Convenienza in etichetta, il caro prezzi riduce anche la spesa col risparmio (Foto Kevin Malik per Pexels)

La convenienza in etichetta richiama i consumatori ma sconta anch’essa la rincorsa dei prezzi. L’aumento dei prezzi e la diminuzione dei volumi coinvolgono così anche i formati convenienza, quelli che richiamano al risparmio, alla promozione e che hanno un prezzo euro/kg-litro più conveniente.

Il carrello della spesa è più leggero ma costa di più

La convenienza in etichetta è uno degli approfondimenti presenti nella nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy (1/2023).

L’Osservatorio mette in evidenza che il carrello della spesa è più leggero ma costa di più, a causa dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita, che hanno costretto gli italiani a modificare le scelte di acquisto nella distribuzione moderna. La ricerca di convenienza guida allora la spesa degli italiani. Non per tutti i prodotti, però. E con una flessione delle vendite in volumi che riguarda anche la spesa conveniente.

La difesa della qualità del cibo fatica a reggere l’urto dell’inflazione e della corsa dei prezzi.

Scrive nell’introduzione Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy: «Aumentano i prezzi e comincia a vedersi in modo netto come stiano diminuendo anche i volumi, anche se in maniera diversa fra fasce di prezzo. Il minore impatto sulla riduzione dei consumi lo troviamo nei prodotti a fascia alta di prezzo, dove gli acquirenti hanno meglio assorbito gli aumenti, pur iniziando anche loro una compressione degli acquisti. Viceversa i prodotti di fascia bassa hanno subito una compressione più rilevante dei volumi. Le fasce di popolazione più deboli necessariamente scontano l’inflazione comprimendo i consumi, non potendo convertirli verso fasce di prezzo ancora più basse».

Solo i prodotti «che riportano in etichetta le diciture pochi zuccheri, proteine e senza lattosio, hanno vendite a valore e volume positivi. Le caratteristiche di questi prodotti, quindi, sono talmente importanti per i consumatori da non modificarne i comportamenti di acquisto».

 

Osservatorio Immagino 2023-1 GS1 Italy

La convenienza in etichetta: comunicazione e prodotti

La convenienza è sbarcata sulle etichette dei prodotti come “claim di comunicazione”.

La convenienza “strillata” in etichetta riguarda quei prodotti accomunati dalla “presenza di claim dedicati al risparmio per l’acquirente (come “conveniente” e “risparmio”) o alla convenienza generata dal formato particolare (come “maxi pack” e “formato scorta”), oppure relativi a promozioni o quantità omaggio (come “2+1” e “+30 ml gratis”) o a prodotti in regalo (come “insalatiera in regalo”)”, si legge nel dossier.

“La convenienza è diventata un tema di comunicazione anche sulle etichette dei prodotti di largo consumo. Il 5,0% delle oltre 132 mila referenze grocery rilevate in quest’edizione dell’Osservatorio Immagino segnalano, infatti, on pack almeno un’indicazione che ne sottolinea i vantaggi in termini di risparmio o, comunque, di rapporto qualità/prezzo”.

Sono 6.696 prodotti che nel 2022 hanno generato il 6,7% del giro d’affari complessivo realizzato dal grocery in supermercati e ipermercati. Il giro d’affari è salito del +2,3% rispetto al 2021 mentre i volumi finiti nei carrelli della spesa sono diminuiti del -11,4%. Anche su questi prodotti si sono abbattute le conseguenze dell’inflazione: poiché sono referenze acquistate maggiormente dalle famiglie con minore disponibilità economica, il più sostenuto aumento dei prezzi si è tradotto in un maggiore taglio di volumi.

 

Convenienza on pack, Osservatorio Immagino 2023-1 GS1 Italy

Formati convenienza, le tendenze

Aumentano i prezzi, diminuiscono i volumi di vendita e questo fenomeno coinvolge anche i formati convenienza. Le vendite dei formati convenienza, evidenzia il dossier, sembrano essere state più penalizzate nelle categorie appartenenti alle aree del cura casa, del cura persona e del fresco, dove il loro peso è maggiore.

Per i formati convenienza, “ i cali maggiori dei volumi si riscontrano nelle fasce di prezzo più basse (-15,4%) e in quelle medie (-10,8%), mentre nelle fasce più alte il calo è più contenuto (-3,9%). Le fasce di popolazione più deboli scontano l’inflazione comprimendo i consumi, non potendo convertirli verso fasce di prezzo ancora più basse e per contenere al massimo gli aumenti dello scontrino”.

La corsa dei prezzi determina cambiamenti nei comportamenti di acquisto e consumo. “Gli italiani nel corso dell’ultimo anno hanno cercato di far fronte all’aumento dei prezzi incrementando la frequenza di visita dei negozi e contenendo al massimo la crescita dello scontrino attraverso un minor numero di pezzi acquistati per singolo scontrino. Più in generale, hanno prestato più attenzione alle quantità acquistate in logica di razionalizzazione dei consumi attraverso una riduzione degli sprechi”.

Convenienza in etichetta, qualche dato in più

La comunicazione della convenienza in etichetta è pervasiva soprattutto nel cura persona; coinvolge l’11,4% dei prodotti che sviluppano il 16,1% del giro d’affari totale. Rispetto al 2021, le vendite sono aumentate del +2,0% a valore mentre i volumi sono diminuiti a due cifre (-13,3%).

L’altro comparto in cui è molto diffusa è il cura casa, con il 9,7% delle referenze che valgono il 13,9% delle vendite. Su base annua l’andamento delle vendite è stato negativo sia a valore (-17,3%) sia soprattutto a volume (-29,9%).

“Se si guarda agli andamenti annui i risultati più lusinghieri per aumento delle vendite in valore li hanno colti le carni (+27,0%), il freddo (+13,1%) e l’ortofrutta (+12,2%) ma questa crescita è legata perlopiù a un ampliamento dell’offerta”, spiega ancora il dossier.

Nel comparto drogheria consumatori sembrano esser stati disposti a prendere confezioni più grandi sui beni non deperibili e comprati con minore frequenza per avere una convenienza di prezzo al kg/litro. Invece “gli item con indicazioni di convenienza che hanno offerto un formato più grande in carni e ortofrutta hanno risposto maggiormente alle esigenze di nuclei familiari più allargati”.

Il paniere convenienza, spiega il dossier, “ha perso volumi di vendite all’interno di ogni comparto. Unica eccezione le carni che, oltre ad aver segnato il miglior trend a valore, ottiene anche l’unico dato positivo a volume (+7,1%)”.


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