti all’autodiagnosi. Proprio in tale contesto sono stati sequestrati 153 tra kit di diagnosi e dispositivi medici irregolarmente detenuti per la vendita al dettaglio o per l’effettuazione di analisi».