Liste di attesa, Cittadinanzattiva: sul rispetto delle priorità “va male a Nord come a Sud”
Conoscere la situazione delle liste di attesa in sanità e dei tempi previsti è “ardua impresa”, spiega Cittadinanzattiva. L’associazione ha analizzato i tempi indicati dalle piattaforme regionali per sei prestazioni e i tempi di attesa al Cup
Liste di attesa, va male a Nord come a Sud. Sui siti regionali i dati sono difformi, difficili da consultare, diversi da regione a regione, non sempre aggiornati. “E sul rispetto dei tempi previsti dai codici di priorità, va male al Nord come al Sud”. È la conclusione cui giunge un’indagine sulle liste di attesa svolta da Cittadinanzattiva nella seconda metà di giugno.
Due gli aspetti che l’associazione ha analizzato: i tempi di attesa indicati dalle piattaforme regionali per sei tipologie di prestazioni (prima visita cardiologica, prima visita pneumologica, prima visita ginecologica, prima visita oncologica, ecografia addome completo, mammografia) e l’attesa telefonica ai Cup regionali o territoriali.
Liste di attesa? “Una Babele di dati”
Partiamo dalla conclusione. Conoscere la situazione dei tempi di attesa in sanità è “un’ardua impresa”.
Spiega infatti Cittadinanzattiva: “Sebbene i cittadini, le cronache nazionali e locali, le stesse istituzioni riconoscano che i tempi per accedere alle cure sono spesso troppo lunghi, avere una fotografia precisa della situazione nelle varie Asl e Regioni non è affatto scontato. Dal Sud al Nord è una babele di dati e modalità di aggiornamento delle piattaforme online con cui le Regioni dovrebbero fornire un quadro della situazione in tempo pressoché reale”.
Il documento di sintesi della ricerca evidenzia, prima di tutto, che le piattaforme online messe a disposizione delle Regioni sono difficili da consultare e molto diverse nella rappresentazione delle liste di attesa e nell’aggiornamento dei dati. Difficile confrontare quindi realtà diverse.
“La fotografia restituita ha evidenziato come, tendenzialmente, ci siano difficoltà nel rispetto delle tempistiche previste dalle diverse classi di priorità su tutto il territorio italiano, da Nord a Sud – informa l’indagine – In ogni area d’Italia ci sono regioni che presentano andamenti buoni/ottimi, ed altre dove ci sono più difficoltà per quanto concerne il rispetto della soglia del 90% di prestazioni erogate entro i tempi previsti dal PNGLA (Piano Nazionale di Governo Liste di Attesa 2019-21). In alcuni casi le tempistiche sono rispettate per una percentuale al di sotto del 20%”.
Quali tempi di attesa?
Quando si parla di liste di attesa spesso si fa riferimento ad attese di centinaia di giorni. E l’indagine di Cittadinanzattiva non fa eccezione. Si arriva ad aspettare 498 giorni per un’ecografia addome programmabile (da erogare dunque entro 120 giorni), e 394 giorni per una visita ginecologica sempre con codice P. Accade anche che solo il 14% delle visite oncologiche in codice B sia erogato entro i 10 giorni previsti dalla classe di urgenza.
In generale, l’indagine evidenzia che che solo 9 regioni su 20 forniscono online l’aggiornamento dei tempi di attesa a giugno 2024 (Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Umbria, Friuli, Calabria e Alto Adige); la Lombardia e il Piemonte lo fanno soltanto per alcune ASL; le restanti regioni al massimo a maggio 2024 (con qualche annotazione: la Sardegna nel frattempo ha pubblicato i dati di luglio, mentre nello storico risultano indisponibili quelli di giugno. Lo stesso per la Campania, che nel frattempo ha pubblicato i dati aggiornati a luglio per la ASL 1 di Napoli, a giugno per la Asl di Salerno). Bandiera nera è il Molise, con dati disponibili fino al 2023.
I dati, inoltre, vengono forniti in almeno tre diverse modalità, il che ne rende difficile il confronto spesso anche all’interno dello stesso territorio: in percentuale, ricavata dal rapporto tra il numero di prestazioni erogate nei tempi previsti dal codice di priorità e il totale delle prenotazioni; in giorni di attesa medi previsti; indicando la prima data disponibile.
L’indagine sulle liste di attesa e sulle classi di priorità
L’indagine di Cittadinanzattiva si è concentrata sull’analisi dei tempi di attesa di sei prestazioni, in tutte le regioni: prima visita cardiologica, prima visita pneumologica, prima visita ginecologica, prima visita oncologica, ecografia addome completo, mammografia. Vale la pena ricordare le classi di priorità: U-Urgente: da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; B-Breve: da eseguire entro 10 giorni; D-Differibile: da eseguire entro 30 giorni per le visite, entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; P-Programmata: da eseguire entro 120 giorni.
“Da Nord a Sud ci sono difficoltà nel rispetto delle tempistiche previste dalle diverse classi di priorità”, spiega l’associazione.
Alcuni sono casi limite. Fra chi li segnala in giorni, Cittadinanzattiva trova che “nell’Azienda Universitaria Friuli Centrale, si attendono in media 498 giorni per l’ecografia addome programmabile, e 394 giorni per la visita ginecologica sempre con codice P; 427 i giorni in media di attesa per una visita cardiologica programmabile nella Azienda Sanitaria 3 Ligure”.
Fra chi invece indica il rispetto in percentuale dei tempi previsti dai codici di priorità, emerge che questi sono spesso molto al di sotto dello standard del 90% previsto.
“Nella ASL RM4, si rispettano i dieci giorni massimi di attesa soltanto per il 17,8% delle ecografie all’addome completo in classe B; nelle Marche (dati aggregati, non per ASL) solo il 41% delle mammografie programmabili è garantito nei 120 giorni previsti; in Molise, si garantisce nei canonici 60 giorni della classe D solo il 34% delle ecografie addome completo; nella Asl Napoli 1 Centro appena il 14% delle visite oncologiche in codice B è erogato entro 10 giorni; la Asl di Bari riesce ad erogare entro i 10 giorni solo il 9% delle visite pneumologiche con codice B”.
Ci sono poi casi di estrema variabilità all’interno della stessa regione o area geografica, con casi in cui ci sono moltissimi ritardi e altri in cui invece i tempi sono tutti rispettati sia per prestazioni che per priorità, o con differenze su singole prestazioni che magari “arrancano” più di altre o performance altalenanti.
I tempi di attesa al Cup
E i tempi di attesa al Cup? L’indagine evidenzia che tutte le regioni sono provviste di CUP, che risultano centralizzati in 13 Regioni, mentre sono divisi per zone/asl nelle restanti 7 (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Veneto, Sardegna e Toscana), con altrettanti diversi numeri telefonici.
I tempi di attesa, trova Cittadinanzattiva, sono piuttosto ragionevoli e si va dal risultato migliore, quello del Cup della regione Lazio (con soli 2 minuti e 15 secondi di attesa) ai tempi dei CUP di Lombardia, Puglia, Sardegna, Campania e Basilicata, con un’attesa massima sempre inferiore ai 3 minuti. Si arriva però a oltre 18 minuti registrati per l’ASL di Genova.
Qualcuno è invece difficile da raggiungere. Nonostante diversi tentativi, spiega ancora Cittadinanzattiva, non si è riusciti a parlare con gli operatori dei CUP di USL Toscana Centro, di Valle d’Aosta e del Friuli, a causa dell’elevato traffico telefonico che non ha consentito di procedere nella ricezione della risposta da parte degli operatori telefonici.